Il presunto reggente dei Santapaola avrebbe agito dietro a un cementificio, ora sequestrato, di Misterbianco. Attivo nella fornitura grazie all'intermediazione di Rocco Biancoviso. Secondo gli investigatori sarebbe stato lui l'amico buono che avrebbe indirizzato gli imprenditori. I dettagli dell'inchiesta Chaos 2
Così Cosa nostra è entrata nei lavori della fibra ottica «Calcestruzzo scarso mischiato con ghiaia e sabbia»
C’è l’imprenditore che si rivolge al referente mafioso di zona per avere qualche dritta su chi contattare per le forniture; c’è il presunto reggente della famiglia Santapaola-Ercolano che stabilisce prezzi del tutto fuori mercato; c’è anche tanto calcestruzzo di pessima qualità, spesso mischiato con ghiaia e sabbia. Lungo le strade della Catania iper-connessa con la fibra ottica c’è Cosa nostra. Di questo sono convinti i magistrati della procura di Catania e i militari del Reparto operativo speciale dei carabinieri. Uno spaccato che viene fuori dall’operazione Chaos 2, conclusa nelle scorse settimane, e di cui MeridioNews adesso è in grado di raccontare i dettagli.
Si trattava di sabbia e ghiaia con pochissima quantità di cemento
Messo in soffitta un passato fatto di arresti e condanne, il 51enne Antonio Tomaselli da gennaio 2017 sarebbe tornato operativo come reggente dei Santapaola-Ercolano. Penna bianca, per il suo inconfondibile ciuffo brizzolato, avrebbe colmato il vuoto lasciato nella famiglia dai continui arresti. Mimetizzandosi anche dietro il cementificio di Giuseppe Pasquarello Conti. Imprenditore e fornitore del calcestruzzo, con una società intestata alla cugina, alle ditte vincitrici del sub appalto per la posa della fibra ottica a Catania. A lui si arriva attraverso l’amico buono, che secondo gli inquirenti corrisponderebbe al profilo di Rocco Biancoviso. Originario di Scordia e chiacchierato per la sua vicinanza agli Ercolano.
«Pensavo che mi avesse tutelato nell’individuazione di qualche ditta […] e non avesse creato problemi ai cantieri con altre organizzazioni criminali». Il retroscena viene svelato agli inquirenti nei mesi scorsi da una vittima e rappresenta una sorta di genesi di questa storia. La ditta dell’imprenditore, anche’egli di Scordia, si occupava di noleggiare i mezzi a una seconda società, di Agrigento, vincitrice dell’appalto per la fibra ottica su mandato di Enel. Per avviare i lavori però serviva qualcuno che si occupasse del calcestruzzo ed è così che si sarebbe arrivati all’intermediazione di Biancoviso.
Bisognava pagare ottomila euro per dei mezzi rubati
Dopo il colloquio con il compaesano non arriva subito l’indicazione e per la risposta bisogna attendere. Fino a quando l’imprenditore titolare dei mezzi viene convocato a un faccia a faccia notturno organizzato all’interno di un supermercato, all’ingresso di Scordia. Dentro l’ufficio contabile, oltre a Biancoviso, spunta Tomaselli. La vittima capisce quasi subito di «essere entrato in vicolo cieco», come lui stesso racconta agli inquirenti. Prima gli viene chiesto di spegnere il telefono e, subito dopo, sarebbe stato lo stesso Penna bianca a dirgli di avere fatto bene a cercarli. Tanto appena sarebbero iniziati i lavori a Catania «ci avrebbero trovati lo stesso». Da lì a poco arriva il contatto con la Conti calcestruzzi di Misterbianco e la scelta sarebbe stata praticamente obbligata: «Gli ho detto che mi era stata indicata una cementeria che non potevamo non scegliere», racconta l’uomo alle forze dell’ordine. Poca importa se il prezzo finale al metro cubo è del tutto fuori mercato. Il contatto a questo punto è stabilito ma altri capitoli di questi vicenda devono ancora essere scritti.
L’opportunità arriva dopo le ripetute visite in cantiere di alcuni uomini che, secondo le forze dell’ordine, graviterebbero nel gruppo santapaoliano di Picanello di Giovanni Comis. Forse desiderosi di entrare nell’affare, in una fase di crescente tensione, si arriva a un incontro chiarificatore in piazzale Sanzio. Ed è proprio qui che Conti avrebbe spiegato che quei due imprenditori «erano già a posto» con loro: «Bisognava pagare ottomila euro per il recupero di alcuni mezzi rubati – racconta una vittima – e una quota mensile da versare, pari circa al due per cento del valore dell’appalto. Una somma inferiore rispetto a quanto dovuto perché amici di Biancoviso».
Ricevuto il messaggio l’imprenditore si rivolge al suo socio agrigentino che rifiuta, così la presunta richiesta di Conti rimane lettera morta. Nonostante il pagamento del cemento a prezzo maggiorato da marzo ad agosto. Mese in cui i lavori rallentano fino a passare nelle mani di un nuovo fornitore di calcestruzzo. A terra, lungo le strade della città, restano ancora quelle lungo strisce rosse, intervallate da buche e rattoppi. Segni inequivocabili di una storia in cui, secondo i detective, aveva messo le mani la mafia.