Doppio incarico negli enti, stop al riconoscimento della spesa per i presidenti

UNA DIRETTIVA TARDIVA DISCIPLINEREBBE IL PASSATO CON DUBBI E PERPLESSITA’. CHE SIA L’ULTIMA TROVATA DELLA DOTTORESSA CORSELLO PER SPILLARE SOLDI AGLI ENTI E CONTINUARE AD AFFAMARE I LAVORATORI?

Scoppia il caso dei dipendenti di diversi enti formativi che ricoprono l’incarico di legale rappresentante. A tentare di chiarire la vicenda sollevata da diversi sindacati, il super tecnico per eccellenza dell’amministrazione regionale, Anna Rosa Corsello. Il dirigente generale del dipartimento Formazione professionale ha reso noto una direttiva, lo scorso 4 febbraio, con la quale ha diramato istruzioni, agli uffici periferici del dipartimento Lavoro, circa il riconoscimento dei costi sostenuti dagli enti attuatori dei progetti formativi finanziati dalla Regione siciliana.

La questione è semplice, chi ha il doppio incarico deve essere preventivamente autorizzato dal dipartimento regionale Formazione professionale. Fatta questa precisazione, la dottoressa Corsello, ha chiarito anche che relativamente al Piano regionale dell’Offerta formativo (Prof) 2010/2011, l’amministrazione regionale ha rilasciato diverse autorizzazioni al doppio incarico. Per questi casi, la direttiva citata dispone che le relative spese non saranno dichiarate ammissibili in sede di rendicontazione finale dell’attività formativa.

Ci risiamo? Siamo alle solite? Con la mano sinistra si autorizza e poi con la destra si taglia la spesa già effettuata dagli enti interessati sulla scorta di una autorizzazione amministrativa? Non è facile comprendere il tenore della direttiva.

Richiamando il Vademecum Piano operativo (Po) Fondo sociale europeo (Fse) 2007/2013 che nell’ultima versione in uso al punto 6.4.1 di pagina 67 precisa “ Nell’ambito del progetto, il coinvolgimento operativo di persone che svolgono ruoli di rappresentanza legale o rivestono incarichi sociali all’interno dell’ente attuatore, va espressamente autorizzato da dipartimento regionale competente salvo diversa specificazione nei dispositivi attuativi”, la dottoressa Corsello si aggrappa a due precisazioni, ai fini del riconoscimento dei costi in sede di revisione finale, che riportiamo di seguito.

“Trattasi di scelte aziendali nei confronti delle quali l’amministrazione non entra nel merito degli obiettivi e dei criteri adottati, ma rispetto a cui opera solamente la presa d’atto dei requisiti didattici e professionali del soggetto”.

Ed ancora, “Trattasi di situazioni in esito alle quali non può prodursi la costituzione di rapporto di lavoro dipendente, per la mancanza del presupposto di subordinazione, con conseguente non ammissibilità dei costi e variazione del regime fiscale e previdenziale”.

È chiaro che la nomina a legale rappresentante di un ente formativo non può essere vista come una scappatoia al divieto di nuove assunzioni. Un soggetto che diviene presidente di un ente formativo non può assumere le vesti di lavoratore subordinato per percepire lo stipendio, né dalla carica può trarre profitto. Limiti ovviamente che fatto riferimento alla riconoscibilità della spesa in sede di revisione finale. Resta inteso che nell’ambito privato l’ente può assumere qualsiasi decisione nella certezza di non poter assumere a riconoscimento da parte dell’amministrazione regionale la spesa sostenuta in favore del presidente lavoratore.

La questione appare invece altra e non sembra chiarita dalla direttiva che pecca di chiarezza, ma non è una novità quando a scrivere è la dottoressa Corsello.

Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha già chiarito da tempo che l’amministrazione regionale non può entrare nei rapporti privati, come quelli che afferiscono al rapporto di lavoro all’interno degli enti formativi.

Nulla dice la direttiva in merito al caso in cui la carica di legale rappresentante coincida con un lavoratori della formazione professionale che è titolare di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato da diversi decenni e che si ritrova, per motivi contingenti, a ricoprire anche la carica di legale rappresentante. Una fattispecie, quest’ultima, che dovrebbe poter comportare il riconoscimento della spesa in sede di rendicontazione per lo stipendio del lavoratore, certamente assunto prima del 31 dicembre 2008, che ricopre anche il ruolo di presidente, per poche ore al giorno a titolo gratuito e che non tolgono tempo all’attività esplicata come subordinato.

Semmai, il controllo dovrebbe estendersi a tutti quei casi, qualora ve ne fossero, di legali rappresentanti che, in quanto tali, potrebbero percepire lauti stipendi, come indennità di carica, in virtù di diverse tipologie contrattuali applicate, come nel caso del settore edile anziché della Formazione professionale.

Oppure, potrebbe tornare utile controllare l’eventuale presenza in capo allo stesso soggetto, anche sindacalista, di doppi o tripli incarichi, mutuati nel settore della Formazione professionale da enti o società di estrazione familiare.

Ed ancora, potrebbe tornare utile per far chiarezza nel settore della formazione professionale, verificare se esistono casi di direttori e funzionari degli uffici periferici del dipartimento lavoro che ricoprono cariche di responsabilità apicale negli enti formativi.

Il Governo regionale non può scagliarsi contro sempre e solamente sui dirigenti e funzionari dell’assessorato Formazione professionale. Anche in periferia potrebbero annidarsi collegamenti familiari tra soggetti operanti negli uffici del dipartimento lavoro e enti formativi presenti in loco. Eppure la dottoressa Corsello, che da quel mondo proviene come formazione professionale, non ha mai pensato di effettuare controlli a tappeto? Non interessa nessuno far luce sull’eventuale clientelismo provinciale o comunale?

Perché non riconoscere che l’ingrossamento di dipendenti presso gli enti formativi, avvenuto nel passato, su possibili – e da verificare- pressioni provenienti dagli uffici periferici e da politici locali, abbia contribuito al collasso del sistema formativo, provocando la chiusura di alcune realtà formative?

L’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra e dottoressa Corsello perché si scagliano sempre e solamente sugli enti con controllo a tappeto continui e periodici? Il tema è sempre lo stesso chiudere gli enti, spostare i lavoratori al Ciapi di Priolo, senza regole e senza criteri, e poi via libera alla gestione del settore con i nuovo potentati? Tutto lascerebbe supporre questo, nei prossimi mesi ne sapremo di più sul progetto riformatore che passerebbe dalla destrutturazione degli enti formativi per arrivare al popolo affamato. Due leve essenziali per impadronirsi del settore formativo e delle risorse che verranno.

Giuseppe Messina

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