Una norma proposta dal governo Crocetta e ora in discussione all'Ars prevede di derogare ai vincoli paesaggistici nel caso di opere di pubblica utilità. Per Legambiente si dà ai politici un potere pericoloso. Secondo l'assessore al Territorio, «chi amministra ha la responsabilità di trovare soluzioni»
Dalla Catania-Ragusa agli elettrodotti, giunta accelera Croce: «Deroghe servono per sbloccare infrastrutture»
L’autostrada Catania-Ragusa, di fatto, probabilmente verrà realizzata senza il ricorso alla norma della discordia, ma il tema politico resta tutto in piedi. Ieri l’ira di Legambiente non ha lasciato spazio alle interpretazioni: l’articolo 72 del correlato, in discussione all’Assemblea regionale, apre la possibilità per la giunta regionale di andare in deroga ai vincoli paesaggistici, nel caso in cui un’opera sia dichiarata di pubblica utilità.
Un provvedimento che ha fatto saltare dalla sedia l’associazione ambientalista, convinta che con questo pretesto, la politica possa avere le mani libere nell’approvazione di «tutte le opere pubbliche, più le opere private o di concessionari di servizi e lavori pubblici che possono essere dichiarate tali: un elettrodotto, delle nuove trivelle, un porto turistico, un parcheggio, strade, cave, discariche e inceneritori».
Un punto rispetto al quale persino l’assessore al Territorio, Maurizio Croce, si è detto in parte d’accordo, ammettendo che «in linea di principio, i rischi di cui parla Legambiente non sono campati in aria». «Ma attenzione – aggiunge Croce – a non generalizzare una norma che così generale invece non è affatto. Per la dichiarazione di opera di pubblica utilità la legge prevede dei precisi passaggi, tra cui il fatto che a proporla debba essere l’assessore ai Beni Culturali e che poi questa proposta debba ricevere l’ok della giunta».
Il casus belli si è scatenato attorno al progetto della Catania-Ragusa, che in un tratto attraverserebbe un’area vincolata da un piano paesistico, con la conseguenza dell’abbattimento di alcuni alberi (dieci secondo Croce, venti secondo Legambiente, ma non è quello il punto).
«Il progetto preliminare – spiega il soprintendente di Ragusa, Calogero Rizzotto – è datato 2009, mentre il progetto definitivo è arrivato soltanto nel 2017. È chiaro a tutti che nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti. Ed è così anche per il piano paesaggistico, approvato nel 2016. Quando nel 2017 è stato depositato il progetto definitivo, i progettisti non avevano tenuto conto dei nuovi vincoli e gli si è fatto notare. C’è un’interlocuzione molto proficua in corso, hanno preso atto del piano paesaggistico e ridisegnato l’infrastruttura». Anche secondo Croce, in realtà, il problema del tratto vincolato lungo la Catania-Ragusa potrebbe essere risolto per via amministrativa, senza il ricorso all’articolo 72 della legge in discussione all’Ars.
Ma la questione per cui Legambiente attacca è ben più generale e coinvolge il principio secondo cui se passa il provvedimento, il potere di aggirare i vincoli paesaggistici verrebbe sfilato dalle mani dei tecnici, per essere invece affidato alla politica.
«Il punto – sottolinea Croce – è che chi amministra ha la responsabilità di trovare soluzioni. C’è buona parte dell’infrastruttura energetica che resta bloccata in Sicilia a causa dei vincoli paesaggistici, è così tra Paternò e Augusta, dove l’elettrodotto è bloccato perché ad Augusta c’è un tratto con vincolo 3 del piano paesistico; è così alla sorgente Vizzoni, dove l’elettrodotto tra la Sicilia e la Calabria è fermo per lo stesso motivo; o ancora tra Chiaramonte Gulfi e Ciminna. Se non ci infrastrutturiamo seriamente, ci terremo le centrali termoelettriche in eterno. Per questo, per quanto mi riguarda, la vera battaglia energetica è questa, perché dove passano le infrastrutture energetiche serie, finalmente si dismettono le centrali termoelettriche».