"la classe politica siciliana siede su poltrone troppo comode per accorgersi della disperazione degli operai. Se esplodera' la bomba, gli unici responsabili saranno il presidente crocetta e i deputati regionali"
Edilizia, la Cisl: “In Sicilia rischiamo una rivolta sociale”
“LA CLASSE POLITICA SICILIANA SIEDE SU POLTRONE TROPPO COMODE PER ACCORGERSI DELLA DISPERAZIONE DEGLI OPERAI. SE ESPLODERA’ LA BOMBA, GLI UNICI RESPONSABILI SARANNO IL PRESIDENTE CROCETTA E I DEPUTATI REGIONALI”
Mentre la politica siciliana cincischia, migliaia di persone senza lavoro hanno le scatole rotte e cominciano a protestare in piazza. Sono tante le categorie sociali che protestano. Tra questi ci sono i lavoratori edili.
“Ieri – dice Santino Barbera, segretario generale della Filca Cisl Sicilia – ci sono state due manifestazioni dei sindacati dell’edilizia, una a Trapani ed una a Messina. La prima è stata contenuta nei toni, l’altra no, come raccontano le cronache di ieri. E’ il sintomo che, come noi avevamo detto un anno fa, la crisi profonda che attraversa il comparto delle costruzioni rischia di trasformarsi in una bomba sociale”.
“Quello che è accaduto ieri a Messina, durante la manifestazione di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil – racconta sempre Barbera – è la dimostrazione di quanto noi andiamo dicendo da tempo, ovvero che la disperazione degli operai edili ha raggiunto livelli di guardia, a causa dell’incapacità e dell’irresponsabilità della classe politica e istituzionale siciliana. Cosa aspettano, Lor signori, ad affrontare l’emergenza sociale di oltre 75mila disoccupati nel settore delle costruzioni? Sono troppo comode le poltrone su cui sono seduti per accorgersi di questo dramma occupazionale? Da molti mesi ormai gli edili siciliani manifestano il loro disagio in diverse piazze, a Catania, a Messina, a Palermo, a Gela, a Siracusa e a Marsala e la classe politica regionale continua a voltarsi dall’altra parte”.
“Se questo disagio si trasformerà in forte protesta – precisa il sindacalista – la responsabilità sarà tutta del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e dei deputati regionali, che fino ad oggi hanno scelto di destinare a tutto risorse economiche, tranne che alle infrastrutture, strumento importante per lo sviluppo dell’isola e per il lavoro produttivo”.
Secondo Barbera, ‘basterebbe poco per ridare ossigeno all’edilizia, sbloccando, ad esempio, il 50% degli appalti per opere pubbliche, fermi a causa della lentezza burocratica o di ricorsi al Tar”.
“Ma alla classe politica e alle istituzioni siciliane – aggiunge – non interessa, sono troppo impegnate in perenni schermaglie da clima di campagna elettorale permanente. Non hanno capito, o forse fanno finta di non capire, che le costruzioni sono per eccellenza un settore anticiclico, in grado di rimettere in moto l’intero tessuto economico e produttivo”.
“Evidentemente – commenta amaramente Barbera – la parola sviluppo per i nostri politici e rappresentanti istituzionali, è soltanto uno slogan da usare per ‘vestire il pupo’ come si dice dalle nostre parti, senza voler davvero porre le basi per una ripresa della nostra isola che sta lentamente sprofondando”.
“Serve un tavolo politico – conclude Barbera- per sbloccare urgentemente tutte le opere pubbliche ancora impantanate nei meandri della burocrazia. Noi lo chiediamo da tempo e continueremo a manifestare ogni giorno, se necessario, affinché all’edilizia siciliana venga restituito il ruolo che le spetta nell’economia regionale”.
Nota a margine
Egregio segretario Barbera: non siamo d’accordo con lei, perché il tavolo non servirebbe a nulla. Il Governo regionale è un disastro. Ma il vero problema, che blocca tutto in Sicilia, sono i soldi che Roma ha scippato dal Bilancio della Regione. Solo quest’anno il Governo nazionale di Matteo Renzi ha tolto alla Sicilia un miliardo e 250 milioni di euro!
In proporzione, i tagli sono stati gli stessi nelle altre Regioni italiane? Non abbiamo dati, ma non ci crediamo. A nostro avviso, la Regione siciliana è stata penalizzata più di altre Regioni italiane.
Voi, come Cisl, avete i mezzi per sapere a quanto ammontano i tagli effettuati dal Governo nazionale a tutte le altre Regioni del nostro Paese. Perché non li rendete noti?
Il Governo nazionale taglia fondi alle Regioni perché deve fronteggiare, a propria volta, le penalizzazioni che l’Unione europea impone all’Italia. D’accordo. Ma a parte che è sbagliato che l’Unione europea penalizzi l’Italia (ma non doveva portare prosperità l’Unione europea? invece ci sta massacrando!), noi siamo convinti che il Governo nazionale ci ‘marci’ e dalla Sicilia si prenda molto di più, in proporzione, rispetto altre regioni italiane.
Prendiamo il caso degli 80 euro di Renzi. Che alla nostra Regione sono costati oltre 200 milioni di euro. Siamo sicuri che questi soldi scippati al Bilancio della Regione siciliana torneranno in Sicilia con gli 80 euro? Chi li sta facendo questi conti?
Concludendo, segretario Barbera: la sua analisi è corretta su tutta la linea. Sbaglia solo il finale. Il tavolo, lo ribadiamo, non servirebbe a nulla.
Serve, invece, una grande protesta sociale e popolare per costringere Roma a ridarci i soldi che ha scippato dal Bilancio regionale negli ultimi due anni: 950 milioni di euro nel 2013 e un miliardo e 250 milioni di euro quest’anno.
Poi si possono pure sbloccare i lavori. Ma sappia che molti lavori pubblici siciliani, di fatto, sono bloccati per mancanza di liquidità. E la cause al Tar, in questi casi, sono provvidenziali…