Duomo asfaltato, le alternative per il ripristino L’esperto: «Recuperare il pavimento del ‘700»

Si sarebbe potuto intervenire in tutt’altra maniera: «Ripristinando la pavimentazione ottocentesca o riportando alla luce quella settecentesca». Sulla vicenda dell’asfalto con cui è stato rattoppato parte del sagrato del Duomo di Catania interviene il tecnico archeologo Iorga Prato. L’esperto espone due soluzioni «decisamente più rispettose del valore artistico del bene e della caratura religiosa di una cattedrale» se messe a confronto con quella eseguita da Curia e Comune catanese. Intanto il sindaco Enzo Bianco – dopo che MeridioNews ha segnalato la vicenda – promette punizioni per i responsabili e il ripristino del sagrato secondo il progetto originario.

Nel 1857, quando fu consegnato, «il sagrato del Duomo era coperto, per intero, di lastre marmo», dice Prato. Le stesse sulle quali i visitatori camminano ancora oggi. E l’asfalto usato a dicembre per rattopparne uno strato simile già esistente da decenni, «non andava utilizzato perché non faceva parte dei materiali con cui l’edificio era stato costruito», aggiunge il tecnico archeologo. Le alternative per restaurare il bene a regola d’arte, e magari con l’autorizzazione della Sovrintendenza dei beni culturali, non mancavano. E forse non avrebbero scomodato le critiche dell’esperto d’arte Vittorio Sgarbi.

La prima proposta che avanza Prato vuole la ricomposizione del pavimento ottocentesco, e delle geometrie di marmo che lo caratterizzano, ancora presente e visibile sul resto del sagrato. Furono sostituite con l’asfalto svariati decenni fa. L’ultimo intervento risale al 2001, in occasione degli scavi che hanno interessato le Terme Achilliane, che si trovano proprio sotto alla pianta del Duomo. Prima di procedere però, bisognerebbe verificare che l’asfalto posato negli anni non abbia compromesso del tutto la superficie in marmo, o che questa sia in qualche modo recuperabile. La Curia catanese, in una nota stampa, afferma «che nessun pavimento ottocentesco è stato deturpato o ancor peggio occultato».

Nel corso dei lavori per riaprire l’accesso alle terme romane però, gli archeologi hanno anche scoperto e riportato alla luce parte della pavimentazione settecentesca che fu coperta dal sagrato della cattedrale allora in costruzione. Da qui la seconda idea di Prato: «Invece di aggiungere asfalto ad asfalto, si potrebbe rimuovere del tutto la porzione esistente e riportare alla luce il pavimento dell’antica piazza». Che oggi è solo in minima parte visibile, scendendo le scalette che portano alle terme. Il dislivello che lo scavo creerebbe tra le due superfici, infine, «potrebbe essere appianato con una struttura di vetro e altro materiale che permetta la vista dello strato sottostante». Proposte che l’amministrazione comunale potrebbe prendere entrambe in considerazione.

Il sindaco Bianco, appresa la vicenda, ha disposto una verifica alla quale potrebbe seguire un’azione disciplinare nei confronti di coloro che hanno operato «senza alcun confronto preventivo con l’assessore competente». Ma neppure la Sovrintendenza era stata informata dei lavori, che sono stati svolti dagli operai della partecipata comunale Multiservizi, come precisato dall’assessore alla Manutenzione Luigi Bosco. Il primo cittadino ha pure promesso che, a conclusione della festa di Sant’Agata, stavolta in coordinamento con la Sovrintendenza, verrà avviato il processo per il ripristino della pavimentazione. 


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Dopo il rattoppo, il Comune propone il recupero della pavimentazione del sagrato. Dopo la polemica che ha coinvolto anche il critico Vittorio Sgarbi. Iorga Prato, tecnico archeologo, propone due soluzioni: «Restaurare i marmi ottocenteschi o riportare alla luce la vecchia piazza su cui poggia la chiesa»

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