A MeridioNews parla l'avvocata della famiglia del 27enne gelese arrestato domenica poco dopo essere atterrato al Cairo. A insospettire la polizia era stata la presenza del suo nome tra i contatti di un presunto corriere di droga
Egitto, cadute le accuse nei confronti di Valenza Legale: «Ma per il rilascio ci vogliono alcuni giorni»
«Sto bene, mamma. Stai serena, torno presto a casa». Sono le 15 e 15 di ieri quando la voce stanca di Nikolas Valenza rompe un silenzio che durava da oltre 72 ore. Da quando cioè il giovane gelese era stato fermato all’aeroporto del Cairo dalla polizia egiziana con la pesantissima accusa di traffico internazionale di droga. Da quel momento erano iniziate ore d’ansia per la famiglia. Poi i lunghi e frenetici contatti con la Farnesina, Amnesty International e i legali egiziani che hanno seguito la vicenda, fino all’epilogo di ieri, con la chiamata alla mamma che, hanno fatto sapere fonti del ministero, si è svolta alla presenza di un avvocato di fiducia indicato dall’ambasciata.
Dopo esser stato sentito da un magistrato, le accuse su Nikolas sarebbero cadute del tutto. Nel suo fascicolo non c’era alcun elemento che lo potesse collegare a un traffico di stupefacenti. Nikolas è incensurato e addosso, al momento dell’arresto, non gli era stata trovata nemmeno una piccola quantità di droga. Adesso il 27enne si trova presso la stazione di polizia del Cairo, in attesa che si completino le pratiche burocratiche per il rilascio. Iter che però potrebbe essere abbastanza lungo e farraginoso come spiega il legale della famiglia Nicoletta Cauchi. «Sta bene e ha assicurato di non aver subito alcun maltrattamento – racconta la legale – al momento però si trova ancora sotto custodia. I tempi purtroppo non sono brevi, secondo quanto ci riferiscono i colleghi egiziani. Se tutto va bene Nikolas potrebbe tornare in Italia non prima di cinque o sei giorni».
Valenza era stato arrestato al suo arrivo allo scalo del Cairo, dopo un volo proveniente da Barcellona, dove il giovane vive e lavora da quattro anni per un’azienda organizzatrice di eventi. Dalle prime frammentarie notizie sembrava che ad accusarlo, dopo un interrogatorio condotto dalla polizia egiziana, fosse stato uno straniero, componente di un gruppo di amici arrestati alcuni mesi prima per traffico di stupefacenti. In realtà la vicenda è ben diversa: il nome di Nikolas sarebbe semplicemente risultato tra i contatti telefonici di uno degli arrestati. Cosa abbastanza normale considerato il lavoro del giovane gelese, basato per l’appunto sulle pubbliche relazioni e che invece ha insospettito la polizia egiziana.
«Un fermo che ha del paradossale – commenta l’avvocata Cauchi – Un castello di carte che è crollato non appena analizzato il fascicolo. Ciò che conta è che oggi tutto è stato chiarito e che Nikolas sta bene. Adesso aspettiamo solo che possa riabbracciare la famiglia».