Contestazioni per fatti risalenti al 2006 che, trascorsi 18 anni, sono diventati maggiorenni e si dissolvono come bolle di sapone. Si tratta del processo nato dal cosiddetto scandalo dei servizi sociali sulla gestione dei fondi regionali per i bisognosi. L’inchiesta, coordinata dalla procura di Catania e affidata al nucleo anti sofisticazione dei carabinieri, aveva fatto emergere un presunto sistema illecito fatto di cooperative, faccendieri e politici che, all’epoca, si muovevano all’ombra del Popolo delle Libertà e del Movimento per le autonomie, quando Raffaele Lombardo (non coinvolto, ndr) era presidente della Provincia di Catania. Giovedì è arrivata la sentenza nel processo di secondo grado con un lungo elenco di assoluzioni e reati estinti per avvenuta prescrizione. Di fatto i titoli di coda in questa vicenda giudiziaria, emersa con tutto il suo clamore nel 2010 quando scattarono sequestri per complessivi 12 milioni di euro, 52 persone finirono indagate e di queste 16, tra amministratori, funzionari, impiegati pubblici e responsabili di associazioni e cooperative, vennero arrestate. A occuparsi del fascicolo, con la procura diretta dal procuratore capo Vincenzo D’Agata, era stato il magistrato Lucio Setola.
Nell’inchiesta venne indagato per abuso d’ufficio anche Raffaele Stancanelli. Allora sindaco di Catania, senatore del Popolo delle libertà, ed ex assessore regionale alla Famiglia con Totò Cuffaro. Quattro anni dopo, nel 2014, Stancanelli uscì di scena con una sentenza di non luogo a procedere per avvenuta prescrizione. Con lo stesso dispositivo venne stralciata la posizione di alcuni imputati perché il capo d’imputazione era ritenuto indeterminato. Sviste e cavilli che rallentarono ulteriormente un processo lumaca in cui i reati ipotizzati, a vario titolo, erano associazione a delinquere, abuso d’ufficio, peculato, truffa ai danni dello Stato, turbativa d’asta e falso. Tra gli imputati coinvolti nel processo di secondo grado ci sono l’ex dirigente del Personale al Comune di Catania Carmelo Reale e l’ex presidente del distretto socio sanitario 16 Ubaldo Camerini. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Vittorio Lo Presti, era accusato di essere uno delle figure principali del presunto sistema illecito.
La sentenza di primo grado risaliva al 28 maggio 2019. I giudici avevano comminato la condanna per quattordici imputati, a pene comprese tra quattro anni e nove anni e sei mesi di reclusione, e tre assoluzioni perché il fatto non sussiste. Si trattava dei legali rappresentanti delle cooperative sociali Sturzo onlus, Nunzio Parrinello (ex sindaco di Maletto, ndr); Socio Sanitaria, Paolo Guglielmino, e Muoversi per gli altri della presidente Angela Garaffo. Un verdetto che, a conti fatti, arrivò a pochi giorni dal raggiungimento dei termini di prescrizioni e che fece storcere il naso anche per le pene accessorie tra sospensioni dal pubblico servizio e revoche delle facoltà genitoriali. A questo si aggiunge la posizione della procura che, almeno in fase di indagini preliminari, aveva chiesto l’archiviazione ma con il gup che dispose l’imputazione coatta.
«Si dice che i processi durino tanto per colpa degli avvocati ma in questo caso c’è una vicenda che rende chiaro il fatto che le cose non stanno così – commenta a MeridioNews l’avvocato Antonio Fiumefreddo, difensore di De Martino e Labisi – Ci sono meccanismi così farraginosi che i fatti contestati, come in questo caso, diventano maggiorenni e si concludono con una sentenza come quella di secondo grado che lascia una scia di sofferenza a chi ha vissuto questa lunga vicenda giudiziaria che, anche dopo una sentenza di questo tipo, non verrà mai risarcita. C’è soddisfazione ma anche rammarico per il tanto tempo trascorso».
Tra gli assolti per peculato con la formula «perché il fatto non costituisce reato» c’è l’ex consigliera comunale a Calatabiano Maria Brunetto, Vincenza Lipani, Rosario Marino, Giuseppa Musumeci, Carmelo Reale, Lucia Rosto, Giuseppina De Martino, Rita Maria Labisi e Antonella Bonanno. Assolto e prescritto per due ipotesi di reato anche Ubaldo Camerini. Assoluzioni anche per Carmela Merola, Giuseppa Musumeci e Lucia Rosto. Reato estinto per intervento della prescrizione nei confronti di Tiziana Ciaramidaro, moglie di Giuseppe Arcidiacono ex deputato regionale Pdl, Vincenza Lipani, Carmela Merola, Giuseppa Musumeci e Rosa Alba Vitali.
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