Elezioni regionali/ Due candidati inquisiti si ritirano. E gli altri?

Francesco Pettinato e Palacido Oteri.  Due candidati che hanno fermato la loro corsa per l’Assemblea regionale siciliana, quando la stampa ha sbattuto in prima pagina notizie relative ad indagini che li riguarderebbero.

Il primo, sindaco di Fondachelli Fantina, nel messinese, era nella lista Idv.  Ieri, il  “Fatto Quotidiano” ha scritto che, sarebbe finito di recente sul registro degli indagati a causa di una presunta infiltrazione della mafia in un appalto per impianti eolici. Negli anni 90, inoltre, era stato accusato di abuso d’ufficio, reato caduto in prescrizione.  Oggi la notizia del suo ritiro, nonostante, sostiene Pettinato, la trasparenza dei suoi certificati penali:

“Raccogliendo la formale diffida degli organi nazionali e regionali dell’IdV – ha detto il sindaco di Fondachelli Fantina – comprendendo il livello di sensibilità del partito sui temi della legalità e della questione morale, pur non avendo mai riportato alcun tipo di condanna penale ed avendo prodotto prima della candidatura certificati penali del casellario giudiziario e dei carichi pendenti, dai quali non è stata rilevata nessuna pendenza giudiziaria nei miei confronti, con senso di responsabilità e per non mettere in alcun modo in difficoltà il partito, dichiaro da questo momento di astenermi da ogni attività elettorale e di considerarmi ritirato a tutti gli effetti dalla competizione elettorale regionale”.

Qualche giorno fa, il caso Oteri, candidato nella lista ‘Musumeci presidente’ e condannato, come ha rivelato LiveSicilia, in primo grado a sei anni di reclusione per tentata estorsione, nell’ambito del processo riguardante la gestione del patrimonio del costruttore messinese Antonino Marino.

“Ma io non c’entro nulla – ha spiega Oteri che comunque ha sospeso la campagna elettorale – sono solo rimasto impelagato in una storia assurda”. E l’assurdità della vicenda, secondo Oteri, starebbe nel fatto che la presunta “tentata estorsione” altro non era che un tentativo di farsi restituire “i 171 milioni di lire che avevo pagato ai Marino per un appartamento del quale non sono mai riuscito a entrare in possesso. Erano soldi frutto del mio lavoro, dei miei sacrifici”.

Sono gli unici indagati in corsa per l’Ars? Certo che no.  Come ha scritto il sito del Giornale di Sicilia, qualche giorno fa “i casi di Mineo e Giacomo Scala sono solo i casi più noti. Ma non i soli. A Ragusa è stato inserito nella lista del Cantiere Popolare l’ex presidente della Regione Peppe Drago, condannato per l’uso distorto dei fondi riservati di Palazzo d’Orleans. Nel Pds sempre a Ragusa c’è pure Riccardo Minardo, accusato di truffa. A Messina il Cantiere Popolare schiera Santo Catalano e Angelo Paffumi. Il primo ha patteggiato un anno e 11 mesi con la condizionale, per abusivismo edilizio e abuso d’ufficio. Paffumi, invece, ex componente del consiglio direttivo del Cas è stato rinviato a giudizio a marzo del 2011 per abuso d’ufficio e rifiuto di atti di ufficio”. Tanto per fare qualche esempio.


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