Coronavirus, i rider chiedono tutele e minacciano lo sciopero «Tengono in piedi l’economia senza sostegni a reddito e Dpi»

Durante tutto questo periodo di emergenza si è parlato di tante categorie professionali definite eroiche, dai medici agli operatori sanitari, dai ristoratori alle forze dell’ordine, ma ce n’è una che sta tenendo in piedi sulle proprie, malandate, gambe una buona parte di un comparto economico fiaccato dalla crisi, ma di cui difficilmente si sente parlare. Si tratta dei rider, giovani e talvolta anche meno giovani, che girano su biciclette e motorini per consegnare beni di prima necessità: non solo cibo da asporto, anche generi alimentari e prodotti per la casa. E il fatto che questi siano sul punto di scioperare mette in apprensione un po’ tutti. Le ragioni sono da ricercare proprio nell’invisibilità dei rider come categoria, almeno agli occhi delle istituzioni e di alcune delle aziende che li assoldano.

«La protesta nasce proprio per questo – dice a MeridioNews Andrea Gattuso, segretario generale della Nidil Cgil Palermo – Lo slogan #DimenticatidaConte è riferito a questa situazione. Lavoratori che fino a qualche mese fa facevano parte della cosiddetta economia dei lavoretti sono stati riconosciuti da un decreto del presidente del consiglio come servizio essenziale. Pure in questa situazione di emergenza, anche se in maniera del tutto insicura perché le compagnie, soprattutto le multinazionali (Glovo, Deliveroo…) non hanno fornito nessun dispositivo di sicurezza. Non una mascherina, non un paio di guanti». E dire che i rider qualche rischio lo corrono eccome. «Ragazzi che si trovano a girare in città deserte, dopo le sette di sera, sono soggetti ad aggressioni, come avvenuto sabato a un ragazzo, per di più in molti lavorano con la forma contrattuale assolutamente precaria di lavoratori autonomi occasionali, che non rientra in nessuna categoria tutelata dal governo»

Nessuna tutela per quelli che vanno a lavorare e nessuna tutela per quelli che restano a casa, visto che la categoria non rientra in nessuna delle forme di sostegno al reddito promosse dal governo nazionale all’interno del decreto Cura Italia. E la crisi dovuta al blocco, alla quarantena per la pandemia da Coronavirus, ha avuto anche l’effetto di mettere in stand by le discussioni sul tavolo del ministro del Lavoro per il riconoscimento di diversi diritti. «Esiste la legge del 4 novembre 2019, che ha previsto che ai rider vengano forniti i dispositivi di protezione individuale: casco, impermeabile quando piove, cosa mai garantita fino a oggi – spiega ancora Gattuso – e questo in tempi normali, prima dell’epidemia. Abbiamo scritto a ispettorato e Asp, ma poi è scoppiata l’emergenza e le richieste non hanno avuto seguito. Tuttavia dal primo di marzo è stata garantita la copertura Inail e a novembre, a un anno dall’entrata in vigore della legge, si dovrebbe passare al trattamento che prevede una paga oraria, ma tutto al momento è stato subordinato ad accordi sindacali che le compagnie non hanno mai voluto fare». 

Il resto è storia di oggi, con le corse che non si fermano in barba a maltempo e rischi di contagio. «Gli ordini si sono sì ridotti rispetto a prima – dice Gattuso – ma questi lavoratori garantiscono l’apertura di molte attività commerciali che sono costrette a lavorare solo tramite domicilio, allo stesso tempo le compagnie non hanno mosso nemmeno un dito. Addirittura mi raccontano che a volte arrivano ordini per andare a fare la spesa, consegne che vengono pagate tre euro, tre euro e cinquanta, ma che ai ragazzi costano anche più di un’ora, perché anche loro devono fare la fila ai supermercati. Sono troppe le tematiche che non vengono affrontate per niente. E non solo a Palermo. L’unica cosa che ci rincuora – conclude il sindacalista – ogni tanto è vedere qualche cliente che lascia una mancia in segno di piccolo rispetto per questi ragazzi che anche a livello umano stanno contribuendo in questa fase di crisi a dare un sostegno reale a persone che non possono veramente uscire di casa. Ogni tanto vediamo gesti di umanità, qualcuno che lascia una busta con una mancia più alta o parole di sostegno, ma sono casi sporadici. Chiediamo al governo di mettere subito in piedi dei provvedimenti per questa categoria, devono essere trattati con i diritti e le tutele previste per tutti e nell’emergenza prevedere anche per i contratti autonomi occasionali un sostegno al reddito». 


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