Corso Martiri, il 7 febbraio iniziano i lavori L’assessore: «Non sarà uno sgombero»

Inizieranno il 7 febbraio, subito dopo i festeggiamenti per Sant’agata, i lavori di recinzione delle fosse in Corso Martiri della Libertà a Catania. Lo ha annunciato il sindaco Raffaele Stancanelli durante l’incontro con alcuni utenti del blog cittadino Urbanfile. La costruzione di un muro uniforme sarà il primo passo del progetto di riqualificazione di quest’enorme area nel cuore della città curato dall’architetto Mario Cucinella. Contemporaneamente partiranno le azioni per trovare una sistemazione ai 70 bulgari – tanti risultano da un censimento del Comune – che abitano in condizioni di assoluto degrado nelle baraccopoli.

«Non sarà uno sgombero», sottolinea l’assessore alle Politiche sociali Carlo Pennisi. «Il modello è il campo di Fontanarossa e non palazzo Bernini», ribadisce Marco Basile, uno dei volontari dell’associazione evangelica Jesus Generation, parte del Presidio leggero che in questi mesi ha fornito assistenza ai bulgari. Un percorso di accompagnamento dunque che, nelle previsioni dell’assessore, dovrebbe essere completato entro fine marzo. Diverse le opzioni in campo: il rientro in Bulgaria, la sistemazione in alloggi privati o attraverso accordi con alcuni datori di lavoro, visto che molti degli abitanti delle baraccopoli hanno già un’occupazione. Rimane aperto anche il bando comunale che invita i privati a mettere a disposizione le case sfitte; in cambio sarebbe il Comune stesso a farsi garante. Ma fino ad ora non è pervenuta a palazzo degli Elefanti nessuna risposta. «È complicato, molti non si fidano, hanno bisogno di un’assicurazione», precisa Pennisi.

Nonostante i tempi siano ormai brevissimi, molte delle associazioni che formano il Presidio leggero non sono state ancora avvisate dal Comune. «Un paio di settimane fa si era parlato di questa situazione, ma ancora in modo vago, non c’era un piano reale e non sapevamo dell’inizio dei lavori», spiega Enzo Paci, della Società missionaria evangelica. Quest’estate nelle baracche di Corso dei martiri vivevano circa 150 persone. Oggi per il Comune sono 70 quelle che vi abitano stabilmente. «Gli altri sono aficionados, gente che vaga da un posto all’altro», precisa l’assessore. Cosa ne sarà di loro non è chiaro, ma l’amministrazione non intende occuparsene. «Se ci danno dove stare, noi ce ne andiamo da qui – spiega Maria, seduta insieme alla figlia e al nipotino davanti all’ingresso della baraccopoli numero uno, la più grande – sabato i volontari che vengono per farci pregare ci hanno parlato della possibilità di trasferirci in un palazzo. Mi piacerebbe avere due stanze e una cucina».

Nella prima fase dei lavori, secondo quanto spiega Aldo Palmeri, amministratore delegato della società Istica, il principale soggetto privato tra i proprietari dei terreni, «verrà realizzato un muro perimetrale uniforme al posto delle lamiere, in modo da creare un aspetto gradevole». Per contribuire alla bella apparenza, dovrebbero essere coinvolti gli studenti delle scuole che realizzerebbero dei murales. «E’ un’idea intelligente del sindaco Stancanelli che condividiamo, così evitiamo gli imbrattamenti del writers», spiega Palmeri che si dice disponibile anche a contribuire alla sistemazione delle famiglie delle baraccopoli. «Ma ancora – conclude – non abbiamo parlato dei dettagli con il Comune».


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Il sindaco Raffaele Stancanelli ha annunciato l'avvio del progetto di riqualificazione della storica ferita del quartiere San Berillo. Il primo intervento riguarderà la costruzione di un muro di recinzione uniforme. Mentre per le famiglie che abitano nelle baraccopoli partirà un percorso di accompagnamento verso una sistemazione alternativa. Una decisione che ha spiazzato alcune associazioni del Presidio leggero. «Se n'era parlato in modo vago, ma manca un piano concreto», spiega uno dei volontari

Il sindaco Raffaele Stancanelli ha annunciato l'avvio del progetto di riqualificazione della storica ferita del quartiere San Berillo. Il primo intervento riguarderà la costruzione di un muro di recinzione uniforme. Mentre per le famiglie che abitano nelle baraccopoli partirà un percorso di accompagnamento verso una sistemazione alternativa. Una decisione che ha spiazzato alcune associazioni del Presidio leggero. «Se n'era parlato in modo vago, ma manca un piano concreto», spiega uno dei volontari

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