Un miliardo e 200 milioni per depuratori e infrastrutture irrigue nel Patto per la Sicilia. E quasi 50 milioni di opere per la sola Palermo nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Dopo la Cisl, anche la Cgil sprona Regione Siciliana, Comune di Palermo e Amap a portare a termine i progetti e appaltare la costruzione di nuove opere o la manutenzione di quelle esistenti per fronteggiare l’emergenza idrica e soprattutto non sprecare neanche una goccia d’acqua in un periodo in cui la siccità non sembra dare tregua all’Isola e alla Sicilia occidentale in particolare, tanto che ieri il Consiglio dei ministri ha decretato lo stato d’emergenza.
«Tra gli interventi ancora fermi del Piano triennale delle Opere pubbliche per Palermo – attaccano il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo e Mario Ridulfo della segreteria Cgil Palermo – ci sono le sottoreti di Boccadifalco, per 7 milioni di euro, la sottorete Villagrazia, 10 milioni e 200 mila euro, che dovevano entrambe partire nel 2017, e la sottorete Brancaccio-Villagrazia, opera da 30 milioni di euro, la cui realizzazione è prevista per il 2018. Quartieri in cui già adesso l’acqua non arriva ogni giorno».
Nell’attesa della turnazione dell’acqua nei rubinetti delle case e dei negozi dei palermitani, che dopo la dichiarazione dello stato di emergenza potrebbe essere più vicina, secondo alcune segnalazioni raccolte dalla Cgil «di fatto il razionamento a Palermo sarebbe già partito in alcune zone della città. Da fine gennaio in città la pressione si è abbassata ed è diminuita l’acqua messa in rete – scrive il sindacato -, si è passati da 2.700 litri al secondo a 2.300 litri al secondo. E in alcune abitazioni del centro storico, come alla fine di via Roma, già adesso l’acqua diretta non arriva più ogni giorno».
Per Ridulfo la soluzione non sono i dissalatori: «Siamo nella terra di Pirandello. Non si usano le acque del sottosuolo – ossia i pozzi e le sorgenti – che potrebbero essere depurate e invece finiscono a mare e poi si pensa di costruire opere faraoniche come i dissalatori che, paradosso dei paradossi, prendono l’acqua dal mare per depurarla mentre si spreca quella del sottosuolo». La Filctem Cgil Palermo spinge per l’appunto per la requisizione di tutti i pozzi e delle sorgenti «che, complessivamente – dicono dalla Camera del Lavoro -, in tutta la provincia hanno una portata all’incirca di 4.530,41 litri al secondo. Questi i dati: i 27 pozzi della sola città di Palermo assicurano, allo stato attuale, una portata di 864,50 litri al secondo e una disponibilità per abitante di 109,84 litri al giorno. E 162 i pozzi nella provincia, per un totale di 1.242,34 litri al secondo, garantirebbero una disponibilità per abitante di 85,87 litri al giorno. Le sorgenti in tutta la Provincia, comprese Scillato (mediamente 700 litri al secondo) e Presidiana (mediamente 700 litri al secondo), hanno una portata di 2.373,07 litri al secondo».
«Se si considera che la popolazione residente negli 82 comuni della Provincia secondo il dato Istat del 2014 è pari a 1.276.525 – afferma il segretario generale della Filctem Francesco Lannino – e il fabbisogno idrico giornaliero per abitante è di circa 210 litri, ne consegue che il fabbisogno complessivo è di 268.070.250 litri giornalieri, equivalenti al fabbisogno al minuto/secondo di 3.102,6 litri/secondo, ovvero ampiamente soddisfatto dalla portata delle acque delle sorgenti e dei pozzi che come spiegato al momento attuale è di 4.530,41 liti/secondo».
