DA NORD

A Torino il mercoledì sera c’è sciopero dei mezzi pubblici. Un lungo, ma molto lungo, viale  collega casa mia alla stazione di Porta Nuova, da dove parte il treno riservato  dai sindacati piemontesi per recarsi alla Manifestazione. Io col freddo che giustamente (sempre Torino è) si fa sentire, non sarei così contento di fare diversi km a piedi per arrivare in tempo per la partenza. Mi avvio verso un capolinea dei mezzi vicino casa mia sperando paradossalmente di trovare qualche crumiro che mi permetta di scioperare come si deve. Dopo un po’ di tempo passato con pazienza alla fermata di piazzale Caio Mario il crumiro viene fuori a bordo del 63 giallo. Arrivo a Porta Nuova alle 21,00, l’orario fissato per l’incontro e, ovviamente, non trovo nessuno. Io della mia presenza in quel luogo sono sicuro, sento di essere a Porta Nuova ma la stazione è deserta, non c’è nessuno, solo io. Salgo in un treno vuoto, io solo io, e il treno con me unico passeggero parte in tempo.

Non c’è riscaldamento nello scompartimento, e non ho neanche il conforto di altri corpi umani a tentare di alzare la temperatura, però i bagni ci sono e sono in condizioni decenti.

Arrivo puntuale alle 6,15 alla stazione di Roma Termini, e non incontro nessuno. Un volantino si materializza nelle mie mani e mi avverte che la manifestazione partirà dalla vicina Piazza della Repubblica. Roma è silenziosa, il tempo è inclemente, piove, sicuramente Qualcuno avrà fatto valere le Sue conoscenze per cercare di creare un po’ di fastidio, ma a cosa serve? Sono solo, posso comodamente trovare riparo ovunque in questo deserto. Come per il volantino, mi trovo in mano un fischietto rosso, e un poncho antipioggia: tanto vale indossarlo e per farmi compagnia mi metto a fischiare. Verso le 10,30 stanco di aspettare che arrivi qualcuno mi incammino per il percorso indicato dal volantino di cui sopra. Vado particolarmente piano, è come se il mio corpo incontrasse ostacoli invisibili al suo incedere. Ma comunque vado e molto lentamente, attraverso belle strade, fischietto verso piazza del Popolo, immaginando musica da banda che mi accompagna e mi pare di vedere palloncini colorati sopra la mia testa. Ci sono momenti in cui proprio non riesco ad andare avanti e sembra che qualcosa che somiglia a un tessuto liscio mi impedisca di vedere davanti a me, ma sono solo, per cui non posso che proseguire. Arrivo a piazza del Popolo verso le 12,00 e c’è un palco, quello c’è, e ci sono Mussi e Diliberto in un angolo e dei sindacalisti che parlano, forse eccitati dal vedere che finalmente, almeno io, sono arrivato in questo enorme spazio vuoto, che è stranamente opprimente. Immobile, fisicamente legato, ascolto gente che parla del futuro degli italiani, del tentativo del governo di smantellare la scuola pubblica, e non c’è nessuno, a parte me a condividere le loro preziose riflessioni. Dopo un po’ vado via, prendo la metro, perché sono stanco, vado a Termini e mi dirigo verso quel treno che anche per il ritorno è stato riservato solo per me dal generoso sindacato torinese.

Stavolta sulla predellina del treno, incontro un omino, basso e dalle larghe spalle, vestito di blu e liscio e dorato come la superficie di uno splendido Sole.

“Mi consenta di dirle che francamente, caro Giovanni, lei si è sbagliato, si è fatto abbindolare dalle scandalose fandonie della facinorosa sinistra, e ora, se vuole, può porre rimedio e venire con Me nel Mio splendido treno azzurro”.

Siamo stati ignorati, come era prevedibile, ma coloro che ignorano, è lapalissiano, ignoranti sono…

 

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