Dietro le quinte. Faccia a faccia con i Sodastream

Ad aprire la serata ci pensano i Tempestine, gruppo siracusano formatosi la scorsa estate dall’unione di Lorenzo Urciullo (Iuca Buona) e Carlo Barbagallo, musicista eclettico che ha fra le mani svariati progetti fra cui vari lavori da solista, un disco da registrare a febbraio con i Suzanne’s Silver e una tournè in America prevista per il 2007.

E tocca quindi ai Sodastream, che ritornano dopo tre anni dal loro primo incontro con il pubblico siciliano, questa volta ospiti del centro culturale ZŌ. Pete Cohen al contrabbasso, suonato spesso con l’archetto, e alla sega, suonata anch’essa con l’archetto (come fece il cantante dei Black Heart Procession tre anni  fa, sullo stesso palco). Voce bassa, bassissima, capelli scompigliati, occhialini da vista, faccia simpatica.
Karl Smith alla chitarra e all’armonica a bocca, voce chiara, aspetto composto e modi eleganti, pacati.
Stavolta, durante il loro tour in Italia, hanno avuto un po’ di sfortuna: “c’hanno rubato il furgone con tutti gli strumenti, così mi hanno dovuto prestare il contrabbasso. E la chitarra nuova di Karl dava problemi, tra l’altro lui ha pure avuto il raffreddore così che abbiamo dovuto saltare una data”, spiega Pete sul palco nelle pause, in italiano. E, giusto per sottolineare il concetto, aggiunge che “si doveva suonare pure il pianoforte, questo pianoforte bellissimo che vedete, ma è chiuso a chiave e non la si trova”.

Alla fine del concerto, Pete e Karl ci permettono di avere una conversazione con loro. Così, quando autografi e fotografie si esauriscono e il pubblico è già sparito, Pete ci chiama dietro le quinte, sistema due divanetti uno di fronte all’altro, “un po’ come a scuola”.
E iniziamo a parlare.
“Il pubblico siciliano è grandioso, è totalmente diverso dal pubblico australiano, non in senso positivo o negativo, non saprei spiegare. Per questo, stiamo già pensando a ritornare presto in Sicilia, magari nel 2008. Il locale che ci ha ospitato, poi, è perfetto, c’era tanta energia, si sentiva che il pubblico c’era e si lasciava prendere dalla musica”.
In studio, al duo si unisce spesso la batteria. Ma altrettanto spesso la batteria è assente dal vivo. “Non sentiamo l’esigenza di portare sul palco il batterista, che tra l’altro ha molti impegni in Australia e una famiglia che al momento non può lasciare. Inoltre, un membro in più comporta spese in più, e non abbiamo abbastanza soldi per permettercelo. E, alla fine, in due è più facile viaggiare, spostarsi”.

La musica dei Sodastream è spesso definita semplicemente come pop, ma, come è facile immaginare, quest’etichetta a loro sta stretta, perché le etichette “sono come scatole in cui chiudere, in maniera sbrigativa, qualcosa che non si può definire in una sola parola”.
“Pop? Si, certo, noi siamo come Beyoncè!”, scherza Karl. “Pop è un concetto riduttivo. La nostra musica è quella che è, prenderla o lasciarla, se piace la si ascolta, se no la si ignora”, aggiunge Pete.

I due sono abbastanza conosciuti in Italia. Il loro ultimo disco “Reservations” (2006), tra l’altro, è stato prodotto da una casa discografica italiana, la Homesleep. Allora chiedo cosa ne sanno loro della scena indie italiana. “Conosciamo alcuni gruppi come i Giardini di Mirò e altri che ci piacciono, ma è difficile ricordare tutti nomi”.
Sulle possibilità di buttarsi nel mondo della musica, Pete trova che “in Australia non è così impossibile farsi conoscere e trovare i mezzi per suonare e registrare. Questo, però, se si resta nella propria città o nei dintorni . Se pensi già a spostarti la cosa si complica. Anche arrivare qui in Sicilia, per noi, non è stato così semplice. Siamo stati fortunati a poterlo fare, ma è una fortuna che tocca a pochi, purtroppo”.

E allora tocchiamo un altro tasto dolente, dalla risposta scontata, di fatto: considerazioni sulla possibilità di scaricare musica gratis dal web. “It’s a shame…Qui in Europa e in America la gente non compra più i cd, preferisce scaricarli velocemente e senza pagare nulla. In Australia invece si preferisce ancora comprarli originali. I musicisti non sono come a volte si immagina, cioè gente che suona giusto perché ama suonare e vuole fare solo quello. Anche noi dobbiamo mangiare. E la situazione è davvero difficile, non ci basta solo suonare, siamo costretti a fare altri lavori, o è la fine” (Pete lavora, Karl studia, ndr).

Molti ritengono la musica dei Sodastream un po’ triste, cupa, deprimente, e magari in alcuni casi lo è. “La musica si prende per quello che si prova in quel dato momento, per la situazione in cui ci si trova quando la si ascolta. Dipende dal punto di vista e dal contesto. Ma molto spesso la gente tende a sentire una musica come triste e deprimente solo perché è musica tranquilla, poco ritmata, senza la batteria che fracassa le orecchie e senza testi d’amore che inneggino alla felicità e all’allegria. La nostra musica è tranquilla, ma ciò non implica che debba per forza essere deprimente”.

E visto che Pete e Karl scrivono cose felici quando sono tristi, e cose tristi quando sono felici, mi domando come si sentano in questo momento. “Non siamo tristi né felici. Siamo solo stanchi”.

Allora grazie a Karl e Pete per averci concesso un po’ del loro tempo. E della loro musica.


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