In totale, gli investigatori hanno documentato quattro episodi di pizzo messi a segno ai danni di imprenditori. In un caso, il gestore di un lido ha dovuto versare 13 mila euro per l’intera gestione estiva, mentre in un altro episodio il titolare di un vivaio mille euro in occasione delle festività
Cosa nostra, duro colpo a boss delle estorsioni e della droga «Vittime hanno parlato solo dopo essere state convocate»
Se il
pizzo continua a figurare come una certezza tra le principali entrate di Cosa nostra, lo stesso non si può dire della collaborazione da parte delle vittime di racket. L’ennesima conferma che arriva da una maxi operazione a Palermo della polizia che ha portato stamane all’arresto di una decina di persone, protagonisti sodali ed esponenti di spicco del mandamento mafioso di San Lorenzo – Tommaso Natale. In totale, gli investigatori hanno documentato quattro episodi di estorsione messi a segno ai danni per lo più di imprenditori. In un caso, infatti, il gestore di un lido nel Palermitano ha dovuto versare 13 mila euro per l’intera gestione estiva – cifra peraltro pattuita grazie al coinvolgimento della cosca palermitana a cui si era rivolto per una mediazione -, mentre in un altro episodio il titolare di un vivaio di Partanna Mondello è stato obbligato a pagare mille euro in occasione delle festività.
Il provvedimento giunge al termine di un’attività di indagine grazie alle dichiarazioni di
Silvio Guerrera, arrestato nel giugno 2014 e poi diventato collaboratore di giustizia nell’ottobre 2015. «Abbiamo eseguito dieci misure cautelari in una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo – spiega Rodolfo Ruperti, il capo della squadra mobile di Palermo – Sono indagini che si sono avvalse della collaborazione di Guerrera. Le sue dichiarazioni confrontate con numerose attività tecniche già fatte dalla squadra mobile e con una parziale, a volte completa, collaborazione delle vittime dei reati estorsivi ci ha permesso oggi di realizzare questo risultato».
Tra i personaggi di maggior rilievo, figurerebbe per gli investigatori
Baldassare Migliore, imprenditore operante nel settore del movimento terra, considerato esponente di spicco della famiglia mafiosa di Passo di Rigano e in rapporti con soggetti di primo piano di altri mandamenti, tra i quali Girolamo Biondino, reggente della cosca di San Lorenzo; Tommaso Contino, a capo della famiglia di Partanna Mondello; Silvio Guerrera alla guida del clan di Tommano Natale, Antonino Di Maggio, della famiglia di Carini, Sergio Napolitano e Pietro Salsiera del mandamento di Resuttana e, infine, Giovanni Niosi, del mandamento di San Lorenzo.
«Migliore è
un personaggio un po’ traversale – spiega ancora Ruperti – che grazie agli appoggi delle famiglie mafiose riusciva a ottenere lavori in territori dove Cosa nostra comandava». Oltre a partecipare alle dinamiche criminali del mandamento mafioso di Passo di Rigano, l’imprenditore finito agli arresti si sarebbe adoperato per le cosiddette “messe a posto” di alcuni imprenditori edili operanti anche in altri territori, quali Isola delle Femmine, Capaci, Carini, avendo assunto tra l’altro un ruolo di collegamento tra le famiglie mafiose palermitane e quella carinese.
Un altro soggetto considerato di spicco dagli inquirenti è
Giuseppe Fricano, ex reggente del mandamento di Resuttana prima dell’ascesa di Vito Galatolo, che in concorso con Giuseppe La Torre e Salvatore Lucera, sarebbe risultato gravemente indiziato del reato di estorsione, aggravato dal metodo mafioso, ai danni di un noto lido di Isola delle Femmine: il gestore, avendo ricevuto la richiesta di pizzo si sarebbe rivolto ai suoi conoscenti, esponenti della famiglia mafiosa di Palermo centro, attraverso i quali sarebbe stato concordato anche con la mediazione di Giuseppe Fricano, il prezzo dell’estorsione pari a 13 mila euro per l’intera stagione estiva. La somma di denaro, che dalle indagini è risultata poi versata, è stata divisa tra le famiglie di Palermo centro e Tommaso Natale.
Scarsa se non addirittura assente la disponibilità a collaboratore delle vittime finite nel mirino di Cosa nostra: «
Gli imprenditori hanno collaborato solo di fronte all’evidenza investigativa – ha aggiunto Gianfranco Minissale, il dirigente della sezione criminalità organizzata della Questura – una volta che sono stati convocati nei nostri uffici, hanno confermato di aver versato delle somme a titolo di estorsione».