Alle telecamere de Le Iene Pietro Sessa raccontava il calvario dei prestiti di uno strozzino. Nello stesso periodo, secondo l'accusa, si occupava di stupefacenti e mediava con alcuni uomini con base a Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria
Da vittima di usura a «braccio destro» del trafficante di droga Dialoghi in codice: «C’è l’amico per la macchina, ci vediamo?»
Da vittima di usura intervistata all’interno del programma televisivo Mediaset Le Iene alla pesante accusa di essere stato «l’anello di congiunzione con i fornitori di droga calabresi e braccio destro di Saro Amico». Il profilo è quello di Pietro Sessa, storico venditore di auto con base operativa a Rosolini, in provincia di Siracusa. Sessa è tra le persone finite in carcere nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza Le Vallette. Sotto la lente d’ingrandimento della procura una banda internazionale specializzata nel traffico di droga con ramificazione in Albania e a Malta. L’imprenditore nel 2018 si presentò davanti alle telecamere per raccontare all’inviata Roberta Rei la sua storia da vittima di uno strozzino. Nello stesso periodo però, almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti, Sessa si sarebbe dedicato agli affari della droga.
Uno dei compiti dello storico commerciante sarebbe stato quello di occuparsi delle comunicazioni telefoniche con alcuni trafficanti con base a Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. Il 22 giugno 2018 prima di una trasferta oltre lo Stretto le cimici registrano una telefonata in cui Saro Amico definendo la droga «cavalli» indicava a Sessa l’orario di partenza dalla Sicilia. «Allora gli posso telefonare e gli dico che dopo pranzo sei al bar», rispondeva il commerciante d’auto di Rosolini come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare. Alle 17.23 dello stesso pomeriggio il primo aggiornamento sul viaggio: «Novanta chilometri e siamo arrivati», annunciava Amico a Sessa. Giunto a Marina di Gioiosa Ionica ecco l’ennesima telefonata del presunto trafficante di droga all’imprenditore di Rosolini: «Pietro, diglielo. Io sono al bar».
Con un altro presunto trafficante, Alessandro Agostino, invece dei «cavalli», si faceva riferimento al termine «Antara», dal nome di un modello di suv della casa automobilistica tedesca Opel. D’altronde Sessa si occupava di rivendere macchine. Per la guardia di finanza però l’affare in questione riguardava una grossa partita di droga. «Qua c’è il mio amico per la macchina – diceva Sessa al telefono riferendosi alla presenza in autosalone di Saro Amico – Domani dove ci dobbiamo vedere?». Tutto sembrava filare liscio ma l’appuntamento viene rimandato a più riprese tra problemi familiari e «motori bruciati»: «Saro, vedi che il gippone lo porta lunedì pomeriggio – spiegava Sessa – ha telefonato e non è potuto partire». Improvvisamente Agostino scompare dei radar e per settimane il suo telefono rimane in silenzio, fino a quando riprendono i contatti con Sessa: «Avevo la macchina pronta, tutte cose pronte e poi non ti ho sentito più», lo rimproverava il commerciante di automobili.
All’interno dell’autosalone Mondo Auto di Sessa si è svolto anche più di un faccia a faccia tra siciliani e calabresi. L’imprenditore di Rosolini, per gli inquirenti, sarebbe stato a disposizione anche per custodire partite di droga, in particolare in un terreno in contrada Coda di Lupo. Un luogo tranquillo, lontano da occhi indiscreti e dove non organizzare «mangiate oltre a non fare mettere piede ai rosoliniani».