Il sindaco in diretta a Mezz'ora in più, programma di RaiTre condotto da Lucia Annunziata, parla delle minacce girate sui social negli ultimi giorni e del rischio che nasca una spirale di violenza e criminalità dettata dalla crisi
Coronavirus, Orlando commenta le tensioni sociali «Ci sono sciacalli, ma occhio alla nuova povertà»
«Vorrei parlare di nuova povertà, di povertà da Coronavirus. C’è una nuova umanità e c’è anche una nuova violenza» così il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha spiegato in diretta su RaiTre, nel corso della trasmissione Mezzora in più, condotta da Lucia Annunziata, le avvisaglie di tensione sociale che hanno affollato i social negli ultimi giorni, dai tentativi di razzia nei supermercati alle incitazioni alla violenza.
«Abbiamo cercato di contenere il dilagare del contagio, che procede. E procedono purtroppo anche i morti, ma secondo una logica proporzionale e non esponenziale, cosa che ci fa sperare – spiega il primo cittadino – Chi è costretto a stare a casa si trova a essere in molti casi un nuovo povero, che obbedisce alle indicazioni, ma non ha di che sfamarsi. E accanto a questa emergenza si accompagnano degli episodi di rabbia che si trasforma in violenza».
Secondo Orlando «C’è una fortissima emergenza sociale da parte di una città che è nella stragrande maggioranza conforme alle regole», ma che per altri versi ospita «sacche di sofferenza che se non affrontate con lo Stato rischiano di trasformarsi, facendo sì che il disagio diventi rabbia e la rabbia violenza, per questo abbiamo chiesto interventi immediati. E in questo clima si possono presentare gli sciacalli, quelli che sulle chat creano un clima destabilizzante e che rischiano di trasformare il comportamento criminale di un individuo in un fenomeno sociale».
«Sono sciacalli – torna a dire – che fanno leva sull’emergenza e sul disagio sociale. Sono una piccola minoranza, ma tendono a diventare un fenomeno sociale: la convinzione che saranno moltissimi, che riusciranno a convincere altri… mi sembra di tornare ai tempi in cui operai licenziati da imprese mafiose a cui avevano tolto gli appalti protestavano dicendo “Lo Stato combatte la mafia, ma ci toglie il lavoro”».