La decisione riguarda la società confluita a luglio 2020 nella Iniziative editoriali Siciliane srl, assumendo il nome di Domenico Sanfilippo Editore società per azioni. Adunanza dei creditori a marzo 2022. L'attività delle testate intanto prosegue come sempre
Dichiarato fallimento della Domenico Sanfilippo Editore spa Era fusa da oltre un anno con la nuova editrice de La Sicilia
Una questione che, allo stato, sembra essere più di principio che sostanziale. È il fallimento della Domenico Sanfilippo Editore spa, società dell’imprenditore Mario Ciancio che però non esiste più da oltre un anno. Fusa a luglio 2020 con la Iniziative editoriali Siciliane srl, assumendo il nome di Domenico Sanfilippo Editore società per azioni, editrice del quotidiano cartaceo La Sicilia e del sito lasicilia.it. Una denominazione che ha provocato non poca confusione anche all’udienza del 7 dicembre, a conclusione della quale i giudici del tribunale fallimentare di Catania hanno deciso per il fallimento della società, nominando due curatori: l’avvocato Carmine Catania e il commercialista di Milano Danilo Cannella.
A loro, adesso, il tribunale chiede di «ricostituire e cristallizzare il patrimonio della società fusa» e, con una formula di rito nel caso di fallimento, «procedere immediatamente all’apposizione dei sigilli sui beni che si trovano nella sede dell’impresa e sugli altri beni della società fallita». Quali beni, però, non è chiaro, considerato che adesso è tutto della nuova società. L’unica cosa certa è che, al momento, l’attività delle testate procede come sempre.
Era stata la procura di Catania, con un ricorso depositato il 3 dicembre, a chiedere il fallimento a causa del mancato pagamento da parte della vecchia società dei debiti
verso lo Stato, inizialmente intorno a un milione di euro (ridotti negli ultimi anni dalla nuova società post-fusione). Nelle 12 pagine della sentenza, vengono richiamati brevemente i conti della ditta ormai fallita: un «attivo patrimoniale superiore a nove milioni di euro e debiti superiori a dieci milioni di euro» nel bilancio di esercizio chiuso nel 2018 e, l’anno dopo, «fra le altre cose, debiti scaduti nei confronti dei fornitori per oltre quattro milioni di euro».
Per il tribunale, «la cessazione dell’attività d’impresa della società fusa l’ha privata dei mezzi necessari a far fronte alle obbligazioni rimaste inadempiute al momento della fusione». Un non problema, secondo i bene informati, considerato che proprio dalla fusione sarebbe venuto fuori un soggetto economicamente più stabile a cui devono rivolgersi anche i vecchi creditori. In attesa di novità dai curatori nominati dal tribunale, l’adunanza dei creditori è stata fissata per l’1 marzo 2022. L’editore al momento si trova sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.