Confermata in appello la condanna a 14 anni per Andrea Bonafede, prestò l’identità a Messina Denaro

La corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna a 14 anni di reclusione per Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che prestò la propria identità al boss Matteo Messina Denaro, consentendogli di prolungare la latitanza fino alla cattura avvenuta il 16 gennaio 2023 presso la clinica La Maddalena di Palermo. Bonafede, nipote del defunto boss Leonardo Bonafede, reggente della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, è stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa e concorso in falso. Secondo le indagini, ha fornito a Messina Denaro documenti d’identità, tra cui la carta d’identità e la tessera sanitaria, permettendogli di ricevere cure mediche sotto falso nome. Inoltre, ha acquistato un appartamento in via CB 31 a Campobello di Mazara, utilizzato come rifugio dal latitante, e ha facilitato l’acquisto di un’Alfa Romeo Giulietta nera, intestata alla madre di Bonafede, utilizzata dal boss per i suoi spostamenti.

Le indagini hanno evidenziato che Bonafede ha agito come un uomo d’onore riservato, una figura affiliata a Cosa Nostra con un ruolo discreto ma cruciale nel supportare il capomafia. La sua collaborazione con Messina Denaro risale almeno al 2007, quando affittò la prima abitazione a Campobello di Mazara per il boss. La sentenza conferma la gravità del ruolo di Bonafede nel sostenere la latitanza di Messina Denaro, sottolineando l’importanza della rete di complicità che ha permesso al boss di sfuggire alla giustizia per decenni.


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