Scrittore e attore teatrale, il 29enne catanese è affetto dalla nascita da tetraparesi spastico-distonica. Dal suo primo libro Il coraggio è una cosa è tratto lo spettacolo che andrà in scena il prossimo fine settimana a Catania. Per chi lo conosce Danilo non è né un eroe né una vittima. Ma il testimone della «straordinaria capacità della comunicazione che ci rende umani», racconta Piero Ristagni, fondatore dell'associazione Nèon che lavora al suo fianco
Danilo Ferrari, l’artista disabile a teatro «Il suo eroismo è quello di ciascuno di noi»
«Che Danilo riesca a fare le cose nonostante sia disabile è una puttanata». Danilo Ferrari, 29 anni, catanese di Picanello, è affetto dalla nascita da tetraparesi spastico-distonica. Non può parlare né scrivere, eppure la sua rubrica sulla rivista San Francesco patrono d’Italia è da poco diventata un libro e lui stesso è protagonista di uno spettacolo teatrale, per la regia di Monica Felloni, che verrà presentato domani al Borghetto Europa e andrà in scena sabato e domenica al Piccolo Teatro. «Perché Danilo è prima di tutto un intellettuale, un artista». E solo incidentalmente un disabile. Ne è convinto Piero Ristagni, dell’associazione culturale etnea Nèon, che segue il percorso artistico del ragazzo da più di dieci anni. E che adesso porterà in scena insieme a lui lo spettacolo Il coraggio è una cosa, dopo aver curato l’edizione del libro.
«Ho conosciuto Danilo quando era uno studente del liceo Lombardo Radice, dove organizzavamo alcuni laboratori di scrittura poetica e teatro. La nostra passione era proprio lavorare con lui e con la sua classe – racconta Ristagno, fondatore insieme a Monica Felloni della compagnia Nèon – Già allora la sua dimensione di leadership era palpabile». In questi dieci anni Danilo si è diplomato e poi laureato in Scienze dell’educazione con una tesi in Filosofia. «Ci siamo sempre tenuti in contatto e, un paio d’anni fa, gli abbiamo proposto di partecipare a un lavoro teatrale da cui è nato il libro – continua Ristagno – Abbiamo realizzato un primo studio dello spettacolo, andato in scena in festival internazionali e in una nostra rassegna. Adesso, questa nuova versione verrà presentata a Catania».
La base di partenza sono gli scritti di Danilo per la rivista San Francesco patrono d’Italia, stampata ad Assisi, e per cui il giornalista pubblicista cura una sua rubrica dal 2004. «Noi di Nèon intanto siamo diventati anche una piccola casa editrice e abbiamo deciso di pubblicare una raccolta dei suoi scritti», spiega Ristagno. Una raccolta che però definisce «un po’ sui generis»: «Nel volume si trova il punto di vista di Danilo rispetto alla vita, all’esistenza umana e all’etica. L’esperienza della disabilità è personale come l’esperienza di vita di ciascuno di noi. La vera particolarità che Danilo evidenzia è piuttosto la straordinaria capacità della comunicazione che ci rende umani».
Per chi conosce il giovane intellettuale catanese è impossibile descriverlo come un eroe. Perché non gli renderebbe giustizia. «Quello che pone Danilo è un problema di coraggio nell’azione che sta dentro la vita di tutti». Impossibile anche pensare a lui come a una vittima. «Danilo usa le sue facoltà intellettive per sondare le cose, come tutti quelli che ne hanno voglia. Chi non lo fa non va fustigato, ma perde un’occasione. È lui il poverino, non Danilo che invece è ricco, come tutti, in quanto essere umano in comunicazione con gli altri».
Una possibilità, quella di comunicare, che nasce dal rapporto intenso con Maria Stella Accolla, la sua ex insegnante di sostegno al liceo. «Danilo non può scrivere e così scrive Maria Stella – racconta Ristagno – Con una dedizione che non è solo nei confronti di Danilo, ma parte da un punto di vista laico e libero sulla vita che riguarda proprio la comunicazione. Nel suo lavoro c’è una crescita che è di tutti». E che adesso Ferrari e chi lavora con lui vuole provare a restituire a lettori e spettatori. Sopratutto ai giovani, coetanei di Danilo e suo pubblico naturale. «Oggi sui ragazzi pesa un grande senso di sfiducia, ma li stanno prendendo per i fondelli. Non è che Danilo sia più fortunato perché, nonostante sia disabile, riesce a fare – conclude Piero Ristagno – L’eroismo di Danilo è l’eroismo di ognuno di noi, di cui essere fieri e con cui manifestare la realizzazione degli obiettivi che vogliamo raggiungere. È chiaro che però, se ci facciamo fregare sui sogni, non possiamo farcela».