Tra passi avanti e passi indietro – tanto a sinistra quanto a destra – sembra che ci si muova e, invece, si resta fermi. Una strana danza quella che sta andando in scena per le elezioni comunali a Catania. Con autocandidati di partito ma senza simbolo e altri con il simbolo ma senza il partito. […]
La strana danza delle elezioni Comunali a Catania tra passi avanti e passi indietro
Tra passi avanti e passi indietro – tanto a sinistra quanto a destra – sembra che ci si muova e, invece, si resta fermi. Una strana danza quella che sta andando in scena per le elezioni comunali a Catania. Con autocandidati di partito ma senza simbolo e altri con il simbolo ma senza il partito. E anche dove l’unità sembrava essere stata miracolosamente trovata – dalle parti del campo largo progressista (M5s, Pd e sinistra) – è stata presto persa. E, per arrivare a trovarne una nuova, si è arrivati alla decisione di non decidere ma di prendere tempo con una deadline di 72 ore che, salvo dilatazioni temporali, dovrebbe scadere oggi pomeriggio. Un’attesa che più che il desiderio aumenta la confusione ma che non dovrebbe (se non altro, perché non può) durare a lungo. Nel fronte progressista i giochi sembrano fatti anche se sul tavolo le carte restano ancora coperte: al nome del candidato accademico Maurizio Caserta, infatti, pare mancare – pur un eccesso di prudenza – solo l’ufficialità che era già attesa alla fine dell’incontro di domenica pomeriggio. A conclusione del quale, però, una nota ha spostato la questione in avanti, nel tempo. Nello spazio si muove, invece quella dei centridestre catanesi che a trovare l’unità non ci sono riusciti in città, non ci stanno riuscendo in Regione e bisognerà aspettare ancora per capire se ci riusciranno a Roma.
Manlio Messina da vice capogruppo vicario di Fratelli d’Italia alla Camera è stato chiaro: «A noi spetta il sindaco perché siamo il primo partito in Italia e in Sicilia». Un sindaco che dovrebbe essere espressione diretta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che dovrebbe sciogliere nei prossimi giorni, forse anche ore. «Questa volta tocca agli altri alleati fare un passo indietro», ha affermato ricordando che loro ne hanno già fatti sulla presidenza della Regione e per l’aspirante primo cittadino di Palermo. Intanto, come se nulla fosse, qualche giorno fa, l’ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Pippo Arcidiacono ha scritto di suo pugno e inviato una nota: «Io resto in campo», in cui il nome di Fratelli d’Italia è e resta tra parentesi. Mentre non compare proprio nella pagina Facebook creata di recente – Arcidiacono sindaco di Catania – in cui è già stato pubblicato il santino elettorale con tanto di cuore e spunta rossa. Dalle parti di Forza Italia aspettano – senza passi né avanti né indietro – ma non stanno a guardare. Almeno questo è quello che è emerso dalla convention di due giorni fa quando è stato il presidente della Regione Renato Schifani a chiosare: «Aspettiamo il candidato di Fratelli d’Italia, perché non basta dire che tocca a loro in quanto primo partito: serve un nome, che poi verrà discusso all’interno della coalizione». E dal commissario provinciale Marco Falcone, attraverso un post su Facebook, è arrivato un invito: «Agli alleati chiediamo sobrietà, più senso di responsabilità, nell’interesse del nostri elettori e delle città che presto andranno al voto, a partire da Catania», ha detto l’assessore regionale all’Economia ribadendo che Forza Italia è «il partito che funge da collante e punto d’equilibrio della coalizione di centrodestra».
E chissà se gli saranno sembrati sobri i 6×3 della deputata di Prima l’Italia Valeria Sudano che tappezzano il capoluogo etneo già da giorni. Cartelloni che, tra coloro che dovrebbero essere alleati, sono stati interpretati come una scelta azzardata e provocatoria. «Fuori da ogni logica politica», per usare le parole dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo che non li ha presi bene al punto di paventare la sua discesa in campo in prima persona. Manifesti in cui, però, sotto il claim Catania Vale, non compare il simbolo della Lega. Segno, forse che, questa fuga in avanti – nonostante il beneplacito del leader del Carroccio Matteo Salvini – potrebbe non escludere un passo indietro. Un’ipotesi accreditata dall’incontro di ieri mattina tra il presidente Schifani e Annalisa Tardino, la deputata al Parlamento europeo e commissaria della Lega in Sicilia. «È stato proficuo – ha commentato Tardino – per confermare la volontà della Lega di lavorare per tenere unita la coalizione». Un duro lavoro, pare. E a ironizzare su TikTok sulla mancanza del simbolo della Lega nei manifesti di Sudano è stato il il primo (in ordine temporale) dei candidati a sindaco di Catania, Lanfranco Zappalà. A cui, però non sta andando meglio. Visto che la Democrazia cristiana di cui è commissario regionale Totò Cuffaro ha mandato una nota proprio ieri per dire che «La Dc che per le Amministrative a Catania ha siglato un accordo con il candidato sindaco Zappalà non è la nostra Democrazia Cristiana». Una sorta di passo doppio non gradito. «Questi altri – ha commentato l’assessore regionale alle Autonomie locale e alla Funzione pubblica Andrea Messina – nulla hanno a che fare con la Dc che noi rappresentiamo e che, con il simbolo della bandiera crociata di sturziana memoria, è registrata come gruppo parlamentare all’Ars».