Dopo Orlando: Totò Lentini propone primarie nel centrodestra «Io un cambiacasacca? In pochi non sono stati in tre partiti»

«Dato che non si parla mai di programmi e partiti, a questo punto ci siamo pure noi Autonomisti. Proponiamo le primarie: qualcosa che il centrodestra non ha mai fatto». Totò Lentini oggi è il capogruppo dei Popolari e Autonomisti all’Assemblea regionale siciliana. Politico palermitano di lungo corso, con un’esperienza come vice presidente del consiglio a sala delle Lapidi nel 2007, Lentini oggi apre a un tavolo di riflessione all’interno del centrodestra. Tutto in vista delle elezioni amministrative che vedranno protagonista il capoluogo siciliano il prossimo anno. Lentini invita i candidati a una riflessione per una candidatura «chiara e che trovi un accordo vincente – spiega al telefono a MeridioNews – Altrimenti mi candido alle primarie con il mio gruppo. Al momento in tanti si autocandidano, non c’è un partito dietro, solo nomi: è giusto che tutti abbiano delle aspettative, poi però penso pure che devono andare a spiegare alla gente cosa vogliono fare».

Un annuncio che esorta al pragmatismo e alla sintesi, quello di Lentini. Eppure il deputato palermitano, giunto alla sua terza legislatura a Palazzo dei Normanni, ha percorso una grossa fetta del panorama politico. Partendo dal pieno sostegno al Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo fino all’Udc. Per poi, con Rosario Crocetta al governo, passare da Sicilia democratica a Sicilia Futura, nella coalizione di centrosinistra. Il solco tracciato da Lentini dal centrosinistra è arrivato anche a destra. All’inizio del 2020, il deputato ha avuto anche una parentesi con Fratelli d’Italia, non prima, però, di vestirsi d’azzurro all’interno del partito di Forza Italia. «La mia militanza in Fratelli d’Italia è durata quattro giorni – sottolinea Lentini – Non c’era un referente nella Sicilia occidentale e quindi c’è stato il mio ingresso per una destra più democratica, perché io rimango sempre un centrista». La parentesi di Lentini nel partito di Giorgia Meloni iniziata durante il primo lockdown si sarebbe interrotta per la mancanza di vedute comuni con «la segreteria regionale del partito – osserva – Non sono stati rispettati alcuni punti. Mi definiscono cambiacasacche, ma secondo me a non rispettare i patti sono altri. Poi oggi se ci penso, credo siano in pochi a non aver cambiato almeno tre partiti». 

Dopo lunghe esperienze, però, si sa che spesso si ritorna alle origini. Così, oggi Lentini è rincasato tra gli Autonomisti e guarda al futuro di Palermo per la post sindacatura di Leoluca Orlando. Intanto il panorama all’interno del centrodestra effettivamente sembra essere molto eterogeneo. Dalla Lega, che ha più volte espresso la volontà di concorrere alla guida della città, passando anche per Fratelli d’Italia e Forza Italia. Con un’incognita in più che è quella legata alle possibili scelte che farà il gruppo di Italia Viva, che nei mesi scorsi ha lasciato la colazione a sostegno di Orlando. «Ci sono almeno sette persone che si vogliono candidare – conclude Lentini – Fare politica a Palermo non è facile. Oggi più che mai è necessario che si formi un tutt’uno con le periferie, perché c’è un abbandono totale. In più è necessaria la ricostruzione dei partiti per una politica seria. Se nessuno dei partiti riesce a scegliere una figura, sono pronto a questa nuova sfida delle primarie». 


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