Editoria, generazioni a confronto/ 3 Lodato: «Oggi la stampa è più democratica»

Diciamo la verità, il dibattito su vecchio e nuovo modo di fare comunicazione è una suggestione, non esiste. Esiste una nostalgia, forse, comprensibile e inutile, per un mondo che è stato, impregnato di un romanticismo (fasullo), la vecchia scuola, la gavetta, i sacrifici, lo scoop, l’odore dell’inchiostro. Un secolo fa, con tutto il rispetto. C’ero anch’io, del resto. Oggi un secolo dopo, un altro mondo, un’altra cultura, diverse esigenze. Valle a capire. Fallo, però, per carità. Perché se no, beh lascia fare a chi corre, mentre tu arranchi. Fa parte del gioco, un gioco che cambia ogni sei mesi, dentro il software di uno smartphone, in una telecamerina digitale, in un social network più veloce e penetrante. In un sito più libero. In tanti siti, più liberi. Liberi tutti.

Prima di parlare di professionalità, prima di parlare di competenze, prima di appesantirci la coscienza pensando ai maestri di un tempo e a quelli di oggi, dunque agli allievi di ieri e a quelli di domani, c’è una riflessione che precede e che supera ogni valutazione, che ci impone o suggerisce di resettare tutti questi retro pensieri accademici: le nuove tecnologie hanno prodotto una democratizzazione dell’informazione che non ha precedenti nella storia e che, per portata e diffusione di ciò che mette in movimento, si può ricondurre solo alla nascita della stampa con Gutenberg.

Quelle diavolerie tecnologiche guardate con sospetto, o che qualcuno pretende di gestire o far gestire con la perizia di ingegneri informatici, hanno promosso un’informazione a costi ridottissimi. Non serve più nessun editore di riferimento, fosse privato o pubblico, niente. Sulla notizia arriva chiunque, e chiunque può darla. Testo, foto, filmato, abbonamento flat da 10 euro alla settimana, facebook, twitter, blog, sito, rapidità, linguaggio adeguato e coerente con il target, ognuno la pensa come vuole, ognuno può interpretare. Quando arriva il giornale, quando arrivano le televisioni, quando arriva il vecchio impero, molto è già fatto, nulla si può nascondere, tutti quei mezzi obbligano gli altri ad eliminare opacità, omissioni, censure. In linea di massima.

Sarà tutta verità, verificata, riscontrata, oggettivizzata, quella che viene fuori dall’informazione di questo esercito, si obietta da vecchi e consumati ordini professionali e dintorni? Domanda oziosa, che si ribalta da sé: è tutta verità verificata, riscontrata, oggettivizzata, quella che viene fuori dall’informazione tradizionale, dai giornali e dalle tv? La risposta sta anche nel declino di questi mezzi, e sta non tanto nell’avversione delle giovani generazioni nei confronti dei soliti giornali e delle solite tv, quanto nell’indifferenza che si manifesta ormai apertamente. E se giovani impudenti, magari senza tesserino, raccontano una balla? Niente, niente, non tiriamo fuori demoni inesistenti. Tutto ciò che viene pubblicato ha un responsabile e una responsabilità civile e penale, se qualcuno sbaglia, paga.

Intanto, sopravvivendo con (spero) dignità, provo a farmi trasfusioni di moderata modernizzazione, per non restare indietro, ma con una personale considerazione: benissimo vecchi tromboni su Fb, su Twitter e affini, ma evitiamo di estendere anche lì la nota e nostra autoreferenzialità, quella per cui conduttori tv ospitano altri conduttori tv, giornali intervistano altri famosi giornalisti. Di spazi noi ne abbiamo già tanti, camminiamo sulla corsia di destra, non fermiamoci, va bene. Ma se qualcuno ci sorpassa, evitiamo quel gesto celebre e stizzito di Vittorio Gassman. Non c’è offesa se qualcuno accelera e passa. A sinistra.

Azzardo 140 caratteri (#esclusi) per 3 punti.
1. Insofferenza #vecchi giornalisti x innovazioni è storia: nel 68 ciclostilato in proprio, nel 77 radio pirata. Guerra persa. Da stampa ufficiale
2. Duro ammettere che mondo cambia e che tua quota di potere nel dare #informazioni devi adesso condividerla. Con chi è pure più veloce di te
3. Nuove tecnologie consentono produzione informazione a costi bassi a tutti: dopo #Gutenberg siamo a seconda democratizzazione della stampa

Andrea Lodato

[Foto di Viviateneo.it]


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