Il giornalista, scrittore e attore presenta il suo libro e il suo spettacolo teatrale, entrambi dal titolo Il coraggio è una cosa. L'intellettuale etneo è affetto dalla nascita da tetraparesi spastico-distonica, una malattia che non gli permette di parlare, ma di questo non ha fatto né un'alibi né un cruccio. Scrive, recita e comunica utilizzando il linguaggio del corpo. Il 26 e il 27 aprile si esibirà a Catania con la regia di Monica Felloni e la direzione artistica di Piero Ristagno
Danilo Ferrari, lo spettacolo al Piccolo teatro «Sulla scena porto il linguaggio del corpo»
«A teatro posso mostrarmi con tutte le mie possibilità e le mie impossibilità». A dirlo è Danilo Ferrari, il ventinovenne giornalista e attore teatrale catanese affetto da tetraparesi spastico-distonica, malattia che non gli consenta né di parlare né di scrivere. Il suo spettacolo Il coraggio è una cosa, omonimo al suo libro disponibile su Amazon a partire da maggio, andrà in scena in doppio appuntamento il 26 e il 27 aprile al Piccolo teatro di Catania. Alla presentazione Piero Ristagno, fondatore dell’associazione Nèon che da venticinque anni ha introdotto in Sicilia il concetto del teatro delle diversità, commenta il binomio scrittura-teatro alla base del lavoro di Ferrari: «C’è un’identificazione di intenti nelle sue opere che si realizza attraverso le parole dei suoi occhi e gli sguardi delle persone che riescono a catturarle». E Danilo ribadisce: «Sono narratore, scrittore e attore».
Ferrari non può parlare né scrivere a causa della malattia di cui è affetto dalla nascita, ma riesce a comunicare con un linguaggio del corpo forte e rivelatore di ironia e schiettezza. Al suo fianco c’è Maria Stella Accolla, la sua ex insegnante di sostegno del liceo, che gli presta la voce e con dedizione interpreta le sue idee. Attraverso la sua bocca Danilo parla di come vive il rapporto con la gente e con il teatro, racconta le emozioni della scena ed esprime la propria idea di giornalismo. Manifestando la sua soddisfazione per «avere sempre detto quello che pensavo con il mio modo di comunicare perché in fondo le persone hanno provato curiosità e sono partite dalla realtà più semplice, cioè il linguaggio del corpo».
Proprio il corpo, in ogni sua sfaccettatura, è al centro dello spettacolo. Uomini e donne danzano seguendo musiche concitate e prestandosi ad acrobazie, suggestioni e forte espressività dei movimenti. La performance teatrale, per la regia di Monica Felloni e la direzione artistica di Piero Ristagno, è un’intensa coreografia di dialoghi muti e di corpi in movimento che «vuole dare la misura di cosa sia questo tipo di teatro che noi chiamiamo delle diversità», spiega Ristagno.
A formare un unicum con la pièce teatrale è il libro omonimo, edito dall’associazione Nèon e distribuito da Amazon a partire da maggio. Con un tono confidenziale, seguendo l’idea del dialogo tra autore e lettore e lasciandosi anche andare a frasi provocatorie, Danilo racconta se stesso. «Il coraggio di esserci, di comunicare non attraverso il pietismo ma pensando un livello altro di normalità», conclude Ristagno.