Do you speak Europish?

Ai ritardi ormai in Sicilia ci siamo abituati, ma tre quarti d’ora di attesa per l’inizio di una conferenza sono troppi anche per il più “conservatore” dei siciliani. Sabato 1° aprile il convegno organizzato da Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche ha per tema il “Libro Bianco della Comunicazione proposto dalla Comunità Europea.” In soldoni: come comunicare ai cittadini europei che l’Europa esiste e intraprende diverse azioni che danno loro nuove opportunità.

 

Innanzitutto, cos’è un ‘libro bianco’? E’ un documento che contiene proposte di azione dell’UE, in questo caso riguarda la comunicazione istituzionale europea andata e ritorno. La maggior parte dei cittadini europei sa poco sull’UE e ritiene di non avere alcuna voce nelle sue decisioni. La Commissione europea propone ora un approccio nuovo: passando da un monologo ad un dialogo tra istituzioni e cittadini. Il flusso di comunicazione oltre a coinvolgere le istituzioni europee e i cittadini europei, riguarda anche il sistema dei media. Fondamentalmente si tratta di coinvolgere i ‘comunicatori’, i destinatari della comunicazione istituzionale e i canali attraverso cui è veicolata. Il ‘Libro Bianco della comunicazione’ rappresenta un possibile condotto di risalita del flusso comunicativo dei cittadini, fatto di domande, proposte, idee e critiche. Al convegno sono presenti alcuni degli esponenti del triangolo comunicativo.

 

Rompe il ghiaccio Amanda Jane Succi (delegato Ferpi per la Regione Sicilia e docente di Tecniche delle Relazioni Pubbliche), che di lì a poco fungerà anche da cronometro per gli altri interventi. “La comunità europea – dice la Succi – non ottiene un feedback forse per mancanza di una rete comunicativa territoriale”. La verità è che “i cittadini hanno una totale demotivazione nei confronti dell’Europa. L’Europa vorrebbe invece che i cittadini partecipassero al processo decisionale delle istituzioni europee”.

 

Il prof. Salvatore Aleo, docente di Diritto Penale nella stessa Facoltà che ospita l’incontro, comincia leggendo un articolo del Corriere che gli serve da spunto per un’attenta quanto orripilante fotografia del sistema giudiziario italiano. “Secondo me – queste le parole del prof. Aleo – l’Italia sta affogando tra stratificazione amministrativa e burocrazionismo”. Parole di chi il sistema ‘Italia’ lo conosce fin dalle viscere: chiamato a far parte della Commissione per la riforma del sistema giudiziario italiano, ne è uscito indignato dallo scarso livello di chi avrebbe dovuto legiferare in materia. “Due avvocati che si occupano di condominio sono messi lì a riformare il codice di procedura penale”. E ai giuristi che prevedono una legislatura unificata a livello europeo, il prof. Aleo risponde “non ci sarà il codice penale dell’Europa unita, come non ci sarà il codice penale delle Nazioni Unite”. La complessità (del sistema ‘Europa’ – ndr) si governa con la comunicazione. Continua ancora: “Gli esperti di comunicazione leveranno il posto ai giuristi che dovranno riciclarsi […] Il giudice non media i grandi conflitti internazionali, né processa i criminali delle organizzazioni malavitose internazionali. Oggi le tematiche e le tecniche di comunicazione possono dare un aiuto […] in fatto di metodologie”.

 

Giornali, tivù, web e radio sono accusati – in concorso di colpa con le istituzioni UE – di parlare poco di Europa e delle iniziative rivolte ai cittadini europei, che se non vengono conosciute dal loro target naturale risultano vane. Sentiamo allora la difesa dei media. Il giornalista Andrea Lodato, dà il suo contributo alla discussione: “Da noi la comunicazione dell’Europa arriva, ma io non la capisco […] Non c’è un difetto di comunicazione, ma di comprensione”. Oltre alla proposta di semplificare i l linguaggio, Lodato recita un mea culpa a nome della categoria, sostenendo che la stampa molto spesso non conosce le iniziative e  – peggio – le istituzioni dell’Europa. Una piccola dose di responsabilità va poi rigirata agli stessi cittadini che non reputano interessante ciò che viene da Bruxelles poiché pensano sia la solita ‘sbobba di propaganda’. Sono in pochi infatti a gustare i manicaretti-opportunità dell’Europa i quali, il più delle volte, altro non sono che finanziamenti. Ma li ha solo chi ne è a conoscenza. Lodato sostiene che non può essere la Tv a farsi carico della comunicazione istituzionale europea. E forse non è neanche affare di internet, smanettato per lo più dai giovani per scopi di puro intrattenimento. Forse non c’è un medium adatto. Dopo aver chiuso con questo interrogativo una questione, Lodato ne apre un’altra: “l’eurodeputato non rappresenta un partito, ma un’area europea. […] Spetta ai politici sforzarsi un po’ di più”.

 

Palla avvelenata lanciata contro la classe politica. Ma prima che la politica provi a scansarsi con un’arringa di difesa, interviene Fabio Bistoncini (vice presidente Ferpi): “quando hanno presentato il Libro Bianco della comunicazione ho pensato ‘meglio tardi che mai!’ ” Due dati vengono posti in risalto per capire come è percepita l’Europa dai suoi cittadini: la scarsa affluenza nelle elezioni europee e il ‘no’ alla costituzione europea da parte dei cittadini di alcuni stati UE. Un ‘no’ di lapalissiana polemica nei confronti degli schieramenti politici nazionali che inneggiavano alla costituzione. “Con il Libro Bianco si prende una svolta, perché si ascolta […] La comunicazione partita da Bruxelles non ha funzionato […] e comunque non basta che l’Europa sia conosciuta e riconosciuta dai soli studenti Erasmus e da chi fa interrail!” Come stimolare il dialogo allora? Sicuramente comunicando “i valori europei che prescindono dalla politica nazionale”.

 

L’avvocato Adriana Laudani (Consiglio nazionale Comunicazione Pubblica) fa sua la parola racchiudendo in una frase il problema: “L’Europa considera i cittadini i beneficiari delle politiche europee e non i protagonisti. L’Europa deve costruire con i cittadini e non per i cittadini”. Da dove partire se non dalle scuole e dalle università per formare al concetto di Europa?

 

La parola alle istituzioni locali. Francesco Attaguile (trait d’union tra Regione Sicilia ed Europa) ammonisce che c’è fin “troppa comunicazione TOP-DOWN e meno BOTTOM-UP […] I giornalisti dovrebbero ascoltare di più i cittadini meno i burocrati europei”. E’ poi il turno di Tuccio D’Urso (direttore generale nell’amministrazione del Comune di Catania) che essendo a capo della grande macchina organizzativa ‘Comune’, rende tutti partecipi della sua esperienza di amministratore della res comunale: “il 90% dei bisogni del cittadino sono percepiti come competenze dei comuni. Se l’Europa vuole comunicare con il cittadino, tale comunicazione non può non passare attraverso le amministrazioni locali”.

 

Resta da ascoltare la voce del mondo dell’industria e degli imprenditori. Si auspica, dalla loro, che la comunicazione sia quanto più easy possibile, per far sì che arrivi a tutte quelle nanoimprese di cui il nostro stivale è prevalentemente costituito. In particolare il dott. Vittorio Pianese (Assindustria Siracusa) esprime le proprie perplessità circa una costituzione unificata che imbriglierebbe un fenomeno come quello europeo così tanto complesso. Poi Pianese sfocia nel sommesso grido: “Meno università di comunicazione e più di tecnologie. E’ qui che l’Italia può giocarsi la sua partita in Europa”.

 

Ai lettori che pazientemente sono arrivati fino a fondo pagina devo dire: questo articolo non ha conclusione. Vuoi perché di questo tema se ne parlerà ancora tanto in futuro, vuoi perché i ‘signori della comunicazione’ o coloro che sulla comunicazione si sono espressi al convegno, hanno peccato su uno dei pilastri del sistema comunicativo. La concisione. Step1 ha resistito finché ha potuto. Di certo dopo essercene andati ci saranno state altre parole e altre parole ancora… Ci chiediamo: a quando i fatti?

 

 

Link:

Il Libro Bianco della Comunicazione

Domande e risposte sul Libro Bianco della Comunicazione

Il Portale dell’Unione Europea

La news dell’incontro dal sito della Ferpi


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