Crocetta, da un seggio garantito a grande accusatore «È un’epurazione di Renzi, candidati impresentabili»

«Politicamente sono disoccupato con onore. Non voglio essere più candidato a niente». Rosario Crocetta torna a parlare dopo l’esclusione dalle liste per le prossime elezioni nazionali e si toglie più di un sasso dalla scarpa dando addosso a un partito, il Pd, da cui non prende le distanze politicamente, ma nei confronti di cui si rivela estremamente critico. «Questo è il vantaggio di essere disoccupato, quello di potere essere il Crocetta di sempre, quello che fa nomi, cognomi e battaglie. E io voglio morire sul campo». Oggetto delle invettive dell’ex governatore sono i nomi inseriti in lista e da lui definiti impresentabili, soprattutto Pietro Navarra, rettore dell’università di Messina e nipote del boss Michele Navarra. Il padre del rettore è, infatti, fratello del vecchio capomafia corleonese, morto quando ancora Pietro Navarra doveva nascere. Una storia su cui lo stesso rettore ieri è intervenuto, parlando di «dichiarazioni infamanti» e annunciando querele. «Premetto che la mia posizione su questo argomento è ben nota da tempo – ha detto – si parla di persone morte prima della mia nascita e ogni collegamento non può che rappresentare una volgare strumentalizzazione. Non sono, però, disposto a tollerare ulteriori attacchi su tali temi. Con estrema chiarezza, pertanto, puntualizzo che presenterò querela contro chi rilascerà dichiarazioni di questo tipo e nei confronti delle testate che daranno spazio a simili considerazioni».

Crocetta rivela anche di un colloquio a Roma con Matteo Renzi in cui il gelese avrebbe messo in guardia il segretario sui pericoli nel candidare il Magnifico messinese. «Gli ho detto – dice – che non sarei stato disponibile a essere candidato se ci fosse stato anche Navarra, perché sarebbe diventato uno scandalo nazionale, ma lui non pensava ci potesse essere interesse mediatico su questa cosa». E ancora: «Navarra non si era avvicinato al Pd, è stato avvicinato al Pd da Faraone per sostituire il ruolo che aveva Genovese».

Un rapporto tormentato quello tra Crocetta e Renzi, responsabile, sempre a detta dell’ex governatore, di «una vera e propria epurazione» all’interno del partito. «Si è messa a rischio addirittura la sicura elezione del segretario regionale del partito, Fausto Raciti – continua Crocetta – inserito al secondo posto delle liste dopo la signora delle banche (Maria Elena Boschi ndr). Questa non è rottamazione, il problema non è Crocetta, non sono Lumia, Antoci o altri. Si tratta di epurazione in favore di questi giovani rampanti». Il riferimento è soprattutto a Davide Faraone, «questo genio della politica che si è caratterizzato per aver distrutto il Pd in Sicilia, averci fatto perdere le Regionali e che si prepara a farci perdere anche queste elezioni».

Durante la conferenza stampa Crocetta non risponde neanche alla battuta di uno dei suoi, che fa riferimento alle liste di Forza Italia, quasi riprendendolo: «Non abbiamo il diritto di guardare alle liste degli altri se le nostre sono così». E si scaglia ancora una volta contro gli impresentabili. «Un tempo si candidavano i figli e i nipoti delle vittime di mafia – continua – ora si candidano i figli dei loro assassini. I cognomi non sono tutti uguali, ci sono quelli che si chiamano Borsellino e quelli che si chiamano Navarra. Se ad Agrigento si candida il figlio dell’ex sindaco Sodano, autore dello scempio della valle dei Templi, è una scelta culturale o no? La questione della presenza nelle liste della signora Raciti (Francesca, presidente consiglio comunale di Catania ndr), con un padre coinvolto in un’inchiesta antimafia, è stata sollevata dal prefetto di Catania, non da una stampa forcaiola o da Rosario Crocetta. Non dico che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli, ma non stiamo parlando di gente che si è distinta per le proprie battaglie civiche. E ometto altri nomi che non sono meno imbarazzanti e che rappresentano il mutamento genetico del Pd. Qui si è fatto il partito a Faraone». Crocetta, parlando di Francesca Raciti, fa riferimento a quanto detto dall’ex prefetta di Catania alla commissione Antimafia nell’autunno del 2016: «Carmelo Raciti (il padre della presidente del consiglio comunale ndr) – diceva in quella sede – è indicato da un collaboratore di giustizia nell’ambito dell’inchiesta Iblis quale personaggio di riferimento per alcune attività lecite dei Santapaola-Ercolano. Viene indicato come imprenditore strettamente correlato a Maurizio Zuccaro, ma la cosa non ha avuto seguito»

Alla base della delusione dell’ex presidente della Regione non ci sarebbe la mancata candidatura, tanto che Crocetta sostiene di non avere mai chiesto a Renzi un posto nel Parlamento nazionale per farsi da parte alle ultime Regionali, bensì un ruolo di rilievo nazionale «anche in segreteria» e dice di non avere alcuna intenzione di candidarsi al parlamento europeo. «Ci troviamo di fronte a un declino della politica inaccettabile – dice – con un partito che altro non è che il lato B di Forza Italia. Un Partito democratico che anziché avere una vocazione maggioritaria si rassegna a diventare una macchiolina di Berlusconi». Un Pd che Crocetta non ha intenzione di abbandonare, ma che lotterà «per cambiare fino a quando ce ne daranno la possibilità». 

«Io non sono incazzato perché Renzi non mi ha candidato, ma perché non me l’ha detto», conclude Crocetta, che non dimostra risentimenti nei confronti di chi, come Leoluca Orlando, si è schierato dalla parte dei Dem. «Non solo viene annullata l’antimafia italiana, che non ha nessun candidato nemmeno in un collegio, non c’è una voce che può rappresentare una posizione di dissenso. Se l’unica voce di sinistra, quella di Raciti, viene messa in discussione, ci troviamo di fronte a un partito del cavolo. Renzi non ha rottamato i vecchi, ha rottamato un partito portando non i rappresentanti della società civile, non i rappresentanti dei lavoratori, ma i rappresentanti del blocco di potere italiano e siciliano». Crocetta parla di un presunto «blocco affaristico, mafioso e massone» da cui sarebbero «nate le candidature in Sicilia. Non voglio dire – conclude – che tutti i candidati siano così, sarebbe una bugia, né mi sento di criticare scelte politiche come quella di Orlando. Con lui non ci siamo mai amati ma ho rispetto nei suoi confronti, la guerra tra di noi rientra nel gioco politico». 


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