In primavera si erano già registrati più casi positivi. Con la ripresa della diffusione del virus, i lavoratori tornano a temere per la propria salute. Al momento, però, oltre uno su due deve recarsi ogni mattina nello stabilimento catanese
Covid-19, all’St Microelectronics torna la preoccupazione «Diversi contagi, ma azienda non concede smart working»
«Bisogna tornare a lavorare da casa, solo così si può frenare la diffusione del virus, altrimenti i contagi saranno destinati a salire». L’appello arriva dall’interno della St Microelectronics, l’azienda della zona industriale di Catania che già in primavera era finita al centro dell’attenzione per i diversi casi di Covid-19 registrati tra i lavoratori. Con l’inizio della seconda ondata, che in Sicilia da ormai oltre un mese sta facendo registrare numeri che a marzo e aprile non si erano visti, la preoccupazione è tornata ad accompagnare la vita di chi ogni mattina varca i cancelli al civico 50 della stradale Primosole.
«Siamo già arrivati a una decina di casi confermati – dichiara a MeridioNews Giuseppe Caramanna, segretario provinciale Uilm – ma sono cifre che potrebbero presto lievitare perché in molti si trovano in quarantena in attesa di conoscere il risultato del tampone». In una fase in cui anche a livello governativo si è più prudenti nel prendere decisioni restrittive, come dimostrato dalle parole del premier Giuseppe Conte che ha più volte rimarcato la necessità di provare a evitare una nuova chiusura generale, anche i vertici aziendali della St, al momento, sembrano volere attendere. «Nello stabilimento ci sono circa quattromila persone, durante il lockdown circa tremila sono stati posti in smart working – continua Caramanna – Adesso non si va oltre il 50 per cento in alcuni reparti, mentre in altri non si supera il 35».
A luglio, quando i contagi si erano quasi azzerati, l’azienda ha deciso di interrompere il tele-lavoro, optando per un’organizzazione che spalma gli ingressi e le uscite dagli stabilimenti. L’obiettivo è quello di evitare di concentrare troppe persone ai varchi. «Questa misura, a nostro avviso, non ha portato i risultati sperati. Tutt’altro. Per noi l’unica cosa da fare è ridurre la presenza nelle aree produttive», prosegue Caramanna. Da fonti di MeridioNews, risulta che alcuni dei casi positivi si sono registrati negli edifici L7, M5 ed Mp8. Attenzione rivolta anche all’edificio D1.
Diversi gli incontri organizzati tra i rappresentanti sindacali e la direzione aziendale, finora però non si è arrivati alla decisione di consentire ai lavoratori di riprendere il lavoro da casa. «L’azienda ci assicura che le sanificazioni vengono fatte con puntualità e le mascherine non mancano, ma per noi c’è bisogno di qualcosa in più. Per questo – conclude il segretario provinciale di Uilm – resta la nostra disponibilità a trovare un percorso condiviso».