Il 42enne residente a Portopalo di Capo Passero si trova in una cella del carcere siracusano di Cavadonna. «Il processo procede a rilento - spiega a MeridioNews l'avvocato Giuseppe Gurrieri - Da marzo a ora solo rinvii»
È tornato in carcere anche l’ultimo dei fratelli Aprile Tutti e tre «articolazioni operative del clan Giuliano»
Giovanni Aprile è tornato in carcere, i suoi fratelli Giuseppe e Claudio erano dietro le sbarre già dallo scorso 5 dicembre. Gli agenti della squadra mobile di Siracusa hanno proceduto all’arresto del 42enne, residente a Portopalo di Capo Passero, in esecuzione dell’ordinanza emessa dalla procura di Catania che ne ha disposto la custodia cautelare nel carcere siracusano di Cavadonna.
Dopo la richiesta presentata dall’avvocato Giuseppe Gurrieri, il secondo dei tre fratelli Aprile (classe 1978) era stato sottoposto agli arresti domiciliare nella propria abitazione, come Giuseppe (classe 1977) e Claudio (classe 1983). «Poi il pubblico ministero ha fatto appello – spiega il legale a MeridioNews – e il Riesame gli ha dato ragione». Intanto il difensore presenta anche il ricorso in Cassazione «ma, durante l’udienza del 22 dicembre è stato deciso per l’arresto in misura cautelare. Il processo è ancora in corso – continua l’avvocato – e, dallo scorso marzo, procede decisamente a rilento. Praticamente – conclude – ci sono stati sempre e solo rinvii».
Giovanni Aprile è imputato nell’ambito dell’operazione Araba fenice per associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, furto e tentato furto, tutti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Giuliano di Pachino. Per l’accusa tutti e tre i «carusi (ragazzi, ndr)», come li chiama Salvatore Giuliano, nell’organizzazione mafiosa sarebbero state «le articolazioni operative, con compiti per lo più esecutivi». Seguendo le direttive del vertice, sarebbero stato loro a fare il lavoro sporco sul campo, anzi sui campi. Uno dei compiti principali dei fratelli sarebbe stato, infatti, quello di girare a tappeto per intimorire i produttori ortofrutticoli della zona sud del Siracusano per fare in modo che riconoscessero la provvigione sulla merce al gruppo Giuliano.
Nell’aprile del 2018, Giovanni era stato arrestato, insieme a Giuseppe Vizzini – detto Peppe Marcuotto – e ai suoi figli Simone e Andrea – anche per la bomba carta posizionata sotto l’auto dell’avvocata Adriana Quattropani. La curatrice fallimentare aveva appena consegnato al legittimo proprietario un distributore di benzina gestito dalla ditta guidata dalla moglie di Vizzini. Tutti e tre i fratelli, nel giugno del 2017, erano stati arrestati con l’accusa di tentata estorsione aggravata nei confronti dell’onorevole dell’Ars Giuseppe Gennuso. Il parlamentare regionale e imprenditore rosolinese aveva denunciato il furto di due mezzi della sua azienda agricola e poi la richiesta di pagamento di diecimila euro per la restituzione della refurtiva. Venti giorni dopo, il tribunale del Riesame di Catania aveva disposto la scarcerazione dei fratelli.