«Un racconto antico ispirato dalla quotidianità di San Fratello». Eleonora Bordonaro prova a riassumere così Roda, il primo album al mondo cantato in galloitalico di San Fratello finito nella cinquina finalista per le Targhe Tenco. Il disco è candidato nella sezione miglior album in dialetto ed è stato votato da una giuria composta da oltre 300 […]
Eleonora Bordonaro e il primo album cantato in galloitalico di San Fratello: «Per tramandare la memoria di una lingua a rischio d’estinzione»
«Un racconto antico ispirato dalla quotidianità di San Fratello». Eleonora Bordonaro prova a riassumere così Roda, il primo album al mondo cantato in galloitalico di San Fratello finito nella cinquina finalista per le Targhe Tenco. Il disco è candidato nella sezione miglior album in dialetto ed è stato votato da una giuria composta da oltre 300 tra giornalisti e critici musicali italiani. Originaria di Paternò, in provincia di Catania, Bordonaro è una cantautrice canti siciliani di tradizione orale, dalla poesia popolare a quella dei cantastorie, dal repertorio contadino a quello sacro, con particolare attenzione al racconto del mondo femminile. Tre sono gli ingredienti fondamentali per la creazione di questo album, a partire dal galloitalico di San Fratello. Una parlata incomprensibile e sconosciuta perfino agli stessi siciliani che vivono nei Comuni che confinano con le terre – appena 13 – in cui questa lingua resiste e viene parlata.
Si tratta di un dialetto composto da frammenti di varie parlate del nord Italia formatosi in seguito all’arrivo nell’isola di soldati e coloni durante la dinastia Normanna. Altro elemento fondamentale è San Fratello, piccolo Comune nel cuore dei monti Nebrodi. «Nel 2009 stavo cercando dei testi antichi di poesia popolare siciliana per musicarli – racconta Bordonaro a MeridioNews – Tra le raccolte ho trovato un piccolo frammento la cui nota diceva “dialetto Galloitalico di San Fratello“. Era una cosa che sentivo vicina ma che non avevo mai scoperto. La pronuncia era differente e tra le mie conoscenze ho cercato dei contatti a San Fratello. In questo modo ho cominciato a frequentarlo per capire i meccanismi della lingua, inizialmente per pura curiosità. Poi ho conosciuto le persone e ho trovato l’umanità che c’è dietro. Dopo anni di frequentazione ho iniziato a lavorare a questa idea coinvolgendo i giudei per scrivere delle canzoni su di loro».
Proprio i giudei sono il terzo ingrediente fondamentale di Roda, che in italiano significa Lei. Si tratta di figure, tra folklore e religione, che rimandano a coloro che accompagnarono Cristo al calvario. Il giudeo, che a San Fratello entra in scena durante la Settimana Santa, simboleggia una sorta di flagellatore che affondò la sua lancia nel costato di Gesù. «Metà del paese di San Fratello mi ha aiutato – continua Bordonaro – si tratta di un lavoro collettivo con centinaia di informatori: persone conosciute al bar ma anche incontri con professori e studiosi. Si tratta della scoperta di un mondo che è avvenuta in maniera progressiva, anche per quanto riguarda il senso di collettività. Io ho collegato i fili di queste ispirazioni, facendo un mio sunto poetico».
Ma a chi si rivolge questo album? «L’obiettivo è che questo disco tra duecento anni resti come un documento di questa epoca. Si rivolge quindi ai bambini di oggi ma anche a coloro che lo ascolteranno in futuro. Abbiamo costruito un repertorio musicale in un paese dove non esisteva. C’era solo una signora anziana che ricordava dei piccoli frammenti di stornelli, adesso invece tutti i bambini di San Fratello conoscono queste canzoni». Nonostante questo lungo lavoro il galloitalico di San Fratello continua a essere una lingua difficile da parlare per chi non è nato nel piccolo Comune in provincia di Messina. «Non riesco a parlare in sanfratellano – conclude – riesco però a capirla se non vanno troppo veloci. L’esperienza più esaltante è essere nelle chat Whatsapp e ascoltare i messaggi in cui parlano in dialetto tra di loro. Capisco le parole, ogni tanto mi avventuro a costruire delle frasi ma non è semplice. Si tratta di un gioco. Questo è un pezzo di una strada che abbiamo fatto e che penso si evolverà ancora».