Un’idea nata da un giorno all’altro, quasi per gioco. «Lo scorso sabato sono andata a fare un giro in bici in montagna: dopo due mesi a casa ad allenarmi sui rulli e un periodo intenso di lavoro all’università non ero fisicamente al meglio. Durante la pedalata, però, mi è venuto in mente di affrontare questa prova». Nella mente di Elizabeth Simpson, inglese che vive a Catania da più di vent’anni, professoressa e biker, scatta la voglia di tentare l’impresa: quella di scalare tutti i sei versanti dell’Etna nel tempo limite di 16 ore per conquistare il brevetto Parco ciclistico dell’Etna.
Quest’ultimo è un progetto nato dall’idea dell’ex ciclista professionista Paolo Alberati: un perugino che, proprio come Simpson, è diventato catanese d’adozione, scommettendo sulle enormi potenzialità del nostro Vulcano a livello sportivo e turistico. Il brevetto, dunque, è nato come un percorso codificato, per consentire a tutti gli appassionati dello sport del pedale di poter percorrere i versanti dell’Etna sfruttando gli oltre duecento chilometri di strade scorrevoli e recentemente asfaltate (grazie anche alla presenza del Giro in varie edizioni). Un’idea di bike economy dalla quale possano trarre vantaggio anche le strutture ricettive della zona.
Dopo aver comunicato ad Alberati la volontà di provare l’ascesa, Elizabeth monta in sella alle 6:30 di domenica 17 maggio. La partenza è da Pedara verso il Rifugio Sapienza: seconda tappa è quella che porta da Fornazzo (frazione di Milo) in direzione Rifugio Citelli. Quindi spostamento a Linguaglossa per l’ascesa verso Piano Provenzana: rapida sosta a Milo per rifocillarsi e via lungo il percorso che da Zafferana porta al Rifugio Sapienza, definito dalla Simpson il tratto più complicato. Quindi ecco la picchiata verso Ragalna, per poi risalire in direzione piano Vetore. Infine l’ultima ascesa: da Nicolosi ancora al Rifugio Sapienza. I numeri sono impressionanti: 203,8 chilometri totali, un dislivello di 6.933 metri e un tempo effettivo di 13 ore, un minuto e 44 secondi che salgono a quasi 15 ore se si includono le soste tecniche.
Un’impresa titanica, frutto di una passione immensa e della voglia di mettersi sempre in discussione, trovando nuovi stimoli. «L’esperienza aiuta – racconta – bisogna affidarsi anche alle proprie sensazioni. Importante salire col proprio passo senza forzare, cercando di mangiare e bere abbastanza, per non arrivare al punto in cui non ce la fai più. Sono sempre stata tranquilla di testa – aggiunge l’atleta – grazie anche al sostegno di mio marito, mio figlio e anche di Paolo Alberati». Nei suoi progetti per il futuro, poi, emerge la voglia di non fermarsi mai: «Sono in attesa di capire come proseguirà la stagione. C’è l’idea dell’Etna Marathon di settembre» ricorda Elizabeth, lasciando spazio anche a un clamoroso bis: «Magari potrei anche riprovare queste sei scalate: perché no».
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