Sono 27 chilometri oggi abbandonati tra paesaggi mozzafiato. Su cui si trovano otto antiche stazioni. Un comitato sta studiando un progetto per valorizzarle a fini turistici, grazie alla collaborazione di università e associazioni. Sulla scia di un fenomeno in grande crescita in tutta Italia. Guarda le foto
Da Noto a Pachino passando per Vendicari Percorso turistico sulla ferrovia dismessa
Otto stazioni per 27 chilometri, dal barocco di Noto alla riserva di Vendicari. Passando per Marzamemi e le strade del vino. È il percorso della vecchia ferrovia che collega il gioiello patrimonio Unesco a Pachino. Tratta abbandonata, conquistata dalla vegetazione e da qualche casa abusiva. Costellata da magazzini merci cadenti e stazioni ormai scheletri che raccontano il secolo scorso. Tracce di memoria all’interno di un contesto paesaggistico unico e dall’alto potenziale turistico. È per questo che da circa un mese è nato un comitato per recuperare la ferrovia, trasformandola in parte in pista ciclabile e pedonale e rendendone fruibile un tratto per un breve viaggio in treno, destinato ai turisti. Ma non solo: altra scommessa è la valorizzazione dei tanti edifici abbandonati, soprattutto nella zona della riserva di Vendicari.
L’idea nasce grazie all’impegno di Francesca Sara Perna, professionista della comunicazione, romana ma con padre di Noto. Lì dove è tornata anche lei, lasciando il lavoro che aveva nella capitale per gestire le proprietà di famiglia. «Vivo qui ormai da un anno e ho deciso di restarci per sempre», racconta. La sua passione per la fotografia e per la valorizzazione del patrimonio dismesso l’ha portata a realizzare diversi reportage fotografici lungo la ferrovia abbandonata. Attorno ai suoi scatti, pubblicati sulla sua pagina Facebook, si è sviluppato un dibattito che ha portato alla nascita del comitato, formato da alcuni architetti. «Abbiamo coinvolto laureandi in architettura per studiare un progetto di destinazione d’uso delle varie stazioni che s’incontrano sulla tratta, in modo da ottenere i finanziamenti necessari», spiega. Il Wwf e l’associazione Italia Nostra sostengono l’iniziativa. Così come il dipartimento di Architettura dell’università di Bergamo, grazie all’amicizia tra un docente dell’ateneo lombardo e uno dei membri del comitato.
«Questa è una zona bellissima ma poco valorizzata – sottolinea Perna – la ferrovia dismessa potrebbe rappresentare un’opportunità per collegare meglio Noto a Marzamemi, molto frequentate d’estate». Grande attenzione è dedicata al tratto che tocca la riserva di Vendicari. «Siamo partiti da una tesi di laurea in cui si ipotizza di spostare più vicino alla strada il parcheggio delle auto, in modo da ridurre l’impatto non benefico sulla riserva e trasformare la vecchia stazione e l’attiguo magazzino merci in ritrovo per i turisti, bar, book shop e punto di partenza per bus navetta elettrici che potrebbero portare fin dentro il cuore della riserva». Servizi che al momento non esistono. Anzi, recentemente proprio il parcheggio a cui fa riferimento il comitato è stato sequestrato dalla Guardia di finanza.
Nella zona del lido di Noto attorno ai binari sono sorti edifici abusivi, ma questo non demoralizza i sostenitori del progetto. «Altrove si è trovata una soluzione senza abbatterli, ma aggirandoli», precisa Perna. In ogni caso è indispensabile che i Comuni di Noto e Pachino chiedano in comodato d’uso alle Ferrovie l’intera tratta. L’amministrazione di Noto ha finora chiesto la gestione tra la città e Noto marina.
Negli ultimi anni l’attenzione per le ferrovie dismesse è cresciuta. Sia grazie a iniziative come la giornata nazionale, sia per l’impegno delle stesse Fs. Il gruppo ha contato circa 1.700 stazioni e locali attigui non utilizzati e li sta concedendo tramite contratti di comodato d’uso gratuito alle associazioni e ai comuni per progetti sociali. Di queste 345 sono state già assegnate. E 50 già trasformate e destinate a fini sociali, quattro sono in Sicilia: a Isola delle Femmine, Messina, Porto Empedocle e Catania. Dei circa 3mila chilometri di tracciato abbandonato, 325 sono stati trasformati in greenways: piste ciclabili e percorsi verdi aperti a tutti. Numeri destinati ancora a crescere.