Lo strappo tra il comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid-19 e la Regione non c’è, ma un accenno di tensione sì. E così alla fine si derubrica tutto a «richiesta di chiarimento». A dare la notizia di dimissioni in blocco degli esperti nominati a marzo dal presidente della Regione Nello Musumeci e dall’assessore alla Salute Ruggero Razza era stato nel pomeriggio il quotidiano La Repubblica. Ma poi intorno alle 19.30 dal comitato c’è chi getta acqua sul fuoco. «Nessuna guerra nel comitato tecnico scientifico, quindi nessuna dimissione – trapela, mentre è in corso una riunione tra le parti – una richiesta di un chiarimento nel rispetto dei ruoli e delle prerogative al termine di una fase importante e al contestuale avvio di un altro percorso, altrettanto delicato e complesso, che dovrà riportare alla normalità la macchina della sanità siciliana».
Le fibrillazioni arrivano all’indomani del ciclone che ha spazzato via – ma in questo caso la gestione dell’emergenza sanitaria legata al nuovo coronavirus non c’entra nulla – il coordinatore della task force Antonino Candela, arrestato nell’inchiesta sugli appalti della sanità pilotati alla Centrale unica di committenza. A spingere i componenti del comitato scientifico a chiedere il chiarimento sarebbe stato l’approccio del governo nella fase 2 dell’emergenza. In particolare le disposizioni legate alla gestione delle strutture sanitarie fin qui utilizzate in via esclusiva per trattare i casi Covid-19.
L’indirizzo sarebbe quello di far sì che gli ospedali Covid tornino ad attivare i servizi di assistenza garantiti in tempi di normalità. Un passo che, nonostante i dati positivi sui contagi, per gli esperti potrebbe comunque rivelarsi più lungo della gamba: la task force punta a mantenere strutture dedicate per la gestione dei casi positivi e un numero minimo di posti in terapia intensiva. Altro motivo di confronto deriverebbe dal modo in cui usare i tamponi nei confronti di chi arriva in ospedale: per gli esperti il modo migliore sarebbe estenderli a tutti coloro che saranno ricoverati, mentre l’assessore avrebbe ipotizzato di destinarli solo a chi dovrà subire interventi chirurgici. Ripiegando sui test sierologici per tutti gli altri.
Alla fine però tra comitato e governo la stretta di mano c’è stata. Un modo per chiarirsi ed evitare ulteriori scossoni. In un momento in cui le uniche buone notizie – e non è poco – per la sanità regionale continuano ad arrivare dai laboratori di analisi che analizzano i tamponi.
In serata è arrivata anche il commento dello staff di Razza, a margine dell’incontro. «Nel corso della riunione, in videoconferenza, è stata sottolineata l’importanza e la rilevanza del lavoro condotto dal Cts e dall’assessorato nella fase acuta dell’emergenza Covid-19 e sono state ulteriormente definite le necessità relative all’avvio del percorso, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, che dovrà riportare alla normalità la macchina della sanità siciliana – si legge nella nota – Il lavoro del Comitato tecnico scientifico e dell’assessorato prosegue con fiducia reciproca immutata e mai venuta meno, frutto soprattutto degli importanti risultati ottenuti nel fronteggiare l’emergenza nella sua fase più critica. Nei prossimi giorni sono previsti ulteriori confronti con l’assessore Razza per definire il graduale percorso di normalizzazione dei reparti, dei presidi, dei centri e degli ambulatori siciliani, tenendo conto dell’andamento epidemiologico. La prossima settimana – conclude lo staff – sono programmate delle site visit presso le strutture dell’Isola destinate ai pazienti Covid».
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