La procura di Marsala ha chiesto il rinvio a giudizio di undici persone coinvolte, lo scorso anno, nell’operazione antidroga dei carabinieri Fox, che ha fatto luce su un traffico di cocaina da Catania verso Capo Boeo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ogni mese a Marsala sarebbero arrivati circa due chili di cocaina che avrebbero «inondato la città […]
Droga da Catania a Marsala, chiesto il processo per altri undici indagati
La procura di Marsala ha chiesto il rinvio a giudizio di undici persone coinvolte, lo scorso anno, nell’operazione antidroga dei carabinieri Fox, che ha fatto luce su un traffico di cocaina da Catania verso Capo Boeo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ogni mese a Marsala sarebbero arrivati circa due chili di cocaina che avrebbero «inondato la città favorendo lucrosissime entrate illecite per i trafficanti».
Quattordici le persone indagate, sei delle quali arrestate. In carcere furono rinchiusi Vincenzo Fabio Licari, Pietro Marino, entrambi di Marsala, e per Agatino Lorenzo Abate, di Catania. Ai domiciliari, invece, furono posti le marsalesi Giorgia Marino, figlia di Pietro, Giovanna Martino, entrambe in libertà dopo circa due mesi, e il catanese Loris Carmelo Abate. Obbligo di dimora fu disposto per Vittoria Stefania Squillace, Gaspare Maurizio e Vincenzo Andrea Giannone, Francesco Vinci e Giuseppe La Mantia. Altri tre sono indagati a piede libero.
Adesso il rinvio a giudizio è stato chiesto per Pietro Marino, Agatino Lorenzo Abate, Loris Carmelo Abate, Carlo Frazzitta, Vincenzo Fabio Licari, Gaspare Maurizio Giannone, Vincenzo Andrea Giannone, Giuseppe La Mantia, Francesco Vinci, Riccardo Giacalone e Alberto Giacalone. Nell’ambito della stessa indagine, l’1 giugno del 2023, era scattato il sequestro preventivo di beni mobili e immobili riconducibili a Vincenzo Fabio Licari.
Il sequestro venne operato dai carabinieri in esecuzione di un provvedimento emesso dal gip su richiesta della Procura. Tra i beni ai quali sono stati posti i sigilli, anche il bar Pieruccio, accanto all’ospedale Paolo Borsellino di Marsala. Per gli investigatori, il bar e gli altri beni sequestrati sono il provento del traffico di droga o comunque hanno un valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato da Licari.