Covid-19, economia ferma minaccia il riciclo dei rifiuti Ora gli impianti potranno trattenere più differenziata

Se le aziende si fermano, anche la vendita delle materie riciclate rallenta. E il processo di trasformazione dei rifiuti in risorsa, vero mantra di ambientalisti e dei sostenitori dell’economia circolare, rischia di incepparsi. D’altronde di spazzatura, seppure in quantità minore, se ne continuerà a produrre anche dal chiuso delle quarantene domiciliari. Nel pieno dell’emergenza sanitaria da Covid-19, il ragionamento ha trovato spazio negli uffici regionali che si occupano di raccolta differenziata.

L’ordinanza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci sulla gestione emergenziale dei rifiuti – espressione che nell’Isola accompagna il settore da decenni, anche in assenza di pandemie – ha introdotto non soltanto nuove indicazioni per i nuclei familiari che ospitano persone positive al coronavirus, ma direttive precise anche per i gestori degli impianti

«Abbiamo anticipato quello che a breve accadrà in tutta Italia. La domanda di materiale riciclato sta scendendo perché tante fabbriche sono chiuse», commenta un funzionario regionale. Il rallentamento generale deciso dal governo Conte per limitare la diffusione dei contagi potrebbe, da qui a breve, portare a un accumulo dei rifiuti differenziati che viaggiano da paesi e città. «La volontà è quella di consentire al sistema di non fare passi indietro», continua il funzionario.

In quest’ottica, dunque, sono state decise una serie di deroghe alle capacità che ogni impianto di trattamento è autorizzato a gestire. Provando a evitare che la differenziata finisca nelle discariche. Concretamente ciò porterà alla possibilità di ampliare le quantità di rifiuti che possono essere accatastati negli impianti in attesa di essere trattati: dal deposito preliminare alla messa in riserva, i quantitativi possono crescere del 20 per cento su base annua e del 50 per cento su quella quotidiana. Il tutto, però, provvedendo a prendere tutte le precauzioni necessarie a evitare incendi e gestire eventuali emissioni di cattivi odori o liquidi. 

Nei casi, invece, in cui il conferimento in discarica non possa essere evitato anche per la frazione organica – ipotesi che non può essere esclusa considerata la carenza di impianti presenti nell’Isola, anche in seguito ad alcuni provvedimenti giudiziari – l’umido dovrà essere biostabilizzato per almeno 15 giorni. Alla fine dei quali il parametro relativo all’indice di respirazione dinamico potenziale (Irdp) dovrà essere abbattuto per almeno il 60 per cento.

I gestori che decideranno di avvalersi delle deroghe concesse dalla Regione sono chiamati a darne comunicazione agli uffici del dipartimento, allegando alla richiesta una perizia giurata. Dal canto suo, il governo Musumeci specifica che tutti i gestori sono chiamati a soddisfare le necessità di conferimento dei Comuni. «Su proposta dell’assessorato o della prefettura, il presidente della Regione potrà disporre l’obbligo, per i gestori, di accettare i conferimenti in ingresso che si rendessero necessari». L’obiettivo è quello di evitare criticità per la popolazione, in un momento storico in cui la voce emergenza sanitaria è già impegnata da una pandemia. 


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