A Palermo, come a livello nazionale, è in atto il dibattito sul futuro prossimo del trasporto pubblico in vista della fase 2. Preoccupa soprattutto la contemporaneità della fine del lockdown con la necessità, fino a data da destinarsi, del mantenimento del distanziamento sociale per evitare il riaccendersi del contagio. La scorsa settimana si è tenuta una videoconferenza su questo argomento tra Comune e Legambiente per mettere a punto una strategia, mentre in queste ore si moltiplicano i convegni online e i forum sul tema, ai quali prendono parte anche gestori di enti di trasporto pubblico, docenti universitari e costruttori di mezzi, e in cui si discute di problemi e possibili soluzioni. E da queste occasioni di confronto arrivano anche i primi dati concreti.
L’ultimo incontro in ordine di tempo al quale ha partecipato tra gli esperti anche l’ingegnere trasportista Roberto Di Maria, autore di Palermo in progress è stato il Mobility Innovation Tour. «Il dato di partenza è che si vogliono introdurre le misure di distanziamento sociale a bordo dei mezzi pubblici – spiega Di Maria – che tradotto significa che non si potrà trasportare più di una persona a metro quadrato, quando invece normalmente la capienza è di almeno 4 passeggeri per metro quadrato. La capienza di ogni mezzo di trasporto si ridurrà così tra il 70 e il 75 per cento. Sui treni inoltre si dovranno prenotare i posti che dovranno essere venduti a scacchiera, cosa che rimette al centro anche i problemi di sostenibilità a livello economico del trasporto pubblico». La ridotta capacità di trasporto quindi rischierebbe di tradursi in un ritorno all’uso dell’auto privata che tanto si è cercato di evitare negli ultimi anni per frenare l’inquinamento. «Se si riduce la capienza dei mezzi del 75 per cento – sottolinea l’ingegnere – come farà chi è rimasto fuori a recarsi sul posto di lavoro? O gli studenti ad andare a scuola?».
Una proposta in questo senso che arriva dal dibattito in atto nel Paese è quella «di scaglionare gli ingressi di lavoratori o studenti – aggiunge – che entreranno in servizio o in aula ad orari diversi e di aprire ulteriormente la strada alla pratica dello smart working, ma non tutti possono farlo». Un’altra proposta è quella di «consentire un affollamento maggiore in presenza di Dpi – aggiunge Di Maria – che permetterebbe almeno di arrivare a una capacità di trasporto del 50 per cento. E per i controlli sarebbero deputati l’autista o un altro operatore dell’azienda. O ancora si parla di installare dei tornelli a bordo che indichino quando il mezzo è pieno, ma quest’ultima è una soluzione difficile da adottare nel breve periodo».
Su Palermo «a mio avviso se non si riescono a prendere provvedimenti in termini anche di ulteriori mezzi in circolazione e di autisti a disposizione per guidarli, c’è la concreta possibilità che aumenti il traffico privato come sta già succedendo a Wuhan, dove sono tornati ai livelli dell’Italia negli anni Settanta. Il rischio è quello di un aumento dell’inquinamento con una conseguente riduzione di vivibilità nell’ambito urbano. Senza contare che si dovrà decidere in merito alla Ztl. Il provvedimento resterà sospeso? I problemi maggiori non li avremo a maggio o a giugno, ma a settembre con la riapertura delle scuole».
Il Comune su questo ha tenuto con Legambiente nei giorni scorsi una videoconferenza. In particolare ci si è concentrati su temi di politica ambientale legati alle scelte di mobilità che caratterizzeranno la vita della città nella seconda fase di contrasto al Covid-19. Investire sulla mobilità al fine di ridurre gli agenti inquinanti in atmosfera è stato uno dei punti cardine dell’incontro anche alla luce del fatto che «è stato evidenziato come dato ineludibile che in questa emergenza ci sia una chiara connessione tra l’inquinamento ambientale e la diffusione degli agenti patogeni», recita la nota del Comune. Durante il confronto è stata discussa proprio la necessità di attivare ogni misura per evitare che venga privilegiato il veicolo privato negli spostamenti urbani e che il distanziamento sociale rischia di avere come effetto l’abbandono dei mezzi di trasporto pubblico. «Per questo – hanno concordato i partecipanti – servirà una strategia integrata per impedire che nella nostra città aumenti ulteriormente l’inquinamento da traffico, anche perché sarebbe un danno incommensurabile alla salute dei cittadini». Legambiente e la giunta municipale hanno concordato che è necessario continuare ad investire sulla limitazione del traffico veicolare privato, ampliando le zone a traffico limitate, le aree pedonali, gli spazi riservati alla mobilità ciclabile e alla micromobilità elettrica.
Nelle prossime settimane sarà definita una piattaforma che servirà per aprire il confronto pubblico con le realtà cittadine che si occupano, a vario titolo, di ambiente e mobilità al fine di predisporre un piano di azione che servirà ad affrontare la nuova fase che avrà un momento decisivo in occasione della riapertura delle scuole. «Il virus si è confermato una sorta di esternalità negativa dell’inquinamento – ha dichiarato in merito Giusto Catania, assessore all’ambiente e alla mobilità – anche gli investimenti infrastrutturali, in primis il tram, saranno decisivi per migliorare la qualità degli spostamenti e contemporaneamente serviranno a rilanciare l’economia cittadina».
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