Emergenza casa, dieci anni dopo Comune istituisce commissione

Sfratti in aumento, situazioni di emergenza e graduatorie per l’assegnazione di alloggi popolari bloccate da anni. Il problema casa a Catania è sempre più grave. A impedire di gestire il fabbisogno abitativo in modo efficace è soprattutto l’assenza di graduatorie legittime. Una carenza denunciata dalle sigle sindacali degli inquilini – Sicet, Sunia e Assocasa – e a cui il Comune di Catania ha risposto solo ieri con l’istituzione di un’apposita commissione.

Ieri, la prima riunione. Con lo scopo di stilare «delle vere graduatorie, con tutti gli elementi utili a stabilire il fabbisogno abitativo in base a quanto previsto dalla legge: il punteggio, l’ordine cronologico delle domande, i dettagli sul nucleo famigliare, sulla coabitazione», spiega Carlo D’Alessandro, responsabile del Sicet. «Quanto tempo ci vorrà – aggiunge – non siamo ancora in condizione di dirlo. Giovedì ci riuniremo per analizzare i dati e solo allora potremo stabilirlo». Il calendario prevede almeno quattro incontri alla settimana. Si tratta di gente che non ha un tetto sulla testa e non c’è da perdere tempo. Qualcuno aspetta dal 2001.

Il Sicet ha già una stima dei numeri, seppur non ufficiale: gli sfratti sono oltre 400, mentre le emergenze dovrebbero essere contenute entro le 250. Tutte le domande vanno comunque verificate. Le condizioni di particolare urgenza verranno accertate dai servizi sociali. «L’emergenza può derivare dalla coabitazione, dalla mancanza di condizioni economiche sufficienti a permettersi un affitto. Alcuni dei richiedenti dormono in macchina, per esempio. Sono situazioni da appurare – dice D’Alessandro – Per essere inseriti nella graduatoria sfrattati, invece, deve esserci l’ordinanza di sgombero emanata dal tribunale, per cui è più facile controllare».

«Le case disponibili sono sempre poche rispetto alle richieste avanzate – continua – Dobbiamo darle a chi ha i requisiti. Non ci possiamo permettere il lusso di dare neanche mezzo vano a chi non ne ha il diritto». Errore che il Comune di Catania ha commesso, lamenta il sindacato, negli anni passati: «Quando non c’era l’anagrafe dell’utenza, ci sono state persone che facevano la domanda, ricevevano la casa, la vendevano e dopo sei, sette anni ripresentavano la richiesta», racconta D’Alessandro. Un sistema fuori legge. «Oggi c’è anche chi presenta domanda per emergenza perché non va d’accordo col dirimpettaio», aggiunge. Casi come questi, assicurano però dal Sicet, non verranno neanche presi in considerazione.

Visti i precedenti, cosa fa ben sperare questa volta i sindacati inquilini? «Non crediamo nell’amministrazione nel suo insieme, ma ai singoli assessorati che si sono impegnati a compiere questo lavoro – dichiara il responsabile Sicet Catania – Con l’assessore Carlo Pennisi (Assessore alle Politiche sociali, ndr), per esempio, stiamo vedendo di portare avanti la possibilità del social housing. Recuperare alloggi, anche case che si devono sistemare. Se il Comune non è economicamente in grado di eseguire i lavori, potremmo assegnarle a gente del mestiere o a chi ha la possibilità di farlo, che potrà recuperare quanto speso attraverso la decurtazione degli affitti».

Tutte soluzioni ancora da discutere. Come la possibilità di non sciogliere la commissione dopo la stesura delle graduatorie degli sfrattati e delle emergenze. «Abbiamo in programma – anticipa D’Alessandro – anche di lavorare sulle liste degli alloggi popolari: si devono completare le graduatorie del 2006 dell’istituto autonomo case popolare e quelle del 2009». Una cosa è certa: il lavoro non mancherà.

 

[Foto di loungerie]

Agata Pasqualino

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