Diciotti, indagato il ministro dell’Interno Salvini Replica: «Non mi fermeranno. È una vergogna»

Il fascicolo non è più a carico d’ignoti. A essere indagato per il blocco dei migranti a bordo della nave della Guardia costiera Ubaldo Diciotti è il ministro dell’Interno Matteo Salvini. I reati ipotizzati nel faldone sono quelli di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Il leader della Lega Nord non è l’unico a essere finito sotto la lente d’ingrandimento della procura di Agrigento, la stessa che ha comunicato, tramite una nota stampa, la notizia dell’iscrizione del registro degli indagati di Salvini e di una seconda persona, probabilmente un vertice del ministero. A lavoro sul caso, ormai da diversi giorni, c’è il procuratore capo Luigi Patronaggio. Il magistrato si è prima recato a bordo del pattugliatore militare ancorato al porto di Catania, mentre oggi è volato a Roma per ascoltare i funzionari del Viminale Gerarda Pantalone e Bruno Corda.

Nessun faccia a faccia, invece, con Salvini. L’inchiesta però adesso passerà dalla procura di Agrigento agli uffici del tribunale dei ministri di Palermo. Ossia una sezione specializzata del tribunale ordinario, competente per gli eventuali reati commessi dal presidente del Consiglio e dai suoi ministri. Bisognerà fare piena luce sulla catena di ordini che ha portato al blocco dei 170 migranti, in prevalenza provenienti dall’Eritrea. Nonostante una tensione sempre più alta sul caso Diciotti, il leader del Carroccio, attraverso le sue pagine social, aveva sfidato apertamente il procuratore di Agrigento. Poche ore fa l’ennesimo post su Facebook: «Il procuratore ha chiesto i miei dati anagrafici. Per fare cosa? – scrive Salvini – Se vuole interrogarmi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte!».

«Sui migranti abbiamo fatto più noi che in sei anni Boschi e Boldrini – replica Salvini da Pinzolo, durante una manifestazione della Lega – Essere indagato perché difendo gli italiani è una vergogna. Ecco perché la riforma della giustizia è fondamentale. Se qualcuno vuole fare politica per il Partito democratico si candidi e non faccia il procuratore o il magistrato. Difenderò fino alla fine soltanto la giustizia che non fa politica». 

Dario De Luca

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