Dopo l'incontro di ieri con l'assessore Lagalla, il comitato mamme avvia una petizione per chiedere l'intervento dello Stato. «Siamo privi di un cinema, di una struttura polisportiva, di un parco giochi adeguato. L'unico punto di riferimento è la scuola»
Da Ustica l’appello per una legge sulle isole minori «Basta la pioggia per negarci il diritto allo studio»
A Ustica, se piove nel weekend, non si va a scuola lunedì. È il paradosso di un’isola, distante 36 miglia da Palermo, che è costretta ad affrontare in questo modo il maltempo. Le note difficoltà di collegamento col capoluogo siciliano – pochi i mezzi a disposizione, e in condizioni meteorologiche avverse neanche partono – fanno sì che a Ustica da tempo sia negato anche il diritto allo studio. Dopo la vicenda dello scorso settembre, che ha visto l’unico istituto presente sull’isola rinviare l’apertura dell’anno scolastico per alcuni giorni a causa della mancanza del personale Ata, il neonato comitato delle mamme è tornato a rivolgersi allo Stato italiano. Per chiedere una legge nazionale sulle isole minori. E uscire in questo modo dall’isolamento.
«Siamo soggetti alle condizioni meteo marine e alla effettiva distanza dalla terraferma – si legge nella petizione avviata su change.org – per cui, a volte, anche organizzare un’attività extrascolastica o addirittura scolastica, diventa un serio problema. Siamo privi di un cinema, di una struttura polisportiva, di un parco giochi adeguato, per non parlare di scuole di danza , scuola di musica, palestra; tutto ciò insomma che serve a sviluppare un’adeguata crescita fisica e psichica, stimolando e potenziando le attitudini personali di ciascuno. L’unico punto di riferimento che abbiamo è la scuola che dovrebbe garantire il diritto allo studio. Oggi questo diritto ci viene negato».
Proprio su questi temi ieri a Ustica è arrivato anche l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, che si è confrontato con il comitato delle mamme e l’amministrazione comunale retta dal sindaco Salvatore Militello. «Ho trovato una situazione complessa – racconta Lagalla – sia per quanto riguarda la fruibilità dell’offerta didattica che per quanto concerne lo stato dell’edilizia scolastica. Con l’amministrazione comunale, con la dirigenza scolastica e con il comitato delle famiglie abbiamo avviato un serio confronto, individuando sin da subito alcune iniziative di supporto e di potenziamento alla didattica che potranno essere avviate già nei prossimi mesi. L’intervento maggiore riguarda poi i plessi scolastici ancora in stato di cantiere e le opere incompiute che da anni attendono il completamento, unitamente alla necessità di altri interventi di manutenzione fondamentali per garantire sicurezza e idoneità agli ambienti scolastici. È mio impegno avviare sin da subito un tavolo regionale dedicato alle scuole delle isole minori».
L’incontro, seppur interlocutorio, sembra aver soddisfatto le mamme. «L’assessore è stato propositivo, e ci ha dato delle soluzioni a breve in attesa di una legge nazionale ad hoc – racconta Maria Giovanna Bertucci – Lagalla ci ha informato che verrà istituto un tavolo tecnico tra i provveditori della Sicilia, in qualità di rappresentanti dei vari plessi scolastici delle isole minori (il consorzio Simi). L’idea è dare la possibilità ai dirigenti scolastici di velocizzare il reclutamento del personale in loco. La nostra priorità è riuscire a trovare la soluzione nel disagio. Nel momento in cui Ustica rimane scollegata dalla terraferma, a causa del maltempo, non c’è materialmente la possibilità di chiamare nessuno perché comunque si tratta di reclutare gente da fuori che appunto, per il maltempo, non può arrivare subito. Chiediamo di poter usufruire delle nostre graduatorie d’istituto, col personale dell’isola, e in quei precisi casi di aprire la scuola col personale che si trova sul posto».
Un’altra delle possibilità illustrate dall’ex rettore dell’università di Palermo è stata quella di «potenziare l’anno scolastico, dando più ore ai professori. Sarebbe un’ottima possibilità per quei professori che magari hanno cattedre spezzettate, cioè che a Ustica magari insegnano solo un giorno o due e invece in questo modo potrebbero restare per più tempo». L’arco temporale di intervento, indicato sia dall’amministrazione comunale che dal governo regionale, arriva fino al 2021. Intanto però oggi restano i problemi. Che si rinnovano già da questo weekend, che si preannuncia piovoso.
«Da qualche anno ci ritroviamo ad iniziare le attività didattiche con un terzo del corpo docente – si apprende ancora dalla petizione avviata proprio da Maria Giovanna Bertucci – Da genitori non possiamo e non vogliamo che i nostri figli siano trattati come studenti di serie B per colpa di un sistema scolastico nazionale che non si cala nelle problematiche del territorio. Docenti non del luogo che a volte vengono nominati tardi e che cambiano annualmente, docenti nominati con completamento di cattedra in provincia, soggetti quindi a svolgere la didattica quando e se le condizioni meteomarine lo permettono, graduatorie d’istituto a cui non si può attingere per chiamare i supplenti finché il provveditorato non termina le nomine, e nel caso specifico di quest’anno, personale Ata mancante a causa delle graduatorie esaurite e dall’impotenza da parte del dirigente scolastico di poter ottemperare al disagio viste le attuali normative vigenti».
Sono in tanti, a Ustica come nelle altre isole minori della Sicilia, che scelgono per questi motivi di trasferirsi a Palermo, Trapani (nel caso delle Egadi), Messina (nel caso delle Eolie), Agrigento (nel caso delle Pelagie). Un ulteriore disagio che si somma, quest’anno, ai giorni scolastici persi a settembre. «Partiamo dal fatto che quei giorni non si potranno recuperare – segnala la mamma usticese – perché non c’era un’apertura della scuola. Ovviamente sia noi che i nostri figli sanno che, come già successo negli anni precedenti, dovranno affrontare dei corsi pomeridiani. Visto il tempo di questi giorni è probabile che lunedì alcune sezioni della scuola rimangano chiuse. Ma in questo caso le ore che saranno perse verranno ovviamente recuperate. Intanto noi cerchiamo di spingere il più possibile per una legge nazionale sulle isole minori. Vogliamo ottenere risultati concreti, perché delle parole ce ne facciamo ben poco».