Il lavoro a progetto, anziché eliminare gli effetti negativi del vecchio contratto Co.Co.Co, ha purtroppo fornito alle imprese uno strumento ulteriore di sfruttamento dei lavoratori: quelli dei call center catanesi ne sanno qualcosa
Contratto a progetto, futuro senza tetto
La legge delega 30/2003 in materia di occupazione e di mercato del lavoro, comunemente conosciuta come Legge Biagi, si è posta come ambiziosi obiettivi quelli di aumentare in tempi brevi il numero delle persone che lavorano regolarmente, e quello di occupare in particolare più giovani nel Mezzogiorno, e più donne e più anziani nell’intero paese. Inoltre la riforma del lavoro del compianto professore ha lo scopo di promuovere un lavoro regolare e non precario, e di fornire tutele effettive ai lavoratori.
Ma se da un lato lobiettivo di incrementare loccupazione è stato raggiunto (nel periodo 2001-2004, +700.000 unità con un incremento del 3,2%), dallaltro il contratto a progetto, nato come la panacea giuridica degli effetti negativi derivanti dallapplicazione del Co. Co. Co. non è servito allo scopo per cui era stato ideato, divenendo invece facile strumento di abusi e discriminazioni a danno dei lavoratori, soprattutto di quelli inseriti in contesti di forte disagio lavorativo o culturale.
Berlusconi, con la legge Biagi ci hai rotto i Maroni; Contratto a progetto, futuro senza tetto; questi sono solo alcuni degli slogan che giorno 18 marzo hanno accompagnato il corteo dei lavoratori a progetto di Catania dei call center Alice Service, Kronos, e Cos Med, per citarne solo alcuni.
Il corteo, partito da piazza Dante, ha fatto tappa a piazza Stesicoro, per poi approdare in piazza Università con comizi dinanzi al municipio. Oltre ai lavoratori, presenti il sindacato CGil, il centro sociale Experia, semplici cittadini solidali, pubblici impiegati in agitazione, ricercatori delluniversità, e come istituzione, il comune di Misterbianco; in tutto poche migliaia di partecipanti. Abbiamo avvicinato alcuni lavoratori che ci hanno fornito la loro testimonianza:
Luca: Ero stato assunto dalla società Cos Med, outsourcing per Wind e Sky, con un contratto a progetto, ma dopo 2 settimane di formazione, e dopo tante rassicurazioni sul lavoro da svolgere, sono stato liquidato dalla società perché si erano fatti male i conti e non gli servivo più; questo perché il contratto a progetto dovrebbe tutelare maggiormente i lavoratori.
Dal canto suo Rosanna ci racconta: Avevo un contratto a progetto con la società Alice service che promuove i prodotti della Telecom, ma, dopo aver lavorato con impegno e dedizione, non mi hanno riconosciuto il giusto compenso, e adesso sono in causa come tantissimi altri miei colleghi.
Nella graduatoria delle vessazioni, spetta il primo posto alla situazione di Barbara: Sono stata assunta con la promessa di poter firmare un contratto dopo un periodo di prova di 3 mesi: Beh è passato quasi un anno e ancora non ho visto nessun contratto; per tutto questo tempo ho lavorato in nero, senza diritti, e non ho ricevuto neanche tutto il compenso che mi spetta. Io e le mie colleghe abbiamo promosso azioni legali ma ci hanno minacciato di far fallire la società e di lasciarci con un pugno di mosche in mano.
E ancora, Silvia: Ho lavorato per una società che promuove prodotti Telecom, in condizioni assurde, con bassi compensi e bassissime provvigioni; addirittura i contributi previdenziali a carico dellazienda, venivano prelevati dalla mia busta paga.
Ce nè abbastanza per avere un quadro esauriente circa le condizioni assurde che vengono applicate ai lavoratori a progetto e non. Il sindacato Nidil Cgil, per bocca del suo coordinatore, Massimo Malerba, invita le società di committenza (Sky, Wind, Telecom) a non chiudere gli occhi dinanzi a questa situazione, e avanza nei riguardi delle società di call center incriminate, richieste ben precise: Rappresentanza sindacale, compenso fisso, stabilizzazione dei lavoratori.
In un mercato del lavoro, che quanto a diritti dei lavoratore ritorna indietro piuttosto che avanzare, qualche buona notizia arriva dai contratti somministrati dalle ex società interinali ora agenzie per il lavoro -, che, pur sempre a tempo determinato, riconoscono ai precari gli stessi diritti dei lavoratori a tempo indeterminato.
La chimera è il posto fisso? Forse qualche speranza nellimmediato futuro si scorge già, e dipende essenzialmente dalla applicazione del nuovo contratto previsto dalla riforma Biagi chiamato “Staff Leasing” (contratto a tempo indeterminato). Ma noi meridionali non facciamoci illusioni: da una nostra breve indagine, risulta che attualmente a Catania, solo La Man Power, Obiettivo lavoro e pochissime altre agenzie per il lavoro stanno applicando tali contratti, tutte le altre rispondono di non avere richieste in tal senso dalle imprese.
Sogna, sogna lavoratore siciliano!
http://www.welfare.gov.it/RiformaBiagi/default.htm?baseChannel=LeggeBiagi&actualChannel