Il tunnel di accesso alla galleria della metropolitana è sotto sequestro. Da ieri mattina sono spuntati i sigilli della procura della Repubblica di Catania all’interno del cantiere della stazione Stesicoro-Palestro, nella tratta che dovrebbe arrivare fino all’aeroporto. Lì sotto c’è la talpa, ferma, che nei giorni scorsi ha scavato fino ad arrivare sotto al palazzo di via Castromarino crollato nella notte tra domenica e lunedì. I riflettori sono tutti puntati sul lavoro degli investigatori e sulle relazioni tecniche che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni: la prima sarà quella della Cmc di Ravenna, la società che si occupa della realizzazione dei lavori. Una seconda potrebbe essere recapitata al tribunale di piazza Verga dai consulenti tecnici che dovrebbero essere nominati nella fase delle indagini.
I magistrati, del resto, un fascicolo lo hanno aperto. Le ipotesi di reato, per il momento contro ignoti, sono di disastro e lesioni colpose. Il sequestro di quella porzione del cantiere, intanto, è un brutto colpo per i lavori della metro. «Un atto dovuto», sottolinea l’ingegnere Salvatore Fiore, della Ferrovia circumetnea, che è la stazione appaltante. All’impresa e alla direzione dei lavori Fce ha chiesto un report sul crollo del palazzo. Il primo atto di un’indagine interna, che procederà parallelamente a quella della procura, per mettere nero su bianco l’eventuale correlazione, diretta o indiretta, tra quanto è accaduto nello stabile all’incrocio tra via Plebiscito e via Lago di Nicito.
E mentre il Comune di Catania cerca soluzioni con gli sfollati, chi si preoccupa sono adesso i lavoratori della ditta. Già provati dalle difficoltà economiche dei privati e reduci dagli scioperi, gli operai della Cmc al momento stanno facendo piccole opere di manutenzione e bonifica. Giusto per non chiudere il cantiere. Sono tutti fuori dalla galleria, nelle strutture esterne, a pulire magazzini e controllare che i macchinari siano a posto. «Ma sono lavori che possono durare un paio di giorni e che non giustificano tutta quella forza lavoro», dice Nunzio Turrisi, segretario generale di Filca Cisl. La sigla sindacale ha chiesto un incontro alla Fce per discutere del futuro dell’appalto. Le ombre che si addensano all’orizzonte sono molte.
«Il sequestro a tempo indeterminato è un enorme problema – continua Turrisi – Giustamente si devono fare tutti gli accertamenti, siamo preoccupati anche per la sicurezza dei nostri lavoratori, ma se non si scava la galleria siamo fermi». E i problemi che potrebbero nascere a cascata sono enormi: i fondi della Stesicoro-Palestro sono europei e le attività devono essere rendicontate. Un cantiere fermo si blocca e l’Europa potrebbe chiederne conto. Senza considerare che ci sono i lotti successivi da appaltare, per i quali Bruxelles ha già messo sul piatto una pioggia di milioni di euro. Una boccata d’ossigeno per l’asfittico settore degli appalti catanesi.
Altra rogna è la richiesta di ammissione al concordato preventivo formulata da Cmc per scongiurare il fallimento. Il progetto di risanamento presentato dalla ditta al tribunale deve ancora essere omologato e si basa sulla sostenibilità dei debiti e sulle garanzie date a tutti i creditori. Niente lavori, niente saldi, niente garanzie. È una catena che non si può spezzare. «Se il tribunale non dovesse omologare il concordato preventivo, i livelli occupazionali sarebbero di nuovo a rischio – prosegue Turrisi – Impossibile nascondere, inoltre, la paura per l’intera infrastruttura». Per dirla in sintesi: «Ci auguriamo che le indagini si svolgano in maniera completa, ma velocemente», interviene Fiore. «Abbiamo tutti bisogno di sapere cosa è successo – conclude il sindacalista – La chiarezza è l’unica cosa che può aiutare tutti».
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