Domanda: come faranno a ‘commemorare’ Falcone avallando lo sbaraccamento del pool antimafia?

TRA QUALCHE GIORNO, A PALERMO, VEDREMO IN AZIONE LA ‘GRANDE RETORICA ITALICA’ CHE, MAI COME QUEST’ANNO, SARA’ CHIAMATA A CONTEMPERARE BENE E MALE, DALLA STRAGE DI CAPACI ALLE BOMBE DI VIA D’AMELIO, FINO ALLA DELEGITTIMAZIONE DI MASSIMO CIANCIMINO

Ragazzi, prepariamoci a una settimana ‘pirotecnica’. Con le ‘autorità’ dello Stato italiano che, nei prossimi giorni, dovranno arrampicarsi sugli specchi per apparire credibili alla commemorazione di Giovanni Falcone.

Il caso ha voluto che, quest’anno, la commemorazione di Falcone (e a luglio quella di Paolo Borsellino) abbia finito con il coincidere con tre avvenimenti tra di loro strettamente legati e tutti sfavorevoli alla solita Italia delle stragi impunite e delle celebrazioni retoriche grondanti di lacrime di coccodrillo.

La prima coincidenza – che salta subito agli occhi – è legata al tentativo delle ‘autorità officiali’ del nostro Paese di mettere la ‘mordacchia’ alla Procura della Repubblica di Palermo che ha avuto l’ardire di mettere sotto processo ‘pezzi’ dello Stato.

Parliamo, ovviamente, del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, in corso al Tribunale di Palermo. Ai tentativi, ripetuti, di delegittimare questo processo e, in ultimo, allo strano atteggiamento del Consiglio superiore della magistratura sul pool antimafia del capoluogo dell’Isola.

Sarà molto interessante capire a quale Protagora di turno si ispireranno le ‘autorità’ che la prossima settimana si catapulteranno a Palermo per commemorare Falcone, mentre – contemporaneamente – sembra in corso il tentativo di sbaraccare il pool antimafia di Palermo.

La seconda coincidenza è legata al ruolo di Massimo Ciancimino in questo difficilissimo passaggio della vita italiana. Quando diciamo “difficilissimo passaggio della vita italiana” ci riferiamo – naturalmente – al tentativo, sempre ad opera della magistratura di Palermo, di fare luce nel buio non più fitto degli anni delle stragi di mafia-Stato: 1992-1993.

Il discorso ritorna al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, dove Massimo Ciancimino è protagonista non certo piacevole per quei ‘pezzi’ dello Stato che oggi si vedono, almeno in parte, chiamati in causa dal figlio di Vito Ciancimino.

Va da sé che la testimonianza di Massimo Ciancimino è straordinaria e importante, perché per la prima volta – da Portella della Ginestra ai nostri giorni – ha consentito di illuminare con una piccola luce il buio di uno dei tanti segreti criminali della machiavellica Italia repubblicana.

Non a caso, già da tempo, Massimo Ciancimino è oggetto di una sistematica azione di discredito da parte di chi ha interesse a ricacciare nel buio e, soprattutto, nel silenzio i fatti criminali del 1992 e  del 1993.

La terza coincidenza è rappresentata dalle elezioni europee che si terranno qualche giorno dopo le celebrazioni dell’anniversario della strage di Capaci.

I tre fatti sono legati. A filo stretto. Perché il processo sulla trattativa tra Stato e mafia è destinato a fare chiarezza sulla strage di Capaci e, soprattutto, sulla strage di Via d’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e gli uomini e le donne della sua scorta.

Sarà molto ‘divertente’ – mettiamola così – vedere all’opera, tra qualche giorno, i ‘professionisti della commemorazione’: personaggi che, nella migliore delle ipotesi, non hanno aperto bocca quando è iniziato lo stillicidio contro il pool antimafia di Palermo.

Per non parlare delle ‘autorità’ che hanno provato a delegittimare il processo sulla trattativa tra Stato e mafia, il pubblico ministero (pm), Nino Di Matteo e Massimo Ciancimino.

Tutto questo, piaccia o no, si lega alla politica. Perché l’unica forza politica che ha difeso il pm Nino Di Matteo e il pool antimafia di Palermo è stato il Movimento 5 Stelle, tra gli imbarazzati silenzi del PD (che qualche settimana fa è riuscito a commemorare Pio La Torre senza fare alcun cenno ai militari americani e al Muos di Niscemi).

Questi sono i fatti. Chi vuole esprimere un voto non soltanto contro i mafiosi, ma anche contro i ‘pezzi’ dello Stato collusi con la mafia sa adesso come fare la ‘rivoluzione’ dentro la cabina elettorale.

 

 

 


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