Le lunghe notti ad Agrigento tra file alla fontana e bidoni: «Qualunque cosa va bene pur di fare una doccia»

Alla fontana di Bonamorone c’è la fila. Ci sono uomini e donne, anche qualche bambino. Alcuni aspettano il proprio turno all’ombra del vicino ficus, altri collaborano tra di loro passandosi tubi e bidoni, bottiglie di plastica e contenitori di ogni tipo: qualunque cosa si possa riempire, anche poco. «Io con questa mi ci lavo e con questa ci cucino il pranzo della domenica», dice una signora. Ci sono lunghi momenti di silenzio tra le persone accorse a fare scorta d’acqua nell’unica fontana affidabile di tutta Agrigento, non lontana dalla valle dei Templi. Tra loro si è sviluppata anche quella solidarietà reciproca che prova chi si trova sulla stessa barca della persona che gli sta accanto. Basta poco, però, per fare partire una discussione animata.

«Abito in collina – racconta a MeridioNews il signor Franco – da noi l’acqua è sempre arrivata, anche nei momenti difficili, la mettevano una volta ogni due giorni, al massimo ogni tre. Adesso, se va bene, ce l’abbiamo una volta a settimana, a volte anche ogni due settimane. Da più di due mesi è così e sappiamo che non è ancora finita». Intanto per le vie del capoluogo dagli altoparlanti di un’auto una voce grida: «Non possiamo vivere senz’acqua. Venerdì scendiamo in piazza per reclamare i nostri diritti. È fondamentale la vostra presenza». Alla fontana di Bonamorone la fila continua a scorrere, le persone raccontano che molti vengono a riempire i propri bidoni anche di notte. «È assurdo – dice un altro avventore – Uno torna a casa dopo una giornata di lavoro e poi deve venire qui a prendere l’acqua per potersi fare una doccia». Tante persone bevono l’acqua della fonte, giurando e spergiurando che sia potabile. Le istituzioni cittadine ne sono convinte un po’ meno, ma trovare un’alternativa non è per niente semplice.

Capita che tra gli astanti armati di bidone si senta parlare dell’epoca della gestione di Girgenti Acque come di una sorta di età dell’oro. Non lo era, ma è pur vero che annualmente la società faceva un gran lavoro di ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, per cercare di arginare un problema che qui è vecchio quasi quanto il tempio della Concordia. Un problema che mai come quest’anno si è presentato in maniera così severa. E stiamo parlando del capoluogo, ancora più critica resta la situazione nella provincia agrigentina, dove le turnazioni dell’acqua sono sempre sporadiche, tanto da richiedere l’intervento del ministero della Difesa, che ha inviato al porto di Licata – in provincia di Agrigento – una nave cisterna della marina militare, che giusto ieri ha finito di scaricare il suo carico nelle condutture.

E poi c’è il problema delle autobotti, uno degli argomenti di conversazione più gettonati attorno all’abbeveratoio di Bonamorone. Aica – la società che gestisce il servizio idrico ad Agrigento – ha deciso di dare una stretta agli autobottisti privati, per evitare le speculazioni. Di fatto c’è però che i prezzi a chiamata per un’autobotte sono lievitati dai circa 50-75 euro degli scorsi anni ai 100-150 euro di quest’anno. «E oltre a questi soldi ci tocca pure pagare la bolletta dell’acqua», protestano in maniera unanime i cittadini presenti. Se la cava meglio al momento il turismo, dando ragione a Renato Schifani, che ha tentato di disinnescare l’allarme. I villeggianti in giro per la città dei templi quasi non si sono accorti dell’emergenza, di cui comunque sentono parlare in continuazione. Questo grazie soprattutto agli investimenti privati delle strutture, che hanno acquistato serbatoi, recipienti di ultima generazione e che comunque acquistano periodicamente a loro spese autobotti cariche d’acqua per non essere costrette a bloccare la stagione prima ancora che entri nel suo pieno.

«Quello che emerge da studi, ricerche, ma anche da un’osservazione attenta sul territorio è che la siccità e il cambiamento climatico incidono pesantemente sul campo agricolo e sul campo zootecnico, ma per ciò che riguarda l’idropotabile, le famiglie, il turismo, il principale dei problemi, almeno nell’Agrigentino è un altro – spiega a MeridioNews Giuseppe Riccobene, ingegnere e organico di Legambiente – Il problema principale è l’aver gestito molto male le infrastrutture esistenti, non essere riusciti a spendere bene e interamente le ingenti risorse a disposizione e soprattutto non aver curato bene le fonti proprie rispetto alle fonti che oggi vengono a mancare in quanto colpite dalla siccità». Questo in attesa di prossimi sviluppi di una crisi che ogni giorno aggiunge un nuovo tassello a una situazione già grave.


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