Crocetta & Lumia: la ‘questione morale’ non vale per Giovanni Di Giacinto?

di Lorenzo Canale

Rosario Crocetta e Giuseppe Lumia, rispondete. I voti, come i soldi, non hanno odore? Non hanno odore i voti del Pd a Messina? Non hanno odore i voti di Francantonio Genovese, implicato nello scandalo della formazione professionale, e quelli del cognato Franco Rinaldi?

Voti che, come già spiegato su LinkSicilia, sono stati decisivi per l’elezione dell’ex sindaco di Gela a Palazzo d’Orleans.

Non hanno odore le 3148 preferenze ottenute da Giovanni Di Giacinto, attuale capogruppo del Megafono all’Ars? Uno che ha dato una grossa mano a Crocetta e Lumia. Uno che, a pochi giorni dalla presentazione della candidature per le regionali, ha abbandonato Grande Sud di Gianfranco Miccichè per finire nella lista “rivoluzionaria” di Crocetta, ottenendo ben 3148 preferenze.

Uno che poi, per le elezioni nazionali, ha “militarizzato” tutti i propri assessori e consiglieri comunali – più una ciurma di amministratori comunali del comprensorio – per la “rivoluzione” di Crocetta e la presentazione della lista per il Senato.

Risultato? L’elezione di un unico senatore del “Megafono”, il cui nome è – guarda caso – Beppe Lumia.

Beppe Lumia di Termini Imerese, che nei vecchi comizi non parlava altro di “selezione della classe dirigente”, e Giovanni Di Giacinto di Casteldaccia, che per 15 anni ha spadroneggiato nel suo Comune, facendone di tutti i colori, con il sospetto – fondato – di un’attitudine al clientelismo più selvaggio e irresponsabile, in spregio alle regole e al principio di trasparenza e legalità.

A Giovanni Di Giacinto LinkSicilia ha già dedicato quattro lunghe inchieste e nessuna risposta – nessuna smentita, nessuna reazione – da parte dei diretti interessati.

C’è qualcosa che non quadra. Dov’è questa “rivoluzione”? Noi, che abbiamo a cuore la “rivoluzione”, quella vera, chiediamo a Crocetta e Lumia di esprimersi in merito. Di chiarire tutti i punti oscuri emersi dalle nostre analisi e dalle nostre inchieste.

Chiediamo anche al Pd, di cui sono stati informati i vertici regionali, di esprimersi. Chiediamo che siano discussi questi fatti anche in occasione del congresso regionale del partito. Chiediamo al Ministro Giampiero D’Alia, coordinatore dell’Udc in Sicilia, che ha manifestato solidarietà al presidente Crocetta: è al corrente di tutto quello che ha combinato in questi anni Di Giacinto? La solidarietà di D’Alia si estende anche al capogruppo del Megafono a Sala d’Ercole?

Ricapitoliamo. Chi è Giovanni Di Giacinto? Ricapitoliamo e cerchiamo di dare una visione di insieme.

Giovanni Di Giacinto, ragioniere commercialista, ha dettato legge a Casteldaccia per 15 anni. Prima da vicesindaco nell’amministrazione di Bartolo Di Matteo, poi da Sindaco, per due mandati.

Nella storia recente di Casteldaccia ci sono numerosi casi in cui le regole sono state aggirate, soprattutto per l’affidamento di appalti, la stipula di convenzioni per servizi esterni e le consulenze. Inoltre ci sono tanti indizi che sembrano portare tutti ad una concezione della politico di tipo clientelare.

Un suo marchio di fabbrica, di quelli che saltano agli occhi, è stato l’affidamento diretto. Anche quando le leggi imponevano la gara pubblica e l’approvazione del consiglio comunale.

I casi sono tanti. Come quelli relativi alla riscossione tributi, per cui la Procura ha aperto varie indagini. Sono i casi Esseci e Serit.

Nel 2004, il Sindaco affida alla cooperativa Esseci di Caltavuturo un servizio di “anagrafe tributaria” – che di solito non si paga più di 50 mila euro – con un compenso record: il 32% più Iva sull’evasione accertata, ovvero circa 1 milione e 800 mila euro. Dopo anni di interventi e diffide da parte della Corte dei Conti e dell’assessorato regionale ex Enti Locali, il Comune giunge nel luglio 2011 ad una transazione che dimezza il compenso.

