Federica, una tartaruga Caretta caretta, è stata recuperata il 25 febbraio scorso. Era stata accidentalmente catturata da alcune reti da pesca d’altura. È stata affidata quindi alle cure del Cretam dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. Oggi ha ripreso la via del mare dalla spiaggia di Cefalù, in occasione della settima edizione di Earth Day che si celebra nel Comune in provincia di Palermo. All’evento, organizzato in collaborazione con l’Izs Sicilia, parteciperanno gli studenti della scuola primaria della cittadina. Per la liberazione di Federica erano presenti il commissario straordinario Salvatore Seminara, il responsabile del Centro di referenza nazionale per il benessere, monitoraggio e diagnostica delle malattie delle tartarughe marine Salvatore Dara, il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina, l’associazione Fare Ambiente Cefalù Madonie e l’Asd nuoto Kepha.
La Caretta caretta «non aveva particolari patologie, quelle più comuni sono dovute a plastiche o ami e lenze – spiega Dara – ma era particolarmente disidratata. L’abbiamo presa in carico e dopo avere svolto tutti gli accertamenti del caso, l’abbiamo alimentata. Trascorso un periodo nella vasca di riabilitazione, l’abbiamo ritenuta idonea alla reimmissione in natura». Alla fine a Federica è andata bene. Negli altri casi, come in quelli in cui invece le tartarughe ingeriscono ami, devono essere sottoposte ad intervento chirurgico. E quindi anche il tempo di recupero è differente. «Ogni esemplare è un caso a sé, sia per la collocazione dell’amo e dal periodo di tempo che è rimasto dentro il corpo dell’animale – aggiunge l’esperto – ma in media da quando arrivano devono passare dai 40 ai 60 giorni prima di poter essere liberate a mare».
«Al momento arriva più o meno due o tre segnalazioni a settimana, e arrivano qui due o tre esemplari al mese. Anche lì la situazione è differente da caso a caso. Alcune tartarughe non hanno bisogno nemmeno di essere curate: sono semplicemente disorientate e possono riprendere il mare tranquillamente, altre invece, sono spiaggiate o recuperate con le reti». Anche se spesso questi casi si potrebbero evitare rispettando ad esempio le zone marine di riserva o evitando la pesca indiscriminata e le reti a strascico, oggi, grazie anche alla diffusione di informazioni sul fenomeno delle microplastiche il livello di attenzione sull’argomento è aumentato sempre di più. «Le tartarughe, così come i cetacei e in particolar modo i delfini, sono di fatto l’indicatore biologico principale per l’individuazione e la mappatura d fenomeno. Dal nostro punto di vista non possiamo che prendere atto dell’esistenza di una particolare sensibilità sul tema da parte dell’opinione pubblica. La tartaruga marina è vista come un’amica dell’uomo e dell’ambiente».
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