Il logista dell'associazione, 34 anni, a quattro mesi dal suo rapimento in Darfur è stato rilasciato. Lo conferma la Farnesina. Gli amici: «Aspettiamo di sentirlo, tra poco dovrebbero portarlo all'ambasciata italiana a Khartoum».
Emergency, Francesco Azzarà è libero «Sta bene, ma aspettiamo di sentirlo»
E’ ufficiale. Francesco Azzarà è finalmente libero e sta bene. A quattro mesi dal suo rapimento in Darfur, il 14 agosto scorso, dove lavorava presso il centro pediatrico di Emergency a Nyala, l’attivista è tornato in libertà. Lo conferma la Farnesina alla famiglia. E anche Cecilia Strada, presidente di Emergency. Sulla home page dell’associazione umanitaria campeggiano la foto di Francesco e la scritta: «È ufficiale: le autorità di Nyala hanno confermato definitivamente la notizia della liberazione di Francesco Azzarà».
«Siamo felicissimi, ma aspettiamo comunque di sentirlo» afferma Antonello Praticò, uno dei suoi amici più cari. La Farnesina è sempre in contatto con i parenti, «ma tutto quello che sappiamo è che al momento è in viaggio verso Khartoum, all’ambasciata. Stasera ne sapremo di più». La speranza è quella di vederlo presto, oltre che sentirlo, ma chi gli vuol più bene è fiducioso. «Speriamo che arrivi in Italia già domani» dichiara Antonello. Gli amici, sul gruppo Facebook nato per sostenere la sua liberazione, danno notizia delle campane suonate a festa nella sua città, Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria.
Francesco, 34 anni, ha girato il mondo prima di fermarsi a Nyala. La sua continua voglia di viaggiare, di conoscere posti e gente nuova e soprattutto di aiutare chi è in difficoltà lo hanno spinto a collaborare con Emergency. «Francesco ha sempre avuto un grande senso civico» raccontava il suo amico Antonello a Ctzen nei giorni successivi al rapimento. Tanto che nessuno della sua famiglia si è stupito quando ha deciso di andare in Darfur. Quando è stato rapito era lì da pochi mesi e quel fatidico 14 agosto viaggiava in auto con altri colleghi. Direzione aeroporto. Un nuovo collaboratore stava arrivando per dargli il cambio, per dare a lui la possibilità di tornare per un po’ in Italia. Non gli è stato è permesso e adesso che è stato liberato la famiglia e gli amici non vedono l’ora di riabbracciarlo.