Drago eletto nuovo presidente del circolo di Sant’Agata «Aprire ai giovani. Passato? Il sacco non si può negare»

Sposato da 24 anni, appassionato di politica e sociale e titolare di un patronato che si trova nel cuore del viale Mario Rapisardi. Sono alcuni dei tratti distintivi di Gaspare Drago, eletto domenica scorsa nuovo presidente del circolo cittadino di Sant’Agata. La storica congregazione di devoti alla patrona di Catania fondata nel 1874 dal cardinale Giuseppe Dusmet. Drago, che è consigliere uscente, prende il posto di Marcello Saccoche ha terminato il proprio mandato dopo l’elezione nel 2019 e i trascorsi da vertice del circolo tra il 1986 e il 1995. Alle urne domenica si sono recati in 243 a fronte di 307 soci elettori. Drago si è imposto in modo netto con 189 preferenze pari al 77 per cento dei voti. Si è invece fermato a soli 53 consensi il suo sfidante: Angelo Mazzeo, presidente provinciale della Ugl metalmeccanici e già vicepresidente del circolo prima del commissariamento durato 12 anni. A comporre il consiglio saranno Concetto Ecora (107 voti), Salvatore Gabriele Marletta (95 voti), Francesco Ugo Andriolo (91 voti), Antonino Intravaia (88 voti), Achille Pasqualino Tedaldi (86 voti) e Roberto Bisicchia (85 voti).

Il suo predecessore, Marcello Sacco, anche considerando l’età anagrafica, si definì un «traghettatore». Era il primo presidente del circolo dopo un lungo e discusso commissariamento. Lei come si etichetta?
«In nessun modo. Sono i soci a delineare i passi che farà il circolo di Sant’Agata. Il mio faro è il cardinale Dusmet e la mia ambizione è quella di aprire il circolo ai giovani, nonostante i miei 42 anni. Per riuscirci bisognerà lavorare e, forse, servirà più di un mandato».

Il circolo non ha attraversato momenti belli. Come vuole renderlo attrattivo?
«Punterò al sociale e mi piacerebbe aumentare il numero degli iscritti».

In concreto che significa?
«Magari arrivare a 700 tesserati. Attualmente siamo in 400 ma il diritto di voto è esercitato soltanto da chi è iscritto da almeno due anni».

La festa di Sant’Agata è notoriamente legata alla tradizione ma sono innegabili le spinte verso il rinnovamento. Lei cosa cambierebbe?
«La festa è bella così com’è e il capo mastro ha fatto un buon lavoro. Bisogna aprirsi alle nuove generazioni e, magari, riuscire a portare la storia di Sant’Agata anche all’interno delle scuole».

A suo avviso il circolo ha maturato gli anticorpi per evitare che si ripresentino situazioni come quelle del passato?
«Su Sant’Agata le ombre non ci sono mai state». (A occuparsi della festa tuttavia è stata anche la procura di Catania con un processo poi finito con le assoluzioni degli imputati, ndr). 

Sulla Santa no. Il problema è stato il contorno, con personaggi discutibili, alcuni dei quali continuano a essere presenti ma soltanto più defilati.
«L’obiettivo è quello di andare avanti. Il sacco, tuttavia, non può essere negato a nessuno».

Lei che rapporto ha con la festa?
«Indosso il sacco da tanto, grazie alla mia famiglia. Quando ero piccolo ho avuto i miei problemi ma grazie all’aiuto della miei genitori ho conosciuto Sant’Agata e sono riuscito a seguire una strada diversa che mi ha portato a essere quello che sono ora».

Di cosa si occupa?
«Sono direttore provinciale Inpas (Istituto nazionale di previdenza e di assistenza sociale, ndr) e sono stato eletto consigliere alla quinta circoscrizione con la lista Salvo Pogliese. Nel 2013 mi ero candidato ma risultai il primo dei non eletti. Mi occupo quindi di politica e sociale e da 37 anni faccio parte del circolo».


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