A proposito di Scillato: il by-pass temporaneo realizzato a spese proprie dall’Amap (1,3 milioni) l’anno scorso sarebbe riuscito a tamponare solo in parte lo spreco di oro blu: «Per dieci anni abbiamo perso 700 litri d’acqua al secondo – ricorda Lannino -, che finivano a mare senza che nessuno riparasse la condotta. L’anno scorso la riparazione ha permesso di recuperare solo 350 litri di acqua al secondo, in attesa del by-pass definitivo, che permetterebbe di recuperare gli altri 350 litri d’acqua al secondo. Dal 2007, senza l’acqua da Scillato, si supplisce con la diga Rosamarina. Peccato che solo nel 2017 per sollevare l’acqua dalla diga Rosamarina e portarla in città si sono spesi 2 milioni di energia elettrica. In pratica un terzo del costo del by pass risolutivo», valutato in 6 milioni. «Fino a quando la condotta di Scillato non sarà riparata – avverte Campo – Palermo continuerà a prelevare l’acqua dagli invasi di Scanzano, Rosamarina, Piana degli Albanesi e Jato, che servono gli agricoltori. Significa che dopo la crisi idrica ne seguirà un’altra, quella agricola”. I fondi per Scillato ci sarebbero già: “In una nota del 31 luglio 2014 inviata all’ufficio Urbanistica – scrive la Cgil -, la Regione comunica al Comune che c’è un finanziamento disponibile di 3.407.00 (delibera 217 del 27 giugno 2013)».
La Cgil pone anche anche un problema di governance dell’Amap: «Al sindaco Orlando chiediamo che l’azienda sia messa nelle condizioni di operare nel pieno delle sue competenze – aggiunge il segretario Campo -. La crisi idrica non può essere affrontata da un’azienda che da cinque anni non ha un direttore generale e il cui consiglio d’amministrazione è scaduto dal 5 luglio 2017. Soprattutto tenendo conto del fatto che l’azienda, da quando ha rilevato Aps, ha assunto un ruolo sovracomunale, a carattere provinciale».
L’emergenza acqua, com’è noto, riguarda tutta la Sicilia. Nel masterplan del Patto per il Sud ci sono risorse per 1 miliardo e 200 milioni per depuratori e infrastrutture, somme approvate dalla Regione siciliana un anno fa con la delibera 20 del 18 gennaio 2017. Per reti idriche, dighe e acquedotti, a valere su risorse Fsc 2014/2010, sono previsti 42 milioni, mentre per le infrastrutture idriche e irrigue c’è una somma stanziata di 52 milioni. Molti invasi intanto sarebbero già fuori uso e il sindacato ne sollecita la manutenzione: «È l’occasione per pulire i bacini, coperti al 10 per cento di fango. Svuotandoli, la capienza aumenterebbe. Non dimentichiamo le perdite e le condizioni fatiscenti dell’invaso Poma, sul fiume Jato, realizzato per i terreni ricadenti nella zona di Partinico, la cui acqua è prelevata dall’Amap per Palermo. Le rotture causano perdite d’acqua di circa il 40 per cento. Ogni anno, poiché non definitivi, si rinnovano gli interventi di riparazione per tappare le falle. La disponibilità sarebbe di 17 milioni di metri cubi d’acqua, oggi ridotta a 9 milioni a causa delle perdite strutturali della rete. In maniera disinvolta si è proceduto a un prelievo da parte di Amap di circa 24 milioni mentre il prelievo irriguo è rimasto di 9 milioni».
A margine della presentazione del bilancio consolidato, il sindaco Leoluca Orlando assicura che farà di tutto per scongiurare il razionamento dell’acqua: «Da un anno e mezzo lavoro per evitare la turnazione – dice -. Se avessi avuto la dichiarazione dello stato di emergenza un anno fa, quando l’avevo chiesta al presidente Crocetta, non saremmo oggi in queste condizioni. Avremmo fatto un anno fa quei lavori che oggi stiamo facendo… senza acqua alla gola. L’Amap, su indicazione del Comune, ha predisposto tutto quello che è necessario per consentire al commissario appena insediato di svolgere ogni attività, comprese tutte quelle misure che possono evitare la turnazione. Sarà il commissario a decidere. Tra le misure ci sono la requisizione dei pozzi, che può fare solo il commissario, l’acquisizione di dissalatori e poi l’eventuale realizzazione di opere che non riguardano la città ma i collegamenti degli invasi fuori dalla città. Sono tutte misure che evidentemente dovrà adottare il commissario – conclude Orlando – e l’Amap si è resa disponibile con tutti i progetti. Il commissario troverà un lavoro istruttorio già fatto e dovrà poi decidere».
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