Nel 2010, Di Giacinto affida – sempre senza gara pubblica – il servizio di accertamento e riscossione a Serit Sicilia. L’opposizione denuncia: affidamento illegittimo, servizio front-office abusivo e illegale, cartelle inesatte e irregolari, nessuna trasparenza nella gestione dei ricorsi. La convenzione viene revocata nell’agosto 2012.

Stesso spregio delle regole nell’affidamento diretto dell’appalto sul fotovoltaico, con cui l’Amministrazione Di Giacinto ha ceduto – il 23 ottobre 2012 – in comodato d’uso gratuito i tetti degli edifici pubblici di Casteldaccia alla ditta Enerventi s.p.a., con sede a Milano. Durata del contratto: 20 anni.

Poi c’è il caso del Project Financing sull’illuminazione pubblica, motivo per cui Di Giacinto è finito nella bufera mediatica perché figurava tra i “politici indagati e candidati” in un articolo di Repubblica del 16 ottobre 2012. L’’indagine della Procura di Termini, per abuso d’ufficio, coordinata dal pm Vincenzo Gualtieri, sta cercando di fare chiarezza sul Project Financing in questione: dieci milioni di euro per venti anni di contratto. Gara d’appalto a cui ha partecipato soltanto una ditta – la ditta Sala – che da trent’anni ha il monopolio dell’illuminazione sul territorio e il cui progettista – Ing. Giuseppe Alagna – è anche il consulente di fiducia del sindaco Di Giacinto, beneficiario di incarichi su incarichi durante tutta la sindacatura.

Sia nel caso del fotovoltaico (affidamento con delibera di giunta del 23 ottobre 2012) che in quello del Project Financing (contratto firmato nell’aprile 2013) sembra chiara l’intenzione clientelistica delle decisioni dell’Amministrazione Di Giacinto. I due atti arrivano a ridosso delle elezioni regionali, prima, e delle elezioni comunali, dopo.

Stessa strana tempistica per un’altra grossa vicenda successa a Casteldaccia in campagna elettorale. Quella della fantomatica “stabilizzazione” dei 35 precari in forze presso il Comune. Ben coscienti che non c’era nessuna speranza di legittimità, l’Amministrazione Di Giacinto – il 28 settembre 2012 – pubblica un bando per 35 assunzioni a tempo indeterminato che sembra fatto apposta per i 35 precari comunali. Arrivano comunque 100 domande da tutta la Sicilia, poi non se ne sa più niente. Intanto arrivano le elezioni e “l’obiettivo” sembra raggiunto: Di Giacinto è deputato regionale.

Queste sono solo alcune delle vicende poco chiare in cui è coinvolto Di Giacinto, già Sindaco di un Comune in un comprensorio storicamente difficile, che negli ultimi anni ha visto innumerevoli casi di malaffare. (a destra, foto di Lumia e Crocetta tratta da ilfattonisseno.it)

Uno tra tutti la questione Coinres, il Consorzio rifiuti che riunisce 22 Comuni tra cui Bagheria e di cui Di Giacinto è stato membro della conferenza dei Sindaci, membro del cda e commissario liquidatore. Il Coinres che versa in condizioni economiche disastrose e che ha visto assunzioni clientelari, sprechi enormi, infiltrazioni mafiose e l’attenzione crescente della magistratura, con la condanna per due ex amministratori a risarcire 3 milioni e mezzo di euro per le assunzioni della prima fase di vita del consorzio.

La “rivoluzione siciliana” può essere portata avanti con questi politici? Cosa ne pensano Crocetta e Lumia?

Ora che sono finite le campagne elettorali, ora che si può lavorare seriamente – e speriamo: serenamente – il presidente della Regione e il Senatore del Megafono farebbero bene a chiarire queste situazioni che lo riguardano da vicino. Chiarire e prendere i giusti provvedimenti, per evitare nuovi danni alla loro già danneggiata credibilità.

 

 


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