Distretto sud-est, Fontanarossa al centro Unesco: «Sia chiaro, è il biglietto da visita»

«I numeri dell’aeroporto di Catania sono straordinari: più 15 per cento di passeggeri, più 13 per cento di movimenti… Enzo, l’infrastruttura comincia a non bastare, pensaci». Gaetano Mancini, amministratore delegato della Sac – la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa – snocciola i suoi numeri, mentre il sindaco di Catania Enzo Bianco – che alcuni mesi fa ha annunciato che l’amministrazione comunale diventerà socia della Società aeroporto di Catania – prende appunti. «A Comiso ci aspettiamo 280mila passeggeri entro l’anno, una cifra importantissima – continua Mancini – A Catania nel 2014 supereremo la soglia dei sette milioni di utenti, e il traffico aeroportuale, si sa, è il preludio dello sviluppo economico».

L’occasione per parlare di numeri è un convegno sul distretto turistico del sud-est, il nuovo consorzio – fortemente voluto dal primo cittadino etneo – senza finalità di lucro, con lo scopo dichiarato di favorire lo sviluppo del territorio compreso nelle province di Siracusa, Ragusa e Catania. Ma non solo. «Una politica vera per lo sviluppo passa per la valorizzazione delle eccellenze, e noi dobbiamo chiederci: cosa può fare l’aeroporto in questo contesto? Chiudiamo il bilancio con più di 19milioni di euro di margini operativi, sono soldi che ci servono per fare investimenti e per continuare a guardare al mercato internazionale – sostiene l’amministratore delegato – E a chi paragona i nostri numeri con i 22milioni di passeggeri che arrivano alle isole Baleari vorrei dire che lì hanno qualcosa che qui non c’è: un sistema turistico che renda attrattivo e fruibile il territorio, la vera valorizzazione dei suoi punti di forza». E quelli della Sicilia orientale sono molti.

Nella parte dell’isola che guarda a est sono concentrati il 60 per cento del prodotto interno lordo siciliano (cifra che sale all’80 per cento se si escludono i dipendenti isolani della pubblica amministrazione), il 45 per cento dell’industria manifatturiera, nonché la più alta densità di beni culturali. «Si vince se si fa squadra», afferma, sicuro, Enzo Bianco. «In passato avevo idee molto meno moderate di quelle di oggi – racconta il sindaco – Sognavo una Sicilia con due sole province: quella della Sicilia orientale e quella della Sicilia occidentale. Per il momento, mi accontento del distretto sud-est». Che non sarà una struttura, ma un organismo liquido: «Non avremo dipendenti, saremo un’entità progettuale che si appoggerà ai Comuni che ne fanno parte per tutto quello che le sarà possibile. Se avremo bisogno di esperti, li chiederemo all’università; se avremo bisogno di amministratori, ci rivolgeremo a quelli che abbiamo già». Nessun conflitto, quindi, con città metropolitane e consorzi comunali, «ma cooperazione». «Avremo da combattere – ammette Bianco – Dovremo sconfiggere le strutture di campanile e chi crede che vogliamo scippare ad altri i loro marchi di eccellenza, ma riusciremo a spiegare che si tratta solo di una straordinaria possibilità di essere protagonisti».

A mettersi insieme per parlare di sviluppo condiviso, dice Bianco, sono stati i sindaci di 44 Comuni, tutti con un patrimonio artistico da tutelare. «Una struttura a cinque stelle», la definisce Giovanni Puglisi, presidente di Unesco Italia. Dalla Villa del Casale di Piazza Armerina alla Valle dei templi di Agrigento, passando per le isole Eolie, la Val di Noto, Siracusa e l’Etna, e arrivando all’itinerario bizantino di Palermo, Cefalù e Morgantina: l’attenzione dell’organizzazione delle nazioni unite si è concentrata più volte sulla Sicilia. «Questa terra è una locomotiva dell’economia – dice Puglisi – Il carburante per farla andare avanti devono essere le reti sul territorio. Siamo una piattaforma galleggiante con enormi potenzialità e ricchezze inestimabili». Tutte ben nascoste. «Mi è capitato anni fa di parlare con l’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo – ricorda – Lui proponeva di aumentare il costo del biglietto d’ingresso alla Villa del Casale. Io gli ho risposto: “Altro che biglietto per entrare, bisogna dare un premio agli eroi che riescono solo ad arrivarci laggiù!”». Eppure, quello di Piazza Armerina risulta essere uno dei siti tutelati più visitati.

Lo stesso non si può dire della Venere di Morgantina, esposta nel museo di Aidone: «Ha sì e no 50mila visitatori, se fosse rimasta al Getty museum di Los Angeles ne avrebbe avuti cinque milioni». Il fatto che un territorio si meriti le sue ricchezze, arringa Puglisi, dipende da quanto è in grado di sponsorizzarle. «L’aeroporto di Catania serve sei siti Unesco e tre atenei: mettiamoci in testa che il flusso di passeggeri che passa da qui è il flusso di turisti che gira la Sicilia. Siamo il biglietto da visita di questa terra, agiamo di conseguenza».

[Foto di Joshua Davis]

Luisa Santangelo

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