Dopo tre anni l'Assemblea regionale approva la legge che istituisce i Liberi consorzi e che era stata impugnata dal governo nazionale. Tre delle quattro modifiche chieste vengono adottate. Non quella che avrebbe visto i sindaci dei capoluoghi a capo delle città metropolitane. Musumeci: «Tra le peggiori votate in 70 anni»
Dall’Ars via libera alla riforma delle Province Non passa la norma cara a Bianco e Orlando
È finalmente arrivato il sì alla riforma, annunciata tre anni fa, che istituisce i Liberi consorzi di Comuni e le Città metropolitane. Tre delle quattro impugnative del consiglio dei Ministri sono state recepite, mentre con voto segreto è stata bocciata la norma, anche questa di recepimento della riforma Delrio, che avrebbe visto i sindaci dei capoluoghi a capo delle città metropolitane. Al momento della votazione finale, i parlamentari di Forza Italia e Pid hanno abbandonato l’Aula, mentre i deputati pentastellati e quelli della Lista Musumeci hanno votato contro. Il ddl ha ottenuto 38 voti a favore e 19 contrari.
«Mi auguro – ha detto il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, anche lui astenuto – che non ci siano ulteriori impugnative, neanche se sollecitate dai sindaci». Ardizzone ha richiamato più volte e in ogni modo, prima e durante la seduta parlamentare di questo pomeriggio, l’Assemblea ad attenersi al rispetto dei quattro rilievi del consiglio dei Ministri, senza inserire nel testo norme aggiuntive. Ricordando, altresì, che l’Ars ha dovuto lavorare in un contesto anomalo in quanto il governo Crocetta aveva deciso di non appellarsi alla Consulta contro l’impugnativa di palazzo Chigi.
Una legge, quella appena approvata, «tra le peggiori votate dall’Ars in settant’anni», ha detto Nello Musumeci. Secondo il presidente della commissione regionale antimafia, la norma non apporterebbe «nessun risparmio, nessuna garanzia per i dipendenti, maggiore isolamento per i sindaci e nessuna utilità per cinque milioni di cittadini. Avete creato – ha detto all’Aula – una istituzione simulata, senza democrazia, perché l’avete abolita. Affiderete a poche persone, al posto di quattro milioni di elettori, il compito di decidere i vertici dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Avete resuscitato le cordate tra i partiti. Tra qualche mese vedrete i risultati disastrosi di questa finta riforma».
Di tutt’altro avviso, naturalmente, la capogruppo del Partito democratico a Sala d’Ercole, Alice Anselmo, secondo cui adesso i nuovi enti potranno «finalmente avere un assetto stabile, i dipendenti hanno le risposte che attendevano e i cittadini potranno avere certezza in merito ad una serie di servizi fino ad oggi in bilico». Sulla norma che rimanda l’elezione dei sindaci metropolitani a una consultazione di secondo livello, anche Anselmo ammette che «poteva essere una legge migliore, ma vogliamo guardare i tanti aspetti positivi».
Secondo la Cisl, infine, «a questo punto sarà ancora più importante il dialogo tra governo regionale e nazionale. Ovviamente, qualunque sia l’esito di questo dialogo, non venga buttato via l’ottimo lavoro compiuto per il personale. Una cosa è certa: è incomprensibile, anche stavolta, l’assenza del presidente Crocetta».