È il giorno dell’assemblea regionale del Pd Da Roma bordate a Crocetta, ma si va avanti

La deriva da Bostik, da cui discende la sindrome di attaccamento alla poltrona, descritta nelle ultime settimane di fatti e vicenda della politica siciliana, rischia di mietere la prima vittima eccellente, proprio colui che ne ha riadattato il termine. Ecco perché Fabrizio Ferrandelli, ex candidato a sindaco di Palermo, ex parlamentare regionale, recentemente dimessosi dopo il caso Tutino, per evitare di andare in fretta nel dimenticatoio e per mettere al suo partito una dose minima di pressione, ma che s’immagina crescente nei prossimi mesi, presenta oggi a Palermo il quartier generale dei Coraggiosi

Ferrandelli, come si legge nella nota diffusa, «farà appello ai 300 dem per chiedere le dimissioni di Crocetta e lancerà nome per la presidenza dell’Assemblea regionale del Pd». Nella stessa giornata torna a riunirsi l’assemblea regionale del Pd per eleggere il nuovo presidente, che dovrebbe avvenire in un dibattito tra sfumature e prese di posizioni nette sul futuro della legislatura a guida Crocetta, di cui oggi il partito di Fausto Raciti è l’azionista di riferimento. 

La visita di Guerini a Palermo ha sancito più di quanto si possa immaginare il rafforzamento della linea di durata della legislatura. Il segretario regionale Raciti invece deve conciliare l’atteggiamento schizofrenico di sostegno all’esecutivo regionale con le bordate a Crocetta sempre meno isolate e più specifiche di Davide Faraone. Anche alcuni esponenti di rito renziano in Sicilia non avrebbero gradito le recenti esternazioni del sottosegretario relative al doppio passo tra la strada dei grillini e l’immobilità del governo regionale, preferendo un profilo più sobrio che non finisse paradossalmente con amplificare i contorni mediatici della vicenda in questione. 

Raciti dal canto suo, non è mai stato così solido nei rapporti con l’ala renziana in Sicilia. Non punta solo a guadagnare tempo, ma si aspetta che l’assise di oggi, convocata al S. Paolo, dia il via libera per l’elezione del successore di Marco Zambuto ad una figura di sintesi, di provata fede renziana, certamente un non parlamentare. Il perimetro dei nomi svaria da Mila Spicola a Garozzo, sindaco di Siracusa, con Giuseppe Bruno tra i papabili più accreditati, mentre appare sfumata ed improbabile l’ipotesi di una nuova presidenza dello stesso ex sindaco di Agrigento. Sarà importante non solo il nome che verrà fuori ma anche il metodo unitamente al percorso che dovrà rendere plastico il rapporto di forza tra l’anima del Pd pronta ad andare avanti ed i dissidenti pronti alle urne. 

Nei locali del gruppo PD nel Palazzo dei Normanni, a Palermo, il presidente del gruppo PD all’Ars Antonello Cracolici incontrerà i segretari sindacali regionali Michele Pagliaro (Cgil), Mimmo Milazzo (Cisl) e Claudio Barone (Uil). I sindacati replicheranno martedì, incontrando l’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi. Il patto per le riforme auspicato dal capogruppo del Pd, che nel corso dell’audizione del presidente Graffeo, in commissione Bilancio ha parlato di aprire un contenzioso con Roma, usando espressioni forti in tal senso, rischia di arrivare all’esterno con un ruolo sempre più marginalizzato del presidente della Regione Rosario Crocetta. Se «Dimenticare Rosario», è l’imperativo del leader siciliano renziano Faraone, il lavoro del resto del partito, Raciti compreso, appare più articolato e fatto di piccoli e grandi diplomazie. A partire dal Ddl sull’acqua che da martedì sarà all’Ars, dopo essere stato già incardinato e sul quale la convergenza integrale sullo schema già disposta appare ancora lontana e da raggiungere.


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