La sconfitta del centrodestra in Sardegna fa sperare le opposizioni in Sicilia: «La gente ha capito che si possono battere»

La vittoria della coalizione Pd-M5s alle elezioni regionali in Sardegna non è stata importante solo per i sardi, ma ha lanciato un messaggio importante a livello nazionale, in un momento favorevole per il centrodestra. La sconfitta ha certificato le fragilità di una coalizione spesso litigiosa e ora forse nemmeno più imbattibile, rivitalizzando le opposizioni, soprattutto in Sicilia, che insieme alla Sardegna costituisce il collegio elettorale delle isole maggiori per le Europee del prossimo otto e nove giugno.

«In Sardegna per le Regionali sono andate a votare 700mila persone, che in Sicilia sono poco più degli abitanti di Palermo – dice a MeridioNews Nuccio Di Paola, referente per la Sicilia del Movimento 5 stelle – È chiaro che c’è una sproporzione nel numero di abitanti delle due isole. Sulla Sicilia punteranno tutti». Una previsione che tuttavia non spaventa il Movimento. «Le elezioni in Sardegna sono state importanti – continua – La gente ha capito che la destra può essere battuta e questo può fare aumentare i voti di Movimento 5 Stelle e Partito democratico, certificando di fatto ancora di più che se in Sicilia trovi una coalizione fatta bene puoi anche riuscire a vincere».

Ma come sta la coalizione di opposizione in Sicilia? «In questo momento si sta costruendo bene – dice ancora Di Paola – I rapporti sono buoni, poi ovviamente ognuno porta avanti la sua diversità e il suo progetto». I riferimenti sono sempre all’asse Pd-M5s, che ovviamente correranno ognuno per conto proprio, così come è chiaro che alla fine le somme, nelle segreterie dei vari partiti, le faranno tutti. In fondo le elezioni Europee sono un grande check del gradimento della gente su governi nazionali e regionali.

Opinione quella di Di Paola, che è anche condivisa dal suo omologo Dem, Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito democratico, che però non dimentica quanto successo per le primarie dell’allora Campo largo alle ultime Regionali, col Movimento uscito per fare corsa da solo dopo le votazioni che avevano coinvolto iscritti e militanti di entrambe le forze politiche. «La Sicilia è stata precursore rispetto ad altre regioni – ricorda Barbagallo a MeridioNews – A ottobre del 2021, quando in altre regioni c’era grande tensione, abbiamo vinto tutti i ballottaggi insieme al Movimento e sei mesi prima, a maggio, abbiamo vinto a Termini imerese. Per noi è un percorso naturale, restano però le ferite dell’agosto del 2022, e le ferite anche se si cicatrizzano, lasciano il segno». 

E poi c’è Cateno De Luca, che pure all’Ars è opposizione rispetto al governo Schifani e con Pd e M5s ha intavolato più di una collaborazione nell’azione parlamentare. Da par suo Barbagallo non fa nomi, ma in ottica futura non è improbabile una netta apertura. «Dobbiamo anche verificare condizioni per allargare la coalizione – conclude Barbagallo – occorre costruire anche un campo valoriale. Al momento in carica c’è la peggiore classe dirigente degli ultimi anni, tra volti noti e new entries, le pagine dell’Ars ancora non conoscevano questo livello di spregiudicatezza, di inaffidabilità, di clientelismo. Anche uno navigato come Schifani sta trovando grosse difficoltà con questa banda di opportunisti».


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