D’Alema ‘massacra’ Renzi: “Le riforme del Lavoro non si fanno in recessione”

Ironico e assolutamente tranchant. Massimo D’Alema ha riservato una botta micidiale a Matteo Renzi nel corso della direzione nazionale del PD. Un discorso da fine oratore ma durissimo nei contenuti. La pace, insomma, dentro il partito del Presidente del Consiglio, è lontana.

D’Alema, in buona sostanza, ha invitato Renzi ad andare a studiare: “I fatti non è obbligatorio conoscerli, ma sarebbe consigliabile se vogliamo studiarli”. Il riferimento è all’articolo 18, già pesantemente ritoccato due anni fa. “Questo dimostra che non è affatto vero che qualcuno difende un totem, è una norma già rivista”.

E, poi, un colpo di fioretto ‘dalemian0’: “Stiglitz dice che riformare il mercato del lavoro in un momento di recessione è deleterio. Ora, sarà pure un vecchio della sinistra, ma ha un Nobel che i nostri giovani consiglieri ancora non hanno”.

E ancora: “Renzi si consulti con chi le sa le cose, non solo con gli altri.

“Questo è un impianto di Governo – ha rimarcato D’Alema- destinato a produrre scarsissimi effeti. E  lo si comincia anche a percepire nell’opinione pubblica”.

Insomma,  se non l’ha definito un ignorante chiacchierone, poco ci mancava.

Quello di D’Alema è stato il discorso, forse il più atteso con quello di Renzi, che meglio sintetizza gli stati d’animo del partito.  Un braccio di ferro che si fa ogni giorno più duro.

Dal canto suo, il premier, nei suoi 45 minuti di discorso, non ha dato segnali di ‘ripensamenti’:
“Questa riforma e’ di sinistra, se la sinistra serve a difendere i lavoratori e non i totem. Se serve a difendere il futuro, e non il passato. Se serve a difendere tutti, non qualcuno gia’ garantito”. Questo essere o non essere di sinistra è un tema che rincorre Renzi. Fino alla gaffe di ieri sera a Che che fa

“L’attuale sistema del reintegro va superato- ha detto Renzi-  lasciandolo per discriminatorio e disciplinare”.

“E’ corretto dire che riformiamo il mercato del lavoro per attrarre gli investimenti e perche’ ce lo ha chiesto anche l’Europa”.

E poi l’attacco ai sindacati:

“Perche’ sindacati e partiti hanno fatto a meno dell’articolo 18, in tutti questi anni, pur avendo piu’ di 15 dipendenti?”. Li sfido su tre punti: una legge della rappresentanza sindacale, salario minimo, il collegamento con la contrattazione di secondo livello”.

La direzione nazionale  è ancora in corso. Stanno prendendo la parola tutti i personaggi della saga del PD. Si attende la replica di Renzi.